Apr 222008
 

live_4067.jpg Roma, Auditorium Parco della Musica, 12 aprile 2008
Nell’accogliente e inusuale ambiente della Sala Sinopoli dell’Auditorium i Marlene Kuntz si presentano in formazione a 5, con Luca Saporiti al basso e Davide Arneodo al violino e alle tastiere.
La scelta di portare il nuovo disco “Uno” nei teatri è un punto di arrivo per la band di Cuneo. Come spiega Cristiano nei graziosi opuscoli collocati sulle poltrone: “Ebbene eccoci qui… in teatro… un luogo che abbiamo cercato con tenacia, nel corso di questi ultimi anni, e ora ci siamo. Non è facile arrivarci, e i motivi sono ragionevoli. Il teatro predispone a un ascolto riflessivo e più intimo che condiviso e esplosivo, e per questo ascolto ci si mette buoni buoni e seduti: il contrario di un aspetto vitale della ritualità rock, che consiste nell’accalcarsi davanti a un palco, mescolare la propria fisicità con gli altri, unire musica e chiasso della corporeità in un’esperienza sensuale inscindibile. Questo è quello che abbiamo determinato con gioia in circa settecento concerti della nostra vita artistica. Ma a un teatro questo non può piacere, perchè i suoi divanetti delicati e preziosi non possono sopportare le pressioni e gli urti di mani piedi fianchi e ginocchia. E allora serve pretendere di arrivarci con attitudini più adeguate e musiche in sintonia. Si dà il caso che i Marlene siano in una fase del loro percorso per tanti versi adeguata e in sintonia, da almeno tre dischi a questa parte. E dopo tre dischi c’è finalmente modo di avere quella pretesa: una buona parte del pubblico ha inteso come stanno le cose, interpretando i nostri desideri di conquistarlo con musica dolcemente tesa. Il nostro compito è difficile, perchè nuovo, ma ci piace provarci. Chi conosce i Marlene sa che consideriamo un problema il rischiare di ripeterci troppo.”
live_4069.jpg Subito prima che i 5 salgano sul palco dalle casse viene diffusa la lettura di un brano ripreso da “La vera vita di Sebastian Knight” di Vladimir Nabokov (lo scrittore di “Lolita”, per intenderci), l’opera alla quale Godano si è maggiormente ispirato nella scrittura dei testi del nuovo album.
Il concerto si apre con una versione acustica di Stato d’animo, molto più coinvolgente di quella presente in “Uno”. Ed è subito il turno di una cover, Siberia dei Diaframma, anch’essa eseguita in versione acustica, così da mettere in risalto le splendide parole di Fiumani.
Di seguito vengono snocciolati velocemente cinque pezzi del nuovo album, in ordine Fantasmi, 111 (splendida), Canzone ecologica, Musa (vero capolavoro del disco) e Uno, il singolo, nonchè title track, accolto da un boato del pubblico, ma che dal vivo conferma di essere un pezzo pop, dal ritornello banale.
Dopo la full immersion in “Uno” la band di Cuneo si cimenta con un’altra cover, La Libertà di Giorgio Gaber, che, seppur diversa dall’originale, si rivela molto emozionante nell’arrangiamento marleniano. Un riferimento di Godano alle imminenti elezioni???
Con Nuotando nell’aria si aprono le danze nostalgiche degli album precedenti: insostituibile nella forma ed incandescente nella sostanza, capace di infiammare il cuore del pubblico anche al milionesimo ascolto, si erge la più bella canzone della storia della musica italiana. Al mitico pezzo di “Catartica”, live_4071.jpgsegue un pezzo più recente, Schiele, lei e me , da “Senza peso”, riproposta in una versione molto delicata, senza Luca Bergia e Riccardo Tesio. E’ quindi il turno de L’esangue Deborah ,da “Il vile” e di Ricordo (“Senza peso”), con un finale degno dei Marlene più noise, che quasi contrasta con l’ambiente tanto docile. I Marlene dimostrano la loro capacità innata di gestire il Rumore, attaccandovi Ineluttabile , che garantisce inoltre la presenza di un brano del disco “Ho ucciso Paranoia”, troppo spesso dimenticato. Col riff di basso ipnotico di questa canzone si conclude la prima parte del concerto.
La seconda parte si apre con due pezzi provenienti da “Bianco Sporco”, Amen e Bellezza (vero e proprio inno esistenziale), per concludersi subito dopo con La canzone che scrivo per te, il brano che ha dato maggiore fama ai Marlene. Ma la band rientra poi per regalare le ultime quattro perle. La poesia di Lieve, richiesta a gran voce dal pubblico, affascina soavemente. Quindi altri due pezzi da “Uno”: Sapore di miele e Negli abissi tra i palpiti, ripresa più volte in conclusione. Spetta alla terza cover della serata il compito di concludere il concerto: è Impressioni di settembre della PFM, notevole. Si chiude quindi con virulenza rock e animosità dolcemente fraintesa questo meraviglioso atto di una Band che ha raggiunto in pieno la maturità artistica e lo dimostra coinvolgendo il suo pubblico “teatrale”. Oltre 2 ore e 20 di musica in cui i Marlene, seppur con maestosa raffinatezza , hanno mantenuto lo spirito indipendente che li ha fatti conoscere. Ed è nella naturale disinvoltura delle loro canzoni che si accende questa ricamata frazione di raffinatezza e indipendenza primordiale. I pezzi nuovi non sfigurano di fronte a quelli del passato, ma forse la scelta di dividerli così palesemente gli uni dagli altri nella track-list, intervallati solo da una cover, induce a pensieri maliziosi.
live_4074.jpgE’ forse per uccidere la paranoia dell’abitudine che i Marlene hanno affrontato questo graduale cambiamento per giungere ad atmosfere più lievi , prima nei dischi, poi nei concerti. Il passaggio è stato forse per molti traumatico e non pienamente compreso. Dopo aver assistito al concerto, il quadro è sicuramente più chiaro: quasi impercettibilmente e contrariamente all’apparente negazione dello spirito dei primi lavori è proprio con l’ultimo disco, riproposto in teatro, che i Marlene ci fanno sperimentare la catarsi, non solo coinvolgendo gli istinti più virulenti ma soprattutto quelli nascosti nel profondo del nostro animo. E si sa il posto della catarsi è senza dubbio il teatro. Il cerchio si chiude: non sarà che era già tutto previsto in “Catartica”? Non saranno stati i corpi a mescolarsi, ma per i più sensibili sicuramente le anime.
Ce ne andiamo incantati e con una domanda: dove ci porterà la Band la prossima volta?
Recensione by Alessandro Lepre

Scaletta Marlene Kuntz 12/04/08

Stato d’animo
Siberia (Diaframma)
Fantasmi
111
Canzone ecologica
Musa
Uno
La Libertà (G. Gaber)
Nuotando nell’aria
Schiele, lei e me (senza Riccardo e Luca)
L’esangue Deborah
Ricordo
Ineluttabile

Amen
Bellezza
La canzone che scrivo per te

Lieve
Negli abissi fra i palpiti
Sapore di miele
Impressioni di settembre (PFM)

Le foto del concerto sono state gentilmente concesse da Simone Cecchetti

  3 Responses to “Marlene Kuntz: la catarsi di una musica dolcemente tesa”

  1. […] assassine, bellezze da spiaggia, topi giganti, mostri preistorici, scienziati pazzi e eroi neri: …Marlene Kuntz: la catarsi di una musica dolcemente tesa …I plan to move into this stuff after I'm done with school, as most of it is time consuming. It's a […]

  2. […] dimostrato anche qui un volto sempre nuovo sia come produttore (basta ricordare le ultime cose: i Marlene Kuntz, e le prime: Andrea Chimenti, premio di 30 anni alla carriera dal MEI di Faenza il prossimo […]

  3. […] i CSI (e mandato a quel paese Giovanni Lindo Ferretti con i suoi deliri antiabortisti), smarriti i Marlene Kuntz (alla ricerca, per ora fallimentare, di un cantautorato rock dalle caratteristiche poco chiare) e […]

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