Mag 082013
 

Roma, Scuderie del Quirinale – 5 marzo – 16 giugno 2013
★★★★★

Anche chi ci capisce poco di arte, specie quella non moderna, può godersi pienamente questa mostra su Tiziano, alle Scuderie del Quirinale, senza neanche un po’ di quel timore reverenziale che a volte ha (a torto) chi si sente privo di un minimo bagaglio di competenze. Perché Tiziano è un pittore le cui opere sono di una bellezza così immediata, che la si potrebbe quasi definire indiscutibile. Un’arte estremamente raffinata e, al tempo stesso, alla portata di tutti. Sofisticata e semplice insieme, accurata e veloce. Specie ammirando i ritratti, che nella mostra romana sono collocati nella seconda parte, al piano superiore, non si può non rimanere affascinati dalla capacità di trasmettere la psicologia dei personaggi, senza nulla togliere alla cura della composizione e ad un uso spettacolare del colore. Né si può rimanere indifferenti di fronte ad opere – risalenti alla metà del ‘500 – che anticipano di secoli modalità espressive tipiche dell’arte moderna, come fanno il Martirio di san Lorenzo, proprio in apertura della mostra, e l’Annunciazione, la pala d’altare per la chiesa di San Salvador, a Venezia, che i contemporanei giudicarono troppo sperimentale.
Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1480/1485 – Venezia, 1576) fu un pittore di grande successo, che ebbe la possibilità, grazie anche alle sue doti caratteriali, di conoscere in vita la fama, anche a livello europeo, e la ricchezza. Viene considerato il campione di quel filone della pittura rinascimentale (e poi manierista) basato primariamente sull’uso del colore, che faceva capo a Venezia, contrapposto all’altro filone, avente in Firenze il proprio centro, che faceva scaturire la creazione artistica soprattutto dal disegno, tanto che si diceva che «… se Tiziano e Michiel Angelo fussero un corpo solo, over al disegno di Michiel Angelo aggiontovi il colore di Tiziano, se gli potrebbe dir lo dio de la pittura… » (Paolo Pino, 1548).
La mostra alle Scuderie chiude una serie dedicata ai protagonisti della “rivoluzione pittorica moderna” – da Antonello da Messina a Giovanni Bellini, da Lorenzo Lotto a Tintoretto – di cui Tiziano, secondo i curatori, è testimonianza finale. Senza nulla togliere agli altri artisti, e alle relative mostre, questa, a nostro parere, è la meglio riuscita, dal momento che le opere presenti – pur non potendo certo essere esaustive della sterminata produzione di quest’arista, non solo longevo, ma anche ben organizzato come imprenditore – sono ben rappresentative, comprendono molti grandi capolavori e non hanno richiesto, come spesso capita, di riempire i buchi con quadri di altri artisti, piazzati lì per far capire meglio il contesto. O cose del genere.

Recensione di Paolo Subioli

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