Dic 072011
 

Pleasantville, regia di Gary Ross. Con Tobey Maguire, Reese Witherspoon, Joan Allen, William H. Macy, Jeff Daniels, Marley Shelton. USA 1998, durata 124 min.

★★★½☆

Provincia americana, fine anni novanta: un adolescente un po’ nerd trova conforto dalle delusioni d’amore incollandosi alla TV quando viene trasmessa la sit-com degli anni cinquanta ‘Pleasantville’, della quale è talmente esperto da precederne le battute. La sorella, molto più sveglia e intraprendente di lui, vuole approfittare della partenza della madre single per apparecchiarsi una serata intima con il belloccio del college. Un litigio tra i due per il possesso del telecomando ne provoca la rottura ma a correre ai ripari giunge inaspettato uno strano tecnico riparatore di televisori che gli consegna un nuovo telecomando dalla forma un po’ insolita.
Accendendolo e schiacciandone un bottone, i due si ritrovano improvvisamente catapultati all’interno del telefilm in bianco e nero, nella parte dei due figli della famiglia protagonista. Il loro arrivo sconvolgerà la quieta vita di questa cittadina simbolo della tranquilla e in apparenza rassicurante provincia americana del secondo dopoguerra. Il corto circuito scatta immediatamente, gli altri personaggi inizieranno a provare sincere emozioni ed a porsi domande sul loro mondo, a partire dalla madre di famiglia che rimetterà in discussione il suo ruolo ed i suoi sentimenti. Il colore si fa largo nel bianco e nero, ma soprattutto tra le varie tonalità di grigio che imprigionano Pleasantville e niente sarà più come prima.
Piccola perla ritrovata tra i palinsesti del digitale terreste, che a volte consentono la riscoperta ed il recupero di pellicole dimenticate troppo in fretta: un po’ La rosa purpurea del Cairo, un po’ Ritorno al futuro, qualche spruzzata di nostalgia amara ispirata a l’Ultimo spettacolo e ad American Graffiti, il film di Gary Ross azzecca toni e ritmi, sceglie i volti ed i giusti dialoghi e riesce a miscelare bene alcuni temi più profondi di quelli che ci si aspetterebbe dall’apparente leggerezza della trama: la perdita dell’innocenza e della spensieratezza alla fine dell’adolescenza, le difficoltà della convivenza anche nei piccoli centri apparentemente più quieti e vivibili, il pensiero unico dominante sullo sfondo del maccartismo, la presenza sempre più invadente della televisione nella nostra vita. Il colpo di genio lo fa poi una piccola ma grande idea, perfettamente realizzata grazie ad un uso ben calibrato della tecnologia: il contrasto tra il bianco e nero di chi non ha ancora provato veri sentimenti ed il colore che poco alla volta conquista luoghi e volti dominando le scene ed illuminandole di vitalità. Molto bravi sia Tobey Maguire, che forse dopo questa interpretazione si guadagnò la parte di Peter Parker/Spider Man sia la sorella Reese Witherspoon che ben interpreta i pruriti e le smanie della sua generazione. Citazione d’onore per il cameo del grande Jeff Daniels, non a caso presente anche nella già citata Rosa Alleniana, uno dei migliori attori a cavallo tra ottanta e novanta (andatevi a rivedere il gioiellino ‘Qualcosa di travolgente).

Recensione di Fabrizio

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