Il cacciatore di aquiloni, regia di Marc Forster. Con Khalid Abdalla, Homayoun Ershadi, Shaun Toub, Atossa Leoni, Saïd Taghmaoui, Zekiria Ebrahibi
Realizzare un film partendo da un libro di successo è una grande sfida, ma questo film riesce benissimo a riprodurne la bellezza. Per chi il libro lo ha letto, il film ne è quasi una rilettura più attenta, un susseguirsi di flashback: immagini già dipinte nella mente del lettore riappaiono sul grande schermo. Anche chi non ha letto il libro apprezzerà il film.
Un film che sa di terra e sangue, ma anche di amicizia e fedeltà. Gli aquiloni vibrano nel cielo di una terra che odora di kebab di agnello, ma niente sarà più come prima; di quello che era, ne rimane solo il ricordo. Amir scrive racconti, Hassan non sa nemmeno leggere; uno è il figlio del padrone, l’altro il suo servitore. Due mondi diversi che vivono in simbiosi. Passa il tempo e qualcosa si rompe, gli aquiloni non volano più. Amir tradisce il legame, “ma esiste un modo per tornare a essere buoni”, per cacciare un altro aquilone, per Hassan questo e altro!
Gli scenari sono quelli della terra afghana, pietrosa, ricca di ampi spazi. Il regista ce li mostra a volte dalla prospettiva di un aquilone in volo. Pace, libertà e verità: sembra quasi di sentire il vento in faccia, fresco, forte, furtivo. Gli attori sono scelti con cura, i bambini portano tratti più adulti della loro età e di sicuro sono cresciuti in fretta; gli adulti hanno la luce della speranza di una nuova vita.
Luoghi ed attori portano subito dentro la storia e lo spettatore si ritrova a guardare il film dalla finestra impolverata di una casa del posto.
Questa storia tocca l’anima e la commozione si trasforma in perle, per effetto della magia, di una favola per bambini.
Recensione by Peppoletto