Gen 102016
 

Il Piccolo Principe, di Mark Osborne. Con Riley Osborne, Rachel McAdams, James Franco, Marion Cotillard, Jeff Bridges. Francia 2015, durata 107 min.

★★★½☆

il piccolo principeI fan del romanzo più famoso di Antoine de Saint-Exupery hanno dovuto aspettare il termine del 2015 per vederne una trasposizione degna di nota sul grande schermo, la quale è stata realizzata (prevedibilmente, forse) sotto forma di cartone animato, utilizzando una tecnica mista tra stop-motion e animazione 3D. A cimentarvisi è stato Mark Osborne, già regista del più che discreto “Kung Fu Panda”, il quale ha confezionato un’opera all’apparenza diretta ai bambini ma che in realtà il più delle volte mira a far riflettere gli adulti.

Come già facilmente evincibile dal trailer, il film si muove su due binari paralleli, narrando la storia originale del Piccolo Principe e al contempo presentandone un’altra, quella di Prodigy, una bambina con una madre che incarna la tipica donna in carriera, che vuole trasformare la figlia in una donna diligente ed organizzata che non spreca un secondo del tempo che ha a disposizione. Ed il problema è proprio questo: Prodigy non è ancora una donna ed essendo solo una bambina deve ancora vivere da tale. Il film fa un buon lavoro nella prima parte amalgamando bene i due piani della storia, alternando la storia ambientata nel contesto reale, realizzata con uno stile cupo e volutamente quasi minimalista, e quella del Piccolo Principe, la cui animazione in stop-motion rende benissimo le atmosfere magiche ed estemporanee del libro.

Tuttavia, Mark Osborne e soci, a mio avviso, si giocano le loro carte troppo presto, esaurendo le aspettative del pubblico riguardo all’argomento del film all’incirca verso la metà della durata totale della pellicola, sebbene il ritmo della stessa, nella prima parte, non risulti mai troppo veloce o sbrigativo. Nella seconda parte del film assistiamo ad un cambiamento di rotta in cui le atmosfere si fanno più oniriche e irreali,in cui i due piani narrativi vanno a confluire ma anche a “cozzare” col contesto realistico presentato all’inizio con la storia di Prodigy.

Personalmente non ho apprezzato la piega presa dal film nella seconda parte in quanto va a snaturare totalmente l’equilibrio perfetto che si era creato tra finzione e mondo reale fino a quel momento, andando poi a sfociare in un finale relativamente scontato e, se vogliamo, anche stucchevole che mi ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca. Va detto comunque che, dal punto di vista tecnico e sul piano registico, il film è impeccabile, riproducendo le atmosfere giuste nei giusti contesti e non lasciando nulla al caso.

Forse chi ha un’anima più poetica apprezzerà la parte più simbolica ed esoterica del film, e potrà perdonare anche qualche mancato approfondimento psicologico dei personaggi, dal momento che, se visto più con il cuore che con la testa, questo film può dare molto sul piano emotivo, e visto che stiamo parlando di una trasposizione de “Il Piccolo Principe”, significa che il suo dovere lo fa.

recensione di Kevin Mc Nally

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