Nov 222015
 

Dark Places, di Gilles Paquet-Brenner. Con Charlize Theron, Nicholas Hoult, Christina Hendricks, Chloë Grace Moretz, Tye Sheridan. Produzione Francia 2015. Durata 113 min
★★★☆☆

 

Projet Alexandre Astier, un film d'Alexandre Astier avec Isabelle Adjani (Mme Hansen-Bergmann), Alexandre Astier (David), Julie-Anne Roth (Clémence), Jean-Charles Simon (Dr Reiner) et Victor Chambon (Hugo)Libby Day (Charlize Theron) è l’unica superstite al massacro costato la vita alla sua famiglia (madre e due sorelle). Autore degli omicidi, secondo la testimonianza di Libby, è suo fratello Ben, accusato di far parte di una setta satanista e ricercato per presunti altri crimini. La donna, che vive le sue giornate tra rabbia e ricordi, viene contattata da Lyle Wirth (Nicholas Hoult), membro di un club in cui diverse persone si ritrovano per discutere di casi di omicidi irrisolti. Inizialmente riluttante, Libby accetta di raccontare, in un incontro, cosa è successo in quella lontana notte. Ma la convinzione dell’innocenza di Ben da parte di Lyle e di altri soci del club, costringe Libby a dover indagare personalmente per scoprire cosa è veramente successo trent’anni prima e – così – capire se suo fratello, che sta scontando la pena dietro le sbarre, è veramente l’unico colpevole. Ma la ricerca della verità, ben presto, diventa più complicata del previsto.
Il regista francese Gilles Paquet-Brenner (Walled In, La chiave di Sara) dirige Dark Places – Nei luoghi oscuri (Dark Places, 2015), adattamento dell’omonimo romanzo di Gillian Flynn (autrice dell’altro romanzo omonimo che ha ispirato L’amore bugiardo – Gone Girl di David Fincher). Il nuovo lavoro del regista si rivela essere un film che, dietro l’apparente patina di genere dal tipico sapore di già visto, nasconde delle buone capacità di intrattenimento e di coinvolgimento emotivo le quali, lentamente, sono sprigionate dalla ossessiva ricerca della verità da parte della protagonista Libby.
Nel ricostruire gli accaduti da cui prende le mosse l’intero film, Paquet-Brenner struttura la sua opera in maniera dicotomica, muovendosi su due piani temporali tra passato e presente: da un lato il 1985, quando Libby aveva l’età di otto anni ed ha assistito agli omicidi, dall’altro ai giorni nostri, con una Libby ormai adulta e incapace di adattarsi alla vita di tutti i giorni. In un crescendo di ricordi, attraverso vari flashback (alcuni dei quali in b/n e in soggettiva), il regista offre la possibilità allo spettatore di ricostruire, insieme ai personaggi principali e pezzo dopo pezzo, le reali dinamiche che hanno portato alla tremenda notte di sangue che ha segnato, per sempre, l’esistenza di Libby.
Se da una parte Dark Places figura come un legal thriller dai toni gialli, in cui non mancano contaminazioni stilistiche (zoomate rapide ed inquadrature sporche, tipiche delle produzioni indie) e di genere (alcune brevi sequenze dal sapore decisamente documentaristico), dall’altra parte riesce a dimostrare di saper andare ben oltre le convenzioni poiché, realmente, il film di Paquet-Brenner non è – semplicemente – la cronistoria della vita di Libby e della sua famiglia, né tantomeno la mera rappresentazione di un’affannosa ricerca volta a trovare, a tutti i costi, un colpevole. In realtà Dark Places è un amaro e lucido spaccato su quell’America provinciale e nascosta – ed a tratti inospitale – già mostrata negli anni precedenti, senza remora e senza filtri alcuni, da opere drammatiche del calibro di Un gelido inverno (Winter’s Bone, 2010, di Debra Granik) e Come un tuono (The Place Beyond the Pines, 2012, di Derek Cianfrance), per poi virare sui toni ancor più cupi e disperati dello splendido thriller psicologico di Denis Villeneuve Prisoners (id., 2013).
Nel corso della sua indagine personale, Libby Day si scontra non solo con l’omertà di chi magari sa e tace ma – allo stesso tempo – deve fronteggiare i suoi stessi frastagliati ricordi influenzati dalle opinioni e dalle dicerie altrui tipiche delle piccole comunità. Ricordi, frammenti di memoria che, ella stessa, ha relegato in quei “luoghi oscuri” della sua mente. A rendere ancor più credibile il ruolo sofferto di una donna inseguita dai fantasmi del passato, e incapace di capire chi veramente si cela dietro al massacro apparentemente compiuto da suo fratello Ben, ci pensa la sempre brava Charlize Theron che, nonostante reciti volutamente sotto tono, riesce a districarsi in un ruolo scomodo ma non nuovo per l’attrice sudafricana, se pensiamo alle interpretazioni di Monster (id., 2003) e di North Country – Storia di Josey (North Country, 2005).
Thriller dalle atmosfere fortemente cupe ed inquietanti – merito della fotografia di Barry Ackroyd –, in un crescendo di tensione e di costante minaccia Dark Places si dimostra capace di un originale (ma poi non troppo) colpo di coda finale durante il quale, tutti i castelli di carta costruiti dalle indagini, dall’opinione pubblica e dalla memoria stessa crollano in modo devastante. In fondo si sa, la verità sta sempre nel mezzo.

Recensione di Francesco Grano

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