Gen 232008
 

Lussuria – Seduzione e tradimento (Cina – Usa, 2007): Regia: Ang Lee, con Joan Chen, Tony Leung, Wei Tang. Musiche: Alexandre Desplat

Ang Lee, già autore dello splendido Brokeback Mountain, in cui metteva in scena mirabilmente la relazione clandestina di due cow-boy gay, offrendo uno spaccato tragico e realistico della provincia americana, descrivendo una sorta di moderno “far-west” dell’anima, torna ad indagare la passione amorosa in questo “Lussuria – Seduzione e tradimento”, che ha vinto il leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia.
Si tratta di un film certamente sontuoso, estremamente curato nei dettagli, sopratutto nella ricostruzione della Shangai anni quaranta, ma che opta per un deciso taglio melodrammatico che può apparire un po’ stucchevole.
Si narra di una splendida giovanissima donna, Wong, che, su mandato della Resistenza, deve sedurre un Funzionario di polizia collaborazionista, il Signor Yee, ai tempi della invasione giapponese, al fine di attirarlo in una trappola.
Egli, stanco delle lunghe sedute impegnate nel gioco del Mahjong con la insipida moglie e le dame dell’alta società, si lascia volentieri sedurre dalla spontaneità e freschezza della giovane, pur intuendo il pericolo, ed il loro rapporto, nato quasi con uno stupro, diventa in breve tempo estremamente passionale; la donna cerca di resistere, ma l’uomo la domina emotivamente; vengono descritti, con notevole realismo, gli amplessi tra i due, attestanti la grande attrazione reciproca. Il finale sarà tragico, in quanto la donna non riuscirà a gestire la relazione, e, nel momento decisivo, salverà il Signor Yee, diventando l’artefice della rovina sua e dei compagni coinvolti nel progetto resistenziale. Lui stesso, però, dopo aver mandato a morte tutti i membri della cellula complottista, Wong compresa, comprenderà di aver perduto la storia d’amore più importante della sua vita.
Una melodrammatica storia di amore e morte, quindi, ma, in realtà, sin troppo facile: Bertolucci, in contesti diversi, con “Ultimo Tango a Parigi”, aveva scandagliato con intenso lirismo, e con molta più profondità, anche psicoanalitica, il tema “Eros – Thanatos”; nel film di Ang Lee manca soprattutto la poesia, mentre, in realtà, tutto ciò che emerge sembra improntato ad un banale calligrafismo di maniera, lasciando allo spettatore molti dubbi circa la effettiva validità del contestato premio vinto a Venezia.

Recensione by DARK RIDER

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