Ott 272010
 

Regia di John Turturro.
Con Mina, Spakka-Neapolis 55, Avion Travel, Pietra Montecorvino, Massimo Ranieri, Misia, Lina Sastri, M’barka Ben Taleb, Peppe Barra, Gennaro Cosmo Parlato, Angela Luce, Max Casella, Raiz, Fausto Cigliano, Rosario Fiorello, Fiorenza Calogero, Daniela Fiorentino, Lorena Tamaggio, Enzo Avitabile, Pino Daniele, James Senese, Peppe Servillo, Loredana Simioli.
90 min. – Italia, USA 2010.

★★★½☆
L’idea di girare questo film è nata dal desiderio dell’attore e regista italoamericano John Turturro, come da lui stesso dichiarato, di conoscere e raccontare il modo di vivere e di esternare sentimenti e passioni (da cui il titolo del film) del popolo napoletano attraverso la musica e le canzoni. Una tradizione musicale, quella napoletana, con una grande contaminazione di generi differenti, espressione di culture e filosofie di vita molto diverse tra loro.

Il percorso canoro si dipana, guidati dallo stesso Turturro, nelle location più suggestive della provincia partenopea: nelle strade e nei vicoli di Napoli dove incontriamo Raiz con un’intensa “Nun te scurdà” e Pietra Montecorvino che interpreta tre canzoni in maniera molto viscerale; nella Solfatara di Pozzuoli dove Fiorello, insieme allo stesso Turturro, si esibiscono in una divertente versione di “Caravan Petrol” di Renato Carosone; nella Napoli sotterranea, che diventa la suggestiva ambientazione per il “Canto delle Lavandaie del Vomero” (già proposta da Roberto De Simone nella Gatta Cenerentola); all’interno della Chiesa della Misericordia, dove Fausto Cigliano canta “Catarì” mentre la macchina da presa si sofferma sui particolari del bellissimo dipinto del Caravaggio “Le Sette Opere di Misericordia”.

Nel film c’è anche una rappresentazione dei diversi generi musicali napoletani come la Serenata e la Sceneggiata (geniale invenzione per ovviare al fatto che i cantanti pagavano meno tasse rispetto agli attori) testimoniata dall’esecuzione di “Malafemmena” del principe Antonio De Curtis, in arte Totò, interpretata da massimo Ranieri nella parte canora e da Lina Sastri nella rappresentazione espressiva. C’è poi la Tammuriata che, come ci spiega Beppe Barra, aveva una funzione scaramantica; lui stesso interpreta magistralmente nel film quella più celebre, la “Tammuriata Nera”. Anche Enzo Avitabile e i suoi Bottari si rifanno alla tradizione scaramantica, quella legata al miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, una tradizione che non invoca, non implora il miracolo, ma lo pretende, lo esige dal Santo perché da questo dipenderà la buona e la cattiva sorte per tutti.

Ci sono poi apporti musicali di artisti non napoletani come la portoghese Misia che duetta con Beppe Servillo sulle note di “Era di Maggio”. E ancora il “Don Raffaé” di Fabrizio De Andrè interpretato originalmente in forma di sceneggiata ancora da Beppe Barra. Infine citiamo la testimonianza di James Senese, di madre napoletana e padre americano, che canta “Passione” e ci racconta poi come è arrivato alla forma musicale a lui più congeniale: il jazz.

La scelta di proporre alcuni interpreti anziché altri, anche se può risultare opinabile, è personale e soggettiva. L’intento del film infatti non è quello di fare una storia della canzone napoletana, quanto di cogliere suggestioni viagra for sale e sensazioni che da questa ne derivano. E se a volte si è scelto un interprete più popolare rispetto ad uno più autorevole (ad esempio Sergio Bruni anziché Roberto Murolo) ed altri ancora, come ha detto Turturro, il loro spirito si percepisce comunque nel film.
Conclude la carrellata musicale del film “Napul’è” di Pino Daniele, splendido omaggio alla sua città e a tutte le sue contraddizioni, mentre scorrono i titoli di coda.

Recensione di Franca

  One Response to “Passione”

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