Set 102014
 

Pulce non c’è, di Giuseppe Bonito, con Pippo Delbono, Marina Massironi, Francesca Di Benedetto, Ludovica Falda, Piera Degli Esposti. Musiche: Mokadelic – Italia, 2013, 97 minuti.

★★★☆☆

pulce Finalmente un film italiano, che, anziché ripercorrere i soliti, improbabili territori intimistici, prende di petto con autenticità, con tono dimesso, senza proclami, un tema drammatico: l’autismo, terribile malattia neurologica che comporta una grave invalidità e molto spesso un totale isolamento dal mondo circostante, tanto da rendere impossibile, per la persona che ne è affetta, una qualsiasi autosufficienza.
Tratta dal bel romanzo autobiografico di Gaia Rayneri, quest’opera prima di Giuseppe Bonito, già passata con successo nella rassegna “Alice nella Città” nell’ultimo Roma Film Festival, ricevendone il premio speciale della Giuria, ma presentata ottenendo notevoli riconoscimenti anche in numerosi festival internazionali, colpisce per la sua profondità e capacità di introspezione psicologica, mettendo a nudo le difficoltà e la sofferenza di una famiglia dove è presente una bambina autistica, la Pulce del titolo (interpretata con efficacia dalla piccola esordiente Ludovica Falda), in realtà Margherita, ma che è chiamata così, affettuosamente, dai familiari. Una bambina di otto anni, dolce e solare, ma che non è in grado di parlare, beve solamente tamarindo ed ascolta la musica classica.
E’ la storia di una famiglia difficile, che vive, in una Torino descritta con immagini non convenzionali, una quotidianità problematica ed angosciosa, di cui è coraggiosa testimone la Rayneri, che, avendola vissuta in prima persona, ha anche collaborato alla stesura della sceneggiatura del film.
La scrittrice, nel racconto autobiografico, si mette nei panni della sorella tredicenne di Pulce, Giovanna, timida ed appartata, interpretata nel film con molta sensibilità dall’esordiente Francesca Di Benedetto, la quale si trova a dover vivere la propria adolescenza facendo i conti con una drammatica e dolorosa realtà, dove il faticoso equilibrio quotidiano familiare viene messo in discussione da un fatto di estrema gravità, che ne mette in dubbio la stabilità psicologica ed affettiva: il padre (un cupo, introverso Pippo Delbono) viene sospettato di aver abusato della ragazza autistica, che viene improvvisamente e senza preavviso affidata ai servizi sociali.
La madre (la brava Marina Massironi), dapprima incredula, poi certa dell’innocenza del marito, non si dà pace, e tenta in tutti i modi di interloquire con le istituzioni, battendosi come una leonessa.
La sua battaglia alla fine sarà vinta. Si è trattato di un tragico errore, che mette a nudo la freddezza, l’indifferenza e l’incompetenza delle istituzioni, che partono da una presunzione di colpevolezza, immaginando in maniera preconcetta che ove ci sia malattia neurologica ci sia degrado. Ne esce un quadro drammatico, impietoso, descritto comunque con molta sobrietà e senza pietismi. Vengono messi sotto accusa sistemi educativi consolidati, ma spesso manipolatori, come la tecnica della “comunicazione facilitata”, la fonte della ingiusta accusa al padre, che alla fine verrà riabilitato, non senza grande sofferenza per la piccola Pulce, che non sa esprimersi, e che, prima di essere restituita alla famiglia, sarà sottoposta ad indagini mediche fortemente umilianti.
Colpisce la sensibilità del regista, Giuseppe Bonito, che racconta questa storia di disagio sociale con un rispetto profondo dei protagonisti, senza retorica, che fa emergere l’ottusità e l’incompetenza dei soggetti che sarebbero preposti all’assistenza ed alla cura delle famiglie ove è presente disabilità. Non c’è alcun sensazionalismo, e nei tratti delicati che descrivono la schiva Giovanna, l’ansia e l’emotività della madre, il mutismo ironico e apparentemente distaccato del padre, trova quasi i tratti di una autentica poesia.
Un film, sapientemente accompagnato dall’elettronica soft dei seminali Mokadelic, per nulla didascalico, di difficile reperibilità nei circuiti commerciali (ma presto uscirà in dvd) ma che dovrebbe essere proiettato nelle scuole, e che può dare un reale, piccolo contributo per una prima comprensione dello sconosciuto “Pianeta Autismo”.

Recensione di Dark Rider

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