Ott 192012
 

Reality, di Matteo Garrone. Con Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Nunzia Schiano, Ciro Petrone, Paola Minaccioni, Claudia Gerini.Durata: 115 min, Italia 2012

★★★☆☆

Luciano Ciotola è un pescivendolo napoletano con la spiccata vena del guappo flegreo. Sposato e padre di tre figli, arrotonda ordendo piccole truffe con l’aiuto della moglie, impiegata in un supermercato come venditrice al pubblico di elettrodomestici da cucina. Incantato dal mito del Grande Fratello, Luciano partecipa ad un provino dove, grazie alla spinta di uno degli organizzatori, riesce ad arrivare alla selezione finale di Cinecittà. Sostenuto l’ultimo colloquio, l’ingresso nella casa del GF diventa per lui un’ossessione che lo porterà dapprima a vendere la pescheria, quindi a convivere con il cruccio di essere perennemente spiato da “quelli della televisione”, finendo col mettere in crisi il proprio matrimonio appena prima dell’illusorio finale.
In questa commedia grottesca a tinte grigie Garrone cambia nuovamente registro, dimostrando di aver (almeno momentaneamente) abbandonato il genere noir che ne ha consacrato lo stile, svincolandosi ulteriormente dal cinema di denuncia alla Gomorra seppur sfruttando ancora le pieghe (o meglio, le piaghe) sociali visibili nelle nevrosi della piccola quotidianità. La fissazione esasperante del protagonista, ricalca appieno l’attuale ribaltamento di valori che ha messo in crisi le generazioni degli ultimi decenni, narrando la smodata venerazione nei confronti di una realtà parasociale in grado di assicurare una notorietà subordinata alle tempistiche fissate dalle regole dell’odierno star-system, prima di tornare nuovamente in un anonimato che spesso finisce per inghiottire come un buco nero le esistenze di coloro che hanno goduto di un labile momento di gloria televisiva destinato, per forza di cose, a rimanere un isolato episodio. Reality colpisce concretamente nel segno mediante la descrizione della spirale di follia che a poco a poco avviluppa l’ingenuo Luciano, il quale prima vende la pescheria convinto di non aver più bisogno a breve di un impiego, quindi s’incammina in un percorso da mecenate da operetta nei confronti dei barboni dei rioni (esilarante quando regala ai questuanti mobiletti e vettovaglie) convinto che la TV ne stia osservando i comportamenti, prima dell’arrivo di una depressione che lo porta ad attrezzare una stanza della casa tale e quale al confessionale del GF.
Nonostante la scrittura a tratti abbondi di stereotipi sulla vita in quel di Napoli calcando la mano su ambientazioni e macchiettismi tipici della cultura partenopea, Garrone dirige al solito superbamente (vedere la geniale carrellata post-matrimonio degli invitati che si svestono narrata in piano sequenza) un film che fa ridere (da antologia la scena con la nonnetta “sdentata”) obbligando a riflettere: la realtà viene oggi percepita come una tigre di carta da cavalcare sperando nel “miracolo” della notorietà, reale palliativo della crisi dell’identità contemporanea che ha issato sull’altare falsi idoli che hanno corrotto dall’interno i valori di una società basata su un consumismo divenuto paragone di un benessere presunto che nella stragrande maggioranza dei casi non riesce a concretizzarsi, finendo per aumentare la disillusione dell’individuo il quale resta imprigionato nei propri recinti mentali, come avviene per Luciano nel drammatico finale.
Girato con attori non professionisti (eccetto i cameo di Paola Minaccioni e Claudia Gerini) e sorretto da un grande Nando Paone, forse uno degli ultimi caratteristi rimasti degni di tale appellativo, la verve degli interpreti rende al meglio, soprattutto grazie al protagonista Aniello Arena, perfettamente a proprio agio nel ruolo del disincantato Luciano, alternando sapientemente momenti comici ad altri dalle lievi tinte drammatiche.
Chi ricorda i fasti dell’Imbalsamatore o di Primo Amore faticherà inizialmente ad apprezzare Reality, ma col passare dei minuti l’inconfondibile stile registico di Garrone plasma un film gradevole, che porta a riflettere una volta di più sull’illusorietà dei finti miti odierni e la loro nefasta influenza sulla cultura moderna. Distribuito da Fandango, è l’ultimo film di Marco Onorato, grande direttore della fotografia (prediletto dallo stesso Garrone) scomparso prematuramente a riprese appena terminate.

recensione di Fabrizio 82

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