Feb 082016
 

The Hateful Eight, 2016, scritto e diretto da Quentin Tarantino. Con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demián Bichir, Tim Roth, Michael Madsen e Bruce Dern.

★★★★☆

hatefull

Gli otto odiosi, o meglio gli otto bastardi, o ancor più gli otto figli di. Semplicemente gli otto meravigliosi, per l’ennesima scurrile e violenta perla del nostro Quentin Tarantino. Ancora una volta un western, dopo il suo ultimo splendido Django, ma più selvaggio dove la neve la fa da padrona riuscendo ad entrare sbuffando anche all’interno dell’Emporio di Minnie, locanda dov’è ambientato gran parte del film. Splendidi gli otto protagonisti su cui spiccano un grandioso Samuel Jackson, un’immancabile Kurt Russell, ed una cattivissima Jennifer Jason Leigh. Tutti esaltati da un copione visibilmente teatrale e lento ma con dialoghi incalzanti e primi piani da brivido che ti accompagnano staticamente verso la fine del primo tempo senza neanche accorgertene in un climax di sospetto reciproco dove il solo “Buono”, un cacciatore di taglie John Ruth detto “Il Boia” (Kurt Russel) sembra fidarsi ma neanche troppo del Maggiore Maquis Warren (S. Jackson). La seconda parte si apre finalmente in maniera più vibrante e si sviluppa verso una più veloce e intensa verve splatteratamente tarantiniana con tanto, tanto sangue ed un finale di tocco shakespeariano. Mi è sembrata un tantino ingenuo l’atteggiamento di John Ruth rispetto alla sua prigioniera, Daisy Domergue, una sbavatura in fase di sceneggiatura. Perché mai mi chiedo, non aveva pensato di organizzare in maniera più sicura il suo trasferimento verso Red Rock visto che stava portando la sorella di un Capobanda tra i più temibili in quella zona? Tanto che all’inizio Daisy sembrava una sfigata qualsiasi.

Qualcosa sulla colonna sonora va detta, poiché Morricone ha vinto già il Golden Globe ed è stato nominato agli Oscar. Personalmente, non sono riuscito ad apprezzarla in pieno, trovandola a volte un po’ troppo sopra le righe. Non credo sia l’opera più riuscita di Ennio Morricone, la si deve considerare più un omaggio di un grande vecchio maestro ad un altro maestro che lo ama alla follia.

Forse un limite del film sta nella sua lunghezza, alla fine tre ore ti spezzano le gambe ed arrivi veramente provato ai titoli di coda, una lieve spuntatina sarebbe stata gradita.

Recensione di magister

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