Giu 142017
 

odradek  Sin dalla sua nascita, la libreria indipendente Odradek è stata parte integrante ed attiva del circuito delle librerie romane alternative, proponendo da sempre volumi insoliti, fuori dai circuiti commerciali convenzionali, e realizzando un indirizzo culturale originale ed importante. In un momento di estrema difficoltà, Slowcult interviene per divulgare le sue tematiche culturali, a raccontarne la storia ed a sottolinearne l’essenzialità nel panorama delle librerie della capitale, intervistando Davide Vender, che con attività infaticabile, tiene, insieme alla sua collega Katia Sardo, in vita questo originalissimo progetto culturale.

  Slowcult: Davide, come nasce l’esperienza di Odradek?

Odradek: La libreria nasce nel 98, siamo vicini al ventennale. In realtà nasce nel 96, su iniziativa del prof. Claudio Del Bello, docente di Storia della Filosofia Moderna e Contemporanea, ora in pensione, che fonda l’omonima casa editrice che aveva ed ha l’ambizione di rappresentare il mondo della storia orale, che ha pubblicato più di cento libri, soprattutto di storia, naturalmente.  La libreria nasce invece due anni dopo, e subito si caratterizza con un progetto ambizioso, quello di costruire uno spazio alternativo, diverso dalla grande distribuzione.

     Nel settembre 98 nasce questa bellissima libreria, a via dei Banchi Vecchi, 57. Odradek, come molti sapranno, è un racconto di Kafka, o meglio è un personaggio che si trova nelle preoccupazioni di un padre di famiglia, in cui Kafka rappresenta un rocchetto del filo che nessuno riesce ad afferrare. Negli anni si è sviluppato un dibattito molto approfondito intorno ad Odradek. Per es. Borges gli dedica due pagine e mezzo in “Zoologia fantastica”, e ne parla come di un animale fantastico, che si sa da dove viene, ma non si sa dove va. E, aggiungo io, è un po’ la metafora della nostra contemporaneità, sappiamo da dove veniamo, ma non sappiamo dove andiamo. E poi, adesso mi viene in mente, Zyzek, anni fa con un pamphlet, pubblicato da Nottetempo, “Diritti umani per Odradek”. Insomma, diciamo che intorno ad Odradek si è sviluppato tutto un dibattito filosofico, chi dice che è un nome inventato da Kafka, chi viene dal ceko, ecc., ecc. Per farla breve Odradek ha l’ambizione di essere un luogo kafkiano, forse ci siamo riusciti, forse no, questo lo deve dire chi frequenta questa libreria. Nel frattempo è successo che il mondo è cambiato: quando nasce la libreria, siamo in contesto di grandi movimenti sociali contro la globalizzazione, tutti si ricorderanno i fatti di Genova, e quel grande movimento che attraversò tutto il paese, ma non solo l’Italia, ma tutto il mondo, di critica feroce alla globalizzazione.

   S: Si, indubbiamente, trovo anch’ io che la libreria abbia degli aspetti kafkiani, ne ho viste molte altre in diverse città, e sicuramente Odradek ha tratti unici; è necessario che un’esperienza del genere sopravviva.

O: Sempre per restare sull’aspetto culturale, perché Odradek è diversa dalle altre librerie? Allora vi dò questo dato: questa è una libreria che ha uno scaffale di poesia: sono circa 700 titoli, e quasi tutti esclusivamente di poesia contemporanea; devo dire che tutta la libreria è molto incentrata sul Novecento, quindi se qui viene un cliente che cerca qualcosa sul medioevo, trova ben poco. E’ scelta, anche perché gli spazi non lo consentono, anche se poi la libreria è grande, sono circa 110 metri quadri, con 25.000 titoli. E’ una scelta, infatti, abbiamo deciso di stare sul Novecento, anche perché ci sembrava un secolo importante da indagare in maniera molto approfondita;  ebbene, questo settore di poesia, lo dico senza remore, è unico in Italia, perché si trova di tutto. Io oggi sfido chiunque ad entrare in una libreria, e trovare uno scaffale di poesia, non esiste, la poesia non si vende, è la nicchia della nicchia, della nicchia. Abbiamo pochissimi classici, perché i classici si trovano dappertutto; abbiamo puntato tutto sui contemporanei, dopodichè c’è qualche Leopardi, qualche D’annunzio si trova, ma in linea di massima è uno scaffale tutto sul Novecento e sui contemporanei, molto intrigante. Non so, uno entra in libreria, e trova una vetrina dedicata alle novità della filosofia, della epistemologia e della storia della scienza, anche questo è qualcosa che non si trova facilmente nelle librerie, oppure entrando sulla destra, uno trova dei reparti con centinaia di titoli per esempio di narrativa africana, e di saggistica sull´Africa o di narrativa mediorientale, con saggistica del Medio Oriente. Anche questa è una specificità di questa libreria, e poi c è tutta una parte di modernariato, molto importante, e soprattutto relativa alla storia, e soprattutto alla critica e alla questione del Comunismo, che rappresenta una parentesi che qualcuno, prima o poi, dovrà aprire dal punto di vista scientifico, perché si stampano molti volumi sul ventennio e sulla storia del fascismo, ma su quest’altro aspetto, escono davvero pochi studi.

  Invece noi abbiamo scaffali con molti libri, anche fuori catalogo, anche perché noi facciamo un grande lavoro di ricerca, svuotiamo cantine, li andiamo a cercare, li compriamo, li riprezziamo, c’è tutto un lavoro dietro questa libreria.  Non ultimo, noi siamo stati, quindici anni fa, il primo negozio in Italia, ad investire nel Mater B, che è un brevetto che nasce alla metà degli anni ottanta dalla Montedison; ricordate quei primi sacchetti di amio di mais, che odoravano tantissimo e si rompevano subito? Adesso la tecnologia è avanzata; noi siamo stati i primi in Italia ad averli, ci costavano 25 centesimi l’uno, eppure siamo riusciti a fare questo grande investimento, che per noi è una follia, e oggi abbiamo una piccola isola ecologica dentro la libreria, dove vendiamo prodotti biologici, detersivi alla spina, shampoo, bagnoschiuma di alcuni marchi importanti italiani, e questo, diciamo, è uno spazio che configura la libreria come libreria ad impatto sostenibile.

C’è una sala grande, con 37 posti a sedere, ove facciamo presentazione di libri, qui è venuto Jodorowsky, sono venuti grandi scrittori, è venuto Carlotto, è venuto Valerio Magrelli, che oltretutto ringraziamo pubblicamente, perché su Repubblica di qualche domenica fa ha fatto un pezzo su questa libreria.

Ma arriviamo al dunque, alla notizia per la quale oggi Marcello sta qui ad intervistarmi: dall’inizio della crisi del 2007 questa libreria perde molto fatturato: dovete sapere che dal 2007 c’è stata una ristrutturazione del mondo editoriale che fa paura. Librerie che hanno chiuso, magazzini che hanno chiuso, centralizzazione della distribuzione, case editrici che sono morte, distrutte, completamente, in un paese che già soffriva, ed i lettori sono sempre stati abbastanza limitati,e che con la crisi c’è stata una ulteriore restrizione del mercato, mettiamola così. Questa libreria perde fatturato, e noi abbiamo avuto coraggio: il 18 aprile abbiamo fatto una cosa molto semplice scrivendo una lettera in cui abbiamo detto che questa libreria fattura 160.000 euro l’anno, ne fatturavamo 210.000, perdiamo 50.000 euro, il guadagno sui libri è il 30%, per cui rimangono 45.000 euro di profitto; paghiamo 2.000 euro e passa di affitto al mese, quanto rimane? Pochissimo, e non c’è possibilità, è logico che si accumuli un po’ di debito.

S: Ciò che rende unica sicuramente nel panorama romano, ma anche direi, nel paese, questa libreria, è l’attenzione alle culture alternative, sia a livello filosofico, sia a livello di cultura underground, sia nel campo musicale, che nel campo cinematografico. E’, tra l’altro, dotata di una ottima videoteca di cinema raro, d’autore, che non è facile, insomma, reperire in altri luoghi, e anche di saggi critici di grande interesse. Tra l’altro c’è grande attenzione alla antropologia culturale, ed anche agli aspetti filosofici, antropologico culturali contemporanei. Ma riprendiamo l’intervista per spiegare in qualche modo le ragioni della crisi e le esigenze di questa libreria. 

libreria odradekO: Molto semplicemente, diciamo che dal 2007 questa libreria con questo fatturato accumula 2.000 euro di debito l’anno, che è veramente una cosa irrisoria, il problema è che, accumulato, in dieci anni fa 20.000 euro, che rappresenta il fido che noi abbiamo in banca. Che fare, che non fare? Noi abbiamo chiesto un aiuto: dobbiamo abbattere questo debito che abbiamo con la banca, altrimenti non abbiamo più accesso al credito. E non ce la facciamo, nonostante che gli incassi della libreria siano ancora discreti, perché incassare 13.000 14.000 euro al mese di libri non è un risultato da poco. Certo, a noi rimane ben poco, i nostri stipendi sono ridicoli, ma questo è un problema di tutte le librerie, questa non sarà mai una attività redditizia, su questo non ci piove. Per cui Odradek ha chiesto aiuto soprattutto alla comunità di Odradek, a chi frequenta la libreria, conosce Odradek , e conosce sopratutto le nostre vite. E la cosa che mi ha colpito moltissimo è che aver pubblicato in rete i nostri dati, facendo una operazione di verità, che dovrebbe essere la situazione normale, ha stupito tantissimo; abbiamo bucato lo schermo perché, evidentemente, la verità non la dice più nessuno.

Aver fatto questa operazione verità intorno alla libreria è stato molto apprezzato, per cui è scattata una solidarietà, un attivismo dal basso che è stato importante per noi, che fino ad adesso abbiamo raccolto oltre 7.000 euro, ed abbiamo pensato di costruire questa piattaforma di “crownfunding”, che è una cosa molto strana, perché crownfunding, come voi ben sapete, si fa sui progetti. Qui il progetto è l’abbattimento del debito. Qualcuno scherzando mi dice; Ma tu sei tedesco, parente della Merkel? Io dico sempre no, attenzione il debito è l’altra faccia della medaglia del prodotto interno lordo, che deve sempre crescere; quindi devi consumare, devi distruggere risorse. Io diffido dal non capire cosa vuol dire 20.000 euro di debito con la banca. Mi dicono: perché non ti fai raddoppiare il fido? Io rispondo: ma se io muoio domani, chi lo paga il fido? Io l’idea che una attività commerciale, particolare se vogliamo, perché se vendessi camicie non potrei fare questo discorso, è chiaro questo, no, avrei ben altri introiti, ben altri ricavati. Ma sul libro si campa col 30%, sul libro che costa 10 euro ci guadagno 3 euro, capite qual è la differenza, no? In altri prodotti, ci guadagno il 100%, compro uno e lo riprezzo a dieci, lì altro che 100%, è una cosa….

Coi libri non è così, per cui noi abbiamo chiesto un aiuto, perché questa non è solamente una libreria, ma è anche una comunità, è anche un progetto, è una cosa che dà bellezza ad una città come Roma, che oggi purtroppo produce soltanto colesterolo, solo colesterolo c’è rimasto, e per cui dobbiamo tenercelo stretto, questo spazio. Insomma è giusto che chiunque può, deve, deve contribuire con quello che può all’abbattimento di questo muro.   Poi certamente noi dobbiamo aumentare il fatturato, ci dobbiamo inventare qualcosa, ma in questo momento, mi pare di capire, di idee nella realtà non ce ne sono molte.

 

Ringrazio Davide di Odradek per la bella esposizione che ha fatto e dell’intervista molto esauriente. Slowcult fa propria questa battaglia per la sopravvivenza della libreria, che rientra nella linea culturale che da sempre il nostro sito, la nostra associazione porta avanti. Grazie ancora e…. Odradek vivrà.

N.B Chi vuole partecipare all’ operazione di Crowdfunding, può consultare la pagina facebook della libreria.

 

Intervista a cura di Dark Rider

 

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