Ott 012010
 

di Francesco Abate e Saverio Mastrofranco, pagg. 234 euro 17.50 Einaudi Stile Libero.
★★★½☆
Esorcizzare il dolore intraprendendo un tortuoso, estenuante, incredibile percorso verso la gioia. Un’amicizia che sfocia nel racconto a quattro mani di una storia ambientata in massima parte in un luogo insolitamente magico per la narrazione, un microcosmo in cui valgono regole diverse rispetto al mondo esterno, ma al contempo un luogo antiletterario per antonomasia: l’ospedale. Una prosa asciutta ma ricca di sfumature, appassionante ma mai compassionevole, una storia dolcissima ma mai stucchevole. Tutto questo è racchiuso nelle pagine di questo bellissimo libro di Francesco Abate, con le incursioni di Valerio Mastandrea a sdrammatizzare e stemperare il racconto quando la narrazione rischiava di appesantirsi a causa dei delicati argomenti trattati, ovvero il prima, il durante e il dopo un trapianto di fegato raccontato dal trapiantato in prima persona. Quest’opera riesce ad emozionare e colpire al cuore senza impietosire, senza ricorrere alle facili strategie della commozione care a tanta fiction televisiva. Il percorso narrativo si dipana attraverso il racconto della lunga convivenza di Valter con la sua malattia, con continui flashback che ricordano al lettore quanto certe patologie incidano nel quotidiano, impedendo, ad un bambino prima ed a un adulto poi, tutte quelle esperienze apparentemente banali che costellano un’esistenza ‘normale’: mangiare un panino col salame, godersi una vacanza, gustarsi una merendina. Prendere coscienza del dono ricevuto e sentirsi per questo obbligati ed essere migliori, raccontare della ricerca di un equilibrio nel momento della rinascita, in altre parole vivere per la seconda volta e sentire l’impulso irrefrenabile a darsi al prossimo incondizionatamente.
Non era un compito affatto facile riuscire a trasmettere tutto ciò senza banalizzare la vicenda nè tanto meno appesantire il lettore scadendo nel patetico. Onore al merito dei due autori, siamo di fronte ad un libro davvero importante e necessario.
Una delle tappe di presentazione del libri ha toccato Roma; la Galleria Alberto Sordi è stata invasa da un folto pubblico, sicuramente richiamato sia dalla presenza di Mastandrea che dal nutrito schieramento di telecamere e fotografi presenti per l’occasione. Nel caos provocato dallo ‘struscio’ di romani e turisti alle prese con lo shopping pomeridiano, gli autori hanno tra l’altro spiegato il titolo del libro, volto a capovolgere il luogo comune che vuole il malato grave inevitabilmente egocentrico ed egoista, una persona a cui tutto è dovuto e a cui tutto deve essere permesso: stavolta è il malato che sente l’urgenza di chiedere scusa a tutti, a partire dai propri parenti, agli amici e più in generale al mondo intero, vittima di un dolore esteso ed incalcolabile, di ingiustizie e crudeltà senza una motivazione. Ma più che l’interessante chiacchierata con gli autori, l’occasione è stata propizia per ascoltare alcuni passi del libro letti da Mastandrea, esperienza davvero unica ed emozionante, che ha amplificato l’interesse e l’attrazione verso il testo, spingendo il sottoscritto ad una lettura insolitamente bulimica e frenetica, divorando pagine su pagine nonchè rendendo urgente ed improrogabile avvicinarsi all’Aido per sostenerne le iniziative e diffonderne l’importanza nella nostra società.
PS: mezza stelletta in meno per il prezzo davvero eccessivo del libro, che avrebbe avuto sicuramente più senso se parte degli introiti fosse stata destinata alle associazioni di volontariato impegnate nel campo delle donazioni di organi.
Recensione e foto di Fabrizio

  One Response to “Chiedo scusa”

  1. […] una coppia per motivi che poi spiegherò, hanno talento da vendere. Leggi tutto l’articolo Chiedo scusa , di Francesco Abate e Saverio Mastrofranco. Esorcizzare il dolore intraprendendo un tortuoso, […]

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