Dic 062011
 

Così è la vita. Imparare a dirsi addio, di Concita de Gregorio, Einaudi Stile Libero Big, pp 116, Euro 14,50

★★★★☆

E’ sicuramente l’esperienza che ci unisce tutti, senza riguardi per età, estrazione sociale, patrimonio economico. In un tempo di vita simbolico, cominciamo con la morte dei nonni, se siamo fortunati ci ritroviamo ad affrontare quella dei genitori in età adulta e senza altre perdite nel mezzo. Eppure non riusciamo a parlarne, scriverne, leggerne. Concita de Gregorio ha accettato la sfida che il dolore di alcuni recenti lutti personali le ha più imposto che proposto. Nelle pagine del suo libro, composto da capitoli slegati da una storia ma cementati dall’esperienza comune di cosa succede dopo, si sente la prepotenza di questo tema, la necessità di scriverne ma non per liberarsene, per condividere, per dare la possibilità al lettore di accettare questa ineluttabilità : la morte esiste. Un libro coraggioso risolto con lo stile di scrittura che contraddistingue l’autrice, profondo, incisivo ma lieve nel raccontare così da vicino gli ultimi incontri, i ricordi, le parole non dette delle persone care che non ci sono più. Corrado Sannucci che ha aiutato nella stesura del suo ultimo libro “A parte il cancro, tutto bene”, Carlo Marcelletti e la sua tragica fine, la piccola Lulù Fabi portata via da una meningite fulminante e l’anziana Elvira Sellerio. Si parla di loro e di altri a noi sconosciuti, di cosa è successo nel cuore di chi è rimasto, di come sono stati salutati per l’ultima volta, di come vengono ricordati. Concita De Gregorio fa anche un piccolo studio su come in altri paesi ci sia una bibliografia per bambini dedicata all’argomento, che aiuta ad avere confidenza con l’argomento sin dall’infanzia. In Italia è ancora un tabù tra adulti ed è proprio dai bambini che si potrebbe iniziare ad infrangerlo innanzitutto, come dice l’autrice, non dicendo più che quella persona che è morta è partita. I bambini aspettano che torni. Lo facciamo ancora noi da adulti. Spesso per rendere il dolore più razionalmente accettabile, pensiamo che la persona cara possa tornare magari con dei segni che possiamo scorgere in piccoli avvenimenti quotidiani. A causa delle nostre zavorre religiose e culturali, noi adulti non siamo capaci di affrontare l’argomento nella sua verità. I bambini sono ancora in grado di avere il cuore e la mente così aperti da dover ascoltare da loro la verità. Una bambina di otto anni ha letto queste parole al funerale di suo padre “ Io nego quello che si dice. Che chi muore va in paradiso oppure dal diavolo. Mio padre non è andato né in paradiso né dal diavolo. E’ andato nel mio cuore”. Così è la vita, ha ragione lei.

Recensione di Ingrid

  One Response to “Così è la vita. Imparare a dirsi addio”

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