Nov 212008
 

Imagine This, di Julia Beard. Perrone Editore

A quasi trent’anni dalla sua morte, a quasi quarant’anni dallo scioglimento dei Beatles, dopo decine e decine di libri sull’argomento, ha ancora senso un libro su John Lennon?
A giudicare dal folto pubblico e dalla calorosa accoglienza riservata all’autrice alla presentazione del libro alla Feltrinelli di Piazza Colonna, si direbbe proprio di sì.
Certo, l’occasione era particolarmente ghiotta, trattandosi di una sorellastra del grande Baronetto ad aver scritto questa biografia. Era quindi preventivabile un maggiore richiamo su questa materia, ma l’ affollamento di liceali e giovinette con le t-shirt di Sergeant Pepper e gli zainetti con l’effigie di John & Yoko tutti in fila dietro ai 40,50,60,70-enni (!) a farsi autografare la propria copia del libro non era poi così scontata.
All’incontro dell’autrice col pubblico, organizzato dall’editore Giulio Perrone (da lui presentato insieme allo scrittore Paolo Di Paolo ed alla traduttrice Ilaria Arcà), ha fatto da padrino lo scrittore premio Strega Ugo Riccarelli, che, dopo aver declamato i versi della canzone ‘Julia’, dedicata da Lennon alla madre ed inclusa nel Doppio Bianco, ha sostenuto che nella vita di un genio c’è sempre qualcosa da scoprire, un ingorgo di luci ed ombre da sbloccare; in questo caso, il sentimento del ricordo si unisce alla curiosità per il punto di vista particolare dal quale avviene il ritratto dell’artista, dall’interno di una famiglia la cui vita è stata particolarmente costellata da separazioni, dolore, riavvicinamenti, contrasti, gioia e tragedia.
Passato poi il microfono all’autrice, molto austera e somigliante al fratello specie nel modo in cui le sorridono gli occhi, abbiamo saputo che nel 1986 era uscita una prima versione del libro, in reazione ad un documentario televisivo pieno di inesattezze e falsità. Questa nuova versione uscita in Gran Bretagna 2 anni fa, è un’espansione del primo libro, con molte testimonianze dirette dei compagni di scuola di Lennon, dei componenti dei Quarrymen, prima band di Liverpool, nonché ovviamente i racconti delle zie e degli altri parenti.
Tra le pagine citate, particolare interesse ha suscitato la descrizione di un quadretto familiare in cui la mamma di John imbracciando un banjo insegnava in cucina al figlio a strimpellare le prime note, nonché una torrenziale telefonata intercontinentale del 1974 tra fratelli, in cui senza mai parlare né di musica né dei Beatles, ma solo delle proprie vicende familiari, ci fu una riconciliazione ed un chiarimento tra i due.
E’ stato poi chiesto alla Beard cosa sia rimasto della visione di Lennon nel mondo del ventunesimo secolo, e la sua laconica risposta è che quando tutto cambia, tutto resta uguale: le guerre sono rimaste ma i giovani non partecipano come John avrebbe voluto, invitando i ragazzi in prima fila a scendere nelle strade e smettere di fare shopping.
Giocherellando con il pendaglio d’oro col simbolo di Hare Krishna, la Beard riconosce però nei fatti degli ultimi giorni qualche barlume di luce: l’atmosfera di oggi sembra influenzata da un entusiastico ’effetto-Kennedy’: la speranza è nella direzione che Obama saprà dare alla sua politica.
Come spesso accade in questi casi, l’evento ed il protagonista indiretto dello stesso superano il valore intrinseco dell’opera e poco importa se la domanda iniziale resta per certi versi senza risposta.
John Lennon ed i Beatles superano le barriere generazionali e culturali e continuano ad avere un seguito che va al di là delle mode e delle analisi sociologiche.
L’elettricità e l’energia che si respiravano nei sotterranei di Piazza Colonna indicavano chiaramente che tante persone nei quattro angoli del pianeta tutt’oggi conservano, difendono e diffondono il messaggio musicale e culturale nato negli anni sessanta e per certi versi ancora molto attuale.

Recensione by Fabrizio

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