Lug 232017
 

vasco-rossi-modena-2017-concerti-tourQuando mi capita di assistere a queste “beatificazioni artistiche” in vita, anche dopo averne viste tante di cui non capisco la ragione, la domanda che rivede la luce come una risorgiva è sempre la stessa: perché? Cos’è successo che non ho capito? Cosa ha dato Vasco Rossi alla musica per meritare e motivare una diretta serale su Rai1, una rete che di solito riserva queste attenzioni al Papa (ved. Via Crucis) e a pochissimi altri? Qual è il motivo di tutti questi servizi nei TG, delle autocisterne d’inchiostro versate sui giornali e dell’immondo traffico convulso di comunicazioni (?) elettroniche in viaggio nei sopravvalutati, invadenti ed inutili social network?

E’ ovvio che parlando d’arte, e in particolare di musica, le opinioni e i gusti valgono più o meno zero, ma giuro che formulare la domanda di cui sopra non è un modo per dire che non vedo il motivo di tanta attenzione per un “artista”, me lo chiedo davvero. Non ci arrivo. Per quanto mi sia sforzato di farlo non sono riuscito a capirlo. Si potrebbe rispondere che è una questione di numeri, di audience, ma sarebbe come affermare che la gallina è nata prima dell’uovo: l’uovo chi lo ha fatto?

Ho persino provato a leggere i testi. Ho pensato: magari m’è sfuggito qualcosa, non sono stato attento, potevo prestare maggiore attenzione alle parole che fanno vibrare l’anima di milioni di italiani.

Il risultato è stato divertente, almeno quello. In uno dei suoi brani più noti, quello che mi dicono sia un climax dei suoi concerti (“Albachiara”) l’incipit del testo, per chi ama le liriche, è deprimente. Dimostra quanto la lingua italiana nella sua meravigliosa articolazione e complessità possa essere ridotta a pattume.

Respiri piano per non far rumore” Che cazzo c’ha, l’asma, ‘st’Albachiara? L’enfisema?

Ti addormenti di sera e ti risvegli col sole” Beh, a parte i Metronotte vale quasi per tutti

Sei chiara come l’alba” di nuovo, aiutatemi, che vuol dire? Esistono albe buie?

Sei fresca come l’aria” quando vai in montagna, prova fare un giretto a Roma in questi giorni.

Ecco, forse il segreto è questo: l’approssimazione, l’indefinitezza e la cialtroneria. D’altro canto non è certo una novità che queste peculiarità abbiano da tempo riscontro notevole nella nostra società. Non è un caso che, con gli inevitabili e necessari distinguo originati dai diversi campi di attività, la famosa “Fenomenologia di Mike Bongiorno” di Umberto Eco  si adatti benissimo a Vasco Rossi.

Vabbè, ho pensato, non è uno che ti fa cadere in deliquio ascoltandolo, però è un maestro del pensiero, uno che quando parla ti da qualcosa, ti arricchisce e riesci a traslare l’ammirazione da lui alle sue canzoni. E invece no, perché oltre ad essere artisticamente irrilevante, Vasco Rossi riesce a essere imbarazzante anche durante una qualsiasi intervista. Le sue risposte sono anacoluti a croce uncinata (omaggio al Paolo Villaggio scrittore) in cui non si riesce ad arrivare alla definizione di un qualsiasi concetto e ogni tre frasi c’è un “ma dai”… ma dai cosa? Ad ogni domanda fa la faccia di uno che è appena caduto dal quinto piano e si stupisce della propria incolumità suscitando la pietà di chi lo sta guardando e sentendo… perlomeno la mia.

E’ talmente versato per l’indefinitezza che anche in una sua altra notissima canzone (“Vita spericolata”) non riesce a delineare concetti compiuti.

Uno dei versi: “Voglio una vita come quelle dei film”. Che vuol dire? Sono stati realizzati film sulle vite dei santi, degli esploratori, sulla vita di Umberto D. e su quelle di presidenti degli Stati Uniti, Sulle vite di eroi, martiri, satanisti, serial killer, suore e puttane… e non mi dilungo oltre perché penso il concetto sia chiaro. Dunque, caro Vasco, a quale ti riferisci? Dacci qualcosa, ti prego.

Ma il suo verso capolavoro, sempre nello stesso brano è: “Voglio una vita… vedrai che vita vedrai”.

In queste sette parole è riassunta tutta la sua “poetica”. Questo verso dimostra che proprio non ce la fa, è aldilà delle sue possibilità. Non riesce a portare a casa un concetto, a trasferire un’immagine, a definire uno stato d’animo o dare una prospettiva: quando sembra che ti stia per dire qualcosa di risolutivo si tira indietro e ti lascia lì a mani vuote, come un idiota. Esattamente come accade nelle interviste.

vasco-rossi-modena-parkPassiamo oltre.

Beh, la musica, sento insorgere i fan, la musica non si può discutere. Infatti no, discutere di luoghi comuni, di cliché ripetuti nel tempo, è completamente fuori dal mio raggio d’interesse. Non posso discutere di rimasticature del rock più corrivo o di atmosfere vagamente cantautorali se non, peggio ancora, sconfinamenti nel pop. Per essere più precisi, non si può discutere di qualcosa che non c’è in quanto quintessenza del già sentito.

Le Boy Band, fenomeni spesso difficilmente inspiegabili dal punto di vista musicale, hanno dalla loro almeno l’avvenenza dei ragazzi/delle ragazze che le compongono. In un’età in cui l’ormone spadroneggia può avere un senso, ma Vasco Rossi, dico, l’avete visto? Non voglio buttarla sull’estetica personale, mi sono davvero sforzato per cercare di trovare una ragione, ma santoddio, non si può davvero dire che sia sexy, bello o che mandi in fibrillazione le mutande delle ragazzine, credo che su questo non si possa discutere. Sembra uno di quegli ex bagnini che a Rimini/Riccione/Cattolica passano le giornate ai tavolini del bar raccontando di quante tedesche/inglesi/americane si sono portati a letto quando erano giovani.

Eppoi, diciamola tutta: non sa nemmeno cantare. Per uno che di lavoro fa il cantante non mi sembra un particolare secondario. Rutta, rantola, espettora, gorgoglia nel microfono, trascina vocali quasi sempre calanti e aspetta l’ovazione. Dev’essere una sensazione meravigliosa avere degli ammiratori così devoti, quasi come essere Dio. Ma se lui, immagino, ne trae soddisfazione, chi lo ascolta da dove la tira fuori?

E allora di nuovo e ancora una volta: aiutatemi, perché?

Proprio sul finire m’è venuta in mente una ragione per ascoltare Vasco Rossi dal vivo: ha un gruppo di musicisti davvero molto bravi. Può bastare?

Daniele Borghi

 Leave a Reply

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

(required)

(required)

*