Nov 292018
 

Con Eleonora Betti, giovane musicista e compositrice toscana, ho in comune l’amore per il pianoforte e la collaborazione con Eugenio Vatta, fonico di grande perizia ed esperienza. Seguirla nel suo percorso è quindi diventato normale, nel panorama della musica d’autore italiana contemporanea. Nella sua biografia tante esperienze e importanti città europee, da Londra a Parigi. A marzo 2018 è uscito il suo album d’esordio, Il Divieto di Sbagliare (RadiciMusic Records), di cui ha firmato testi, musica e arrangiamenti. Un sound, quello di Eleonora, raffinato e ricco di intensità, con una scrittura che si ricollega alla tradizione del cantautorato in modo moderno, intelligente e molto personale. Da pochi giorni è uscito anche un nuovo videoclip, Il coniglio bianco: ottima occasione per una chiacchierata con la cantautrice, che sarà in concerto il prossimo 4 dicembre all’Asino che Vola, ritrovo amatissimo da tanti musicisti della capitale.

Eleonora Betti

Eleonora Betti

Nella tua biografia troviamo Londra, Parigi, il fado portoghese: quanto ha contato per te confrontarti con realtà e atmosfere tanto diverse dall’Italia?

Penso che l’arricchimento dato dal confronto con altre culture e tradizioni sia davvero prezioso per chiunque. Quando questo poi avviene tramite la musica, ci si accorge di come si possa sentire vicino qualunque luogo, si possa comunicare con ogni persona e farsi raccontare una storia che meravigliosamente passa prima per i suoni di un angolo di mondo e poi per tutto il resto. Inoltre, nel momento in cui si crea musica nuova, il posto in cui si vive o in cui si è trascorso un periodo di vita, entra inevitabilmente nella propria scrittura, e questo lo trovo affascinante.

Hai iniziato il tuo percorso musicale da bambina con lo studio del pianoforte e oggi sei anche insegnante. Qual è secondo te il modo migliore per avvicinare i bambini alla musica suonata in questa epoca ipertecnologica?

La cosa che mi fa più sorridere è quando ho a che fare con bambini che di fronte a un pianoforte cercano un pulsante di accensione. Sono molto sorpresi dallo scoprire che quello strumento può esistere anche in una versione senza corrente elettrica, in cui i suoni provengono direttamente dalle corde presenti nella cassa armonica. Allora diventa esaltante per loro osservare come funziona lo strumento, vedere le corde in vibrazione. Io penso che i bambini abbiano la stessa attitudine al gioco e alla scoperta che avevano i loro genitori e i loro nonni durante l’infanzia. Gli strumenti musicali continuano a essere interessanti e a divertirli. Quello che cambia penso sia l’abitudine a mantenere la propria attenzione su una stessa cosa per un certo tempo o anche, a volte, l’idea che per imparare a suonare siano necessari impegno, pazienza, costanza. Provo a trasmettere ai miei piccoli allievi questi valori e a mantenermi ricettiva rispetto ai loro stati emotivi. Credo che negli ultimi anni sia cresciuta un po’ in tutti noi l’abitudine agli impulsi rapidi e di breve durata. Studiare musica può essere un buon antidoto a questa velocità da social network.

Il tuo primo disco da solista, “Il divieto di sbagliare”, è uscito lo scorso marzo. Come mai hai scelto questo titolo?

Avevo scritto molti dei brani del disco in relazione a stati emotivi personali, o osservati in altre persone, che avevano a che fare con il senso di colpa e di inadeguatezza ma anche con l’idea di poter sempre e solo sbagliare in quanto esseri “sbagliati”. Il titolo del disco, che è anche quello di uno dei brani in esso contenuti, vuole mandare il messaggio opposto: facciamo errori perché siamo esseri imperfetti ma questo non deve deprimerci poiché l’errore porta esperienza e può farci avere un’evoluzione positiva. Credere di potersi sempre vietare di sbagliare può diventare vietarsi di vivere qualunque cosa.

Eleonora Betti

Eleonora Betti

Durante la scorsa estate hai fatto parecchi concerti in giro per l’Italia. Come vedi la situazione del nostro paese per quanto riguarda la musica live?

Penso che le belle realtà ci siano. Forse quello che vorremmo tutti è che fossero più diffuse, che aumentassero gli spazi dedicati alla musica e in particolare a quella originale. Sento poi un affaticamento comune a molti artisti rispetto alla richiesta di essere anche produttori, promotori, agenzia di booking, racchiudendo tutto nella nostra persona. Se si rafforzasse la rete in grado di occuparsi dei progetti indipendenti e/o emergenti, l’artista potrebbe concentrarsi maggiormente sulla parte creativa e performativa.

Cosa significa per te essere donna e musicista? Pensi che ci sia discriminazione nel mondo musicale italiano?

È un argomento che tra musiciste a volte viene affrontato. Ho sentito storie che confermano l’idea che della discriminazione ci sia. Alcune notizie degli ultimi giorni alzano poi il velo su episodi di molestie verbali e fisiche. C’è un lungo percorso da fare ancora per arrivare, in questo settore come in altri, alla parità, che non può esserci senza il rispetto. Personalmente ho avuto qualche esperienza negativa rispetto all’essere donna, nel muovermi in un ambiente di fatto prevalentemente maschile. Penso che sia importante non perdere mai la propria forza e l’integrità: in questo sarebbe buona cosa essere sempre unite, sentirsi parte di un tessuto coeso, in cui anche gli uomini perbene siano inclusi. Comunque ho avuto anche molti incontri professionali belli e situazioni serene e da cui ho imparato molto.

E’ appena uscito il tuo nuovo videoclip, “Il coniglio bianco”: è un riferimento alla Alice di Lewis Carroll? Come è nata l’idea di questo video?

Ho parlato del brano con i registi Marco Giappichini e Vincenzo Libonati: quest’ultimo è anche lo sceneggiatore del videoclip. Da questo confronto l’idea del bianconiglio che corre è diventata quella di un soggetto in fuga, rincorso da me. Abbiamo voluto che l’ambientazione avesse dei richiami fiabeschi uniti a tratti molto contemporanei e che il bianco e nero desse la dimensione di uno spazio altro, a metà tra realtà e sogno noir. Lascio l’interpretazione del finale a ciascuno di voi.

La collaborazione dei tuoi sogni: con quale artista italiano o straniero, del passato o del presente ti piacerebbe suonare?

Un mio sogno l’ho appena realizzato collaborando con Ferruccio Spinetti, che ha suonato il basso in Libera, il brano con cui sono stata finalista a Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty, e che è stato incluso nella compilation distribuita dal 3 dicembre. Da quel giorno la canzone sarà disponibile anche sulle piattaforme digitali. Un altro bel sogno sarebbe quello di suonare con Dario Brunori, per cui nutro una stima altissima e che ritengo uno dei migliori cantautori italiani contemporanei.
Di nomi ne farei tanti quanti sono gli artisti che ammiro fortemente ma sui sogni sono un po’ riservata; forse è l’unica cosa a cui applico un pizzico di scaramanzia, ché poi magari nel dirli, i sogni fuggono via.

Intervista di Ludovica Valori

Sito ufficiale
http://www.eleonorabetti.com/

Profilo Facebook
https://www.facebook.com/betti.eleonora

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