Giu 062019
 

cqgqHUoAIncontriamo l’eclettico Ivan Talarico al suo debutto discografico per la nuova attivissima etichetta Folkificio: Vi raccontiamo tutto di “Un Elefante nella stanza” un debutto assolutamente da segnalare!

Ciao Ivan, benvenuto su Slowcult! Complimenti innanzitutto per questo traguardo, osservando le tue performances teatrali e musicali mi sono sempre domandato da dove vieni, quali sono stati i tuoi inizi e quale scintilla ti ha fatto intraprendere questo percorso, dove parole e musica sono strettamente connesse, con un tuo immaginario che lascia sempre una traccia mentre è deliverato alle persone.

Ciao e grazie per i complimenti! La scrittura e la musica mi hanno salvato dalla noia, per cui però provo ancora un grande affetto. Non saprei dirti esattamente quale sia stata la scintilla, mi sembra di aver avuto da sempre un certo sguardo sul mondo e di avere iniziato presto a trascriverlo in parole e musica. Intorno ai 12 anni ho iniziato a scrivere canzoni e a registrare le prime cassette con un quattro piste,a scrivere poesie. Tutto era poco bello e inconsistente, quindi direi che il percorso è stato di allontanamento dalla bruttezza e dal vuoto.

Raccontaci la genesi di questo tuo album che esce per un etichetta come Folkificio molto attenta ai fermenti e alla musica che porta con se un bagaglio di storie da raccontare

Negli ultimi 5 anni ho scritto molte canzoni e le ho portate in giro, chitarra e voce, in tutta Italia. Ho registrato dei provini e li ho fatti ascoltare a Filippo Gatti. Il suo entusiasmo e il suo coinvolgimento sono stati il motore principale di questo disco. E05.cdrÈ stato lui a presentarmi Gian Luca Figus, che stava progettando l’apertura dell’etichetta Folkificio e che ha creduto nel progetto. Ho trovato subito una malgama umana in cui mi sentivo a mio agio, un’attenzione ai contenuti e alle idee non comune, l’ambiente ideale per sviluppare il lavoro.

Cosa stai leggendo e cosa stai ascoltando in questo periodo? Cosa suggerisci ai lettori di Slowcult?

Sto leggendo “Guarire d’amore”, un libro di casi clinici dello psicoterapeuta Irvin Yalom, “1984” di Ray Bradbury e un libro sui Sumeri, da sempre il mio popolo preferito. Gli ascolti sono, come mio solito, molto disordinati: gli ultimi dischi di alcuni amici (“Adél e i suoi eroi” di Adél Tirànt, “Il rumore del mondo” di Carmine Torchia ed “Epigrafe” di Chiara Dello Iacovo), “Sguardo contemporaneo” di Bugo, “Sfinge” di Enzo Carella e “‘O diavolo” di Francesco Di Bella.

Nuove avventure Teatrali? O ti concentrerai sulla promozione del tuo nuovo album?

Al momento sto promuovendo il disco e lavorando a tutto quello che c’è intorno, dal tour ai video promozionali. Ma contemporaneamente sto chiudendo un libro di racconti e ho in mente un po’ di cose da scrivere: canzoni, poesie, sceneggiature.

Grazie Ivan!

A Voi!

Intervista di Fabrizio Fontanelli
Foto di Ivan di Lucrezia Testa Iannilli

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