Ago 012009
 

Roma, Auditorium Parco della Musica,Cavea, 28 luglio 2009

Antony con Orchestra Roma Sinfonietta – Direttore: Rob Moose

★★★★☆

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Ormai leggendario mentore dell’Avanguardia di New York ed ammirato da grandi Artisti come Lou Reed e Laurie Anderson, Antony Hegarty è tornato dopo quattro mesi all’Auditorium, facendo nuovamente registrare il tutto esaurito ed offrendo una nuova performance di grande tensione poetica e spirituale. Il visionario Artista, supportato da un’Orchestra di 49 elementi tra i quali erano nascosti alcuni dei Johnsons, al centro di un palco costantemente buio o scarsamente illuminato ed in piena sintonia con la sua romantica poesia crepuscolare, ha spaziato attraverso i brani meno noti della sua produzione in un’atmosfera di grande suggestione e di grande emozione per gli spettatori. La stupenda voce baritonale di Antony ha fatto da contraltare alle splendide sinfonie orchestrali che accompagnavano lo svolgimento della propria esibizione, musicalmente cristallina, fortemente epica, ma, d’altro canto, abbastanza ostica per i canoni armonici classici. I brani si sono dipanati uno ad uno, iniziando dall’avvolgente The Rapture, drammatico inno che contempla le lacrime che cadono sul pavimento a seguito della perdita dei genitori e degli amici, per continuare con la solare Christina’s Farm, dedicata alle amiche Cocorosie ed al ricordo di una breve permanenza in una fattoria di loro proprietà nel Sud della Francia. Nella vibrante For Today I Am a Boy dall’atmosfera lirica ed avvolgente l’Artista immagina un futuro in cui sarà una bella donna, ma per ora è solo un ragazzo.
Un grido di dolore per la sofferenza del pianeta proviene da Another World, ove si condensa la pessimistica visione dell’Artista, un po’ appesantita dal magniloquente accompagnamento orchestrale;
Egli peraltro ha interloquito volentieri con il pubblico, spiegando e commentando i suoi brani ed arrivando a confessare il suo straniamento per la struttura dell’Auditorium: le tre grandi avveniristiche costruzioni che contengono le sale concerti venivano viste come giganteschi contenitori d’acqua che avrebbero potuto aprirsi e travolgere tutto. Dopo la cover di Beyonce Crazy in Love l’Artista in un lungo monologo ha delineato l’ispirazione e la tematica di uno dei brani cardine della sua opera, la suggestiva Everglade, la cui lirica ed avvolgente esecuzione, potenziata dallo splendido accompagnamento d’archi da parte dell’Orchestra, è stata poi accolta da un’ovazione.
Antony ci ha poi intrattenuto sul suo profondo legame con la Terra, che chiama Madre ed ha espresso le sue convinzioni filosofiche, rammentando il suo spaesamento adolescenziale, determinato da un’educazione cattolica che negava il valore della materia e quindi della natura, quando noi tutti siamo costituiti da materia e per la maggior parte di acqua, e siamo pertanto molto simili ad un fiume; ha rievocato con commozione il suo terrore del Paradiso, che gli veniva presentato come un posto in cui avrebbe rivisto i suoi genitori, ma non gli amici, che sarebbero stati destinati all’Inferno. La terra, nella visione dell’Artista, è considerata l’origine di tutto: in una poetica illuminazione la considera la sua Casa; in un rapporto panteistico con gli elementi della natura, aria, terra, acqua, fuoco, ritrova le radici spirituali e materiali che conferiscono senso all’umana esistenza.
I Fell in Love with a Dead Boy, struggente e dolorosa poesia intrisa di profondo stupore e caratterizzata da un intenso e visionario romanticismo, è stata resa ancora più drammatica dalla suggestione dell’accompagnamento orchestrale, approdando ad un senso di tragicità e di ineluttabilità del fato. Nella emozionale Crippled and the Starfish, l’Orchestra ha accompagnato Antony assecondandone la vena più melodica; la sua gestualità fortemente teatrale si è compenetrata perfettamente con la ispirazione intimistica del brano. In Dust and Water è risultata in primo piano la voce dell’Artista, densa di pathos ma stavolta con accompagnamento un po’ sopra le righe.
Di stupefacente bellezza la drammatica rappresentazione della sua più grande poesia dark, Her Eyes are underneath the Ground, il cui svolgimento è apparso letteralmente da brivido, mentre la splendida e lugubre conclusione orchestrale è sembrata degna di entrare negli annali della musica. L’ecologica Salt, Silver & Oxigen, altra riflessione sui temuti guasti subiti dalla natura vista come principio e fine di tutte le cose e la meravigliosa The Crying Light, che la dimensione orchestrale ha rafforzato e potenziato nel suo intenso lirismo e nelle evocative immagini di stupendi cristalli di luce, hanno costituito i richiestissimi bis, concludendo tra le ovazioni del pubblico lo splendido concerto.
La performance del grande Musicista è stata come sempre straordinariamente coinvolgente, la sua poesia è degna dei grandi del Romanticismo, ma la scelta della dimensione orchestrale sarebbe stata più consona alla maggior parte dei brani contenuti nel suo primo album del 2000, intitolato semplicemente Antony and The Johnsons, ma stasera stranamente assenti. Voce intensamente romantica, come poche grandi voci del passato, essa trova infatti la sua migliore realizzazione nell’accompagnamento di archi e piano, in una dimensione lievemente cameristica che i Johnsons contribuiscono a creare alla perfezione; certamente la dimensione Orchestrale è molto suggestiva e contribuisce alla creazione di un’atmosfera densa di pathos, ma rende a volte la musica più fredda e convenzionale, come in una splendida ma scolastica performance di Musica Classica Contemporanea.

Recensione di Dark Rider
Foto di Claudia


Scaletta:

The Rapture
Christina’s Farm
For Today I am a Boy
Everything is new
Another World
Crazy in Love
Everglade
Ghosts
I Fell in Love with a Dead Boy
Dust & water
Cripple and the Starfish
Her eyes are underneath the ground

Salt, Silver & Oxygen
The Crying Light

  2 Responses to “Antony and The Johnsons “The Crying Light”: Poetica del Crepuscolo”

  1. In effetti ho sofferto anch’io la mancanza di vecchi successi come Fistfull of love, Hope there’s someone o la meravigliosa Epilepsy is dancing. Ad ogni modo bastava la sua voce a rendere tutto emozionante e unico

  2. […] creativo dell’intero spettacolo e, anche delle canzoni dell’ultima opera di Antony and the Johnsons: “Swanlight”, stanno portando l’artista verso atmosfere talmente rarefatte da cui può […]

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