Mar 032009
 

Roma, Atlantico live, 28 febbraio 2009
★★★★☆
“Il mio è uno show in cui si mescolano rap, rock e teatro canzone, perché credo che un messaggio musicale diventa interessante quando intreccia linguaggi diversi”. È con questa affermazione rilasciata al quotidiano la Repubblica che voglio introdurre l’essenza di questo poliedrico artista, unico e geniale, nonché vero animale da palcoscenico. In un tutto esaurito Atlantico live (ex Palacisalfa) va in scena la tappa romana di questo tour che porta sul palco la musica, e non solo, del suo ultimo lavoro Le dimensioni del mio caos (2008) insieme ad altri brani fortunati dei suoi precedenti 3 album: CapaRezza ?! (2000) Verità supposte (2003) Habemus Capa (2006). Il tutto in un susseguirsi di monologhi, siparietti, travestimenti, provocazioni, che proiettano lo spettatore all’interno di un lucido caos! Caos inteso come vero e proprio crossover di generi e fonti di ispirazione che vanno dal rap (non quello modaiolo, ma politicamente impegnato stile Public Enemy) all’opera lirica, dal teatro trasformista di Arturo Brachetti a quello canzone di Gaber, da sonorità classiche a estremismi hard rock. Ma c’è qualcosa che rende uniche le esibizioni di Michele Salvemini da Molfetta, in arte Caparezza (testa riccia in dialetto pugliese), e quel qualcosa è la partecipazione del suo pubblico. Dalla prima all’ultima fila, dalla platea alle tribune, il delirio è totale e collettivo. Si salta ritmicamente dal primo attacco all’ultima nota di ogni singolo pezzo, cantato a squarciagola dalla totalità dei fan, ragazzi prevalentemente, ma anche bambini e signori di mezza età, perché a questo concerto si va preparati, i testi si studiano a casa, pena la cattiva comprensione resa dall’effetto live che toglierebbe una parte importantissima del dialogo tra artista e pubblico: il messaggio. Ogni suo pezzo è infatti un’invettiva, a volte arrabbiata ma generalmente graffiante e ironica, contro tutte le storture della nostra società malata. Si attacca con La mia parte intollerante seguita da Pimpami la storia per introdurre il tema del bullismo e della deriva culturale nelle scuole, con un Capa vestito da laureando ma munito anche di collarino ortopedico e braccio ingessato, calato nella parte dello studente diverso vessato dal branco. Prosegue con la descrizione della musa ideale in Ulysse (you listen), perfetto contrario dei clichè di donna del nostro tempo, per passare poi al futuro prossimo venturo impersonato dall’elettore di domani con Io diventerò qualcuno con tanto di neonato gigante gonfiabile sul palco stile maiale dei Pink Floyd. E via così, tra palloncini marroni oblunghi volanti sulle teste del pubblico durante l’esecuzione di Cacca nello spazio, seguita da un’esilarante performance pseudo-teatrale del mago di Oz, con il Capa nelle vesti dell’uomo di latta sulle note di Jodellavitanonhocapitouncazzo. Si continua con uno dei pezzi più rock dell’ultimo album, Abiura di me, che aperto da un siparietto in cui si mette in scena l’amplesso/lite tra due pacman che generano il fantasmino del famoso videogame, già dalle primissime note manda in visibilio il pubblico, per tornare poi a sedarlo sulle note della bellissima Non mettere le mani in tasca, dove incappucciato e armato di pastorale ci fa l’inquietante sermone da Caparatzinger ricordandoci che “una tasca è una vasca in cui si annaspa, in cui ogni peccato è programmato più del Pascal”. A questo punto attinge dal passato con Stango e Sbronzo, Dalla parte del toro e Torna catalessi, quest’ultima anticipata con un diretto riferimento a un programma cult nel genere della lobotomia di massa: c’è posta per te. Siamo pronti per il momento clou dello spettacolo, rappresentato dalle due canzoni che più di tutte sono riuscite ad imporsi anche al di fuori delle intenzioni dello stesso artista che rifugge le logiche di mercato e dello star system: Eroe (Storia di Luigi delle Bicocche) vero inno di riscatto dell’uomo comune, che fa miracoli pur di vivere onestamente e con dignità, e Vieni a ballare in Puglia, ballata che, sulle note della pizzica salentina, denuncia le ferite inflitte alla bellissima regione d’origine dell’artista. Chiede ancora energia il Capa, per far ballare il suo pubblico sulle note di Ilaria condizionata, al termine della quale presenta tutto lo staff e menziona, elogiandolo, il lavoro di Medici senza frontiere, sponsor dell’evento. Il bis ci regala altri due brani: Vengo dalla luna e La rivoluzione del sessintutto che chiudono due ore di intenso spettacolo.
Non ci resta che aspettare il quinto album! Una mente così vulcanica non ci deluderà.

Recensione by Claudia

Scaletta:
1. La mia parte intollerante
2. Pimpami la storia
3. Ulisse (you listen)
4. Io diventerò qualcuno
5. Cacca nello spazio
6. Jodellavitanonhocapitouncazzo
7. Abiura di me
8. Non mettere le mani in tasca
9. Stango e sbronzo
10. Dalla parte del toro
11. Torna catalessi
12. Eroe (storia di Luigi delle Bicocche)
13. Vieni a ballare in Puglia
14. Ilaria condizionata
15. Vengo dalla luna
16. La rivoluzione del sessintutto

  8 Responses to “Caparezza: in principio era il caos”

  1. Che dire…. è sicuramente una bella recensione, completa e lineare, molto azzeccata sia nel criterio di porre al lettore i molteplici passaggi musicali, “ottima scaletta”, che per il modo di fare apprendere il contenuto delle sue continue citazioni storiche e aneddoti sul mondo che ci circonda;
    La cosa fantastica, e che devo assolutamente sottolineare, è la maestria del critico, in quanto, se si scorre lentamente la lettura di questa recensione sembra essere immediatamente catapultati sul palcoscenico, in una spettacolare atmosfera collettiva (noi ne sappiamo qualcosa..eravamo con lui a saltare e gridare) colma di sensazioni che grazie a questo grande “rapper di Molfetta” ha saputo creare e trasmetterci in solo due ore di spettacolo.
    Riguardo al concerto,le canzoni sono tutte belle ma in particolar modo, mi è piaciuta molto “Ulisse” tradotta con l’incontro tra Caparezza e Ilaria e che viene paragonato a quello tra Ulisse e le sirene. Ascoltare il richiamo delle sirene fa riferimento alla capacità di ascoltare la propria voce interiore; da qui l’assonanza tra le pronunce di Ulisse all’inglese iullisses e you listen con “tu ascolti”,come già accennato nelle righe del recensore.
    Anche “Ilaria condizionata” merita il suo asccolto, in cui Caparezza descrive Ilaria,e gioca sul doppio senso dell’aria condizionata, sia perché è stata condizionata dalla società odierna, sia perché Ilaria “come l’aria” lo ha raffreddato, deluso dall’atteggiamento di lei di cui si era invaghito.
    In ultimo c’è la mitica “Eroe”(storia di Luigi delle Bicocche) Autoconfessione dell’eroe-operaio, costretto a lavorare per il potere, e in condizioni estremamente precarie, per portare lo stipendio a casa, e che malgrado ciò,riesce a non cadere nel vortice di quella società balorda, piena di tentazioni (furti,giochi d’azzardo,usurai, ecc..) per il bene dei suoi familiari.
    Complimenti ancora!

  2. Recensione azzeccatissima…io ero presente al concerto e ritrovo, leggendola, ogni emozione provata in quei momenti: dalla gente che salta a tempo sulle note delle canzoni alle trasformazioni perfettamente riuscite di Caparezza per accentuare ancor di più la critica “socio-culturale” di cui trattano i suoi pezzi. Un grande artista, completo come musicista, che tocca più generi musicale in modo semplice e diretto, molto comunicativo.

    Martina

  3. Complimenti.

  4. È vero. Caparezza ha la forza di arrivare a segno usando tutte le chiavi a disposizione. Basti dire che la sottoscritta lo ha conosciuto mediante le interminabili sessioni/tormentone di ascolto delle due figlie di 10 e 7 anni, le quali dubito che siano riuscite ad andare oltre l’approccio puramente musicale e comprenderne le sublimi invettive sparate a raffica a ritmo di rap. Grazie per i complimenti… siete troppo buoni!

  5. bella recensione…avevi ragione…molta energia nelle tue parole…energia trasmessa sicuramente da questo eclettico artista. ben fatto….brava!!

  6. […] moscone voi accorrete in suo aiuto! Dovete sgominare un esercito di insetti a colpi di sputiCaparezza: in principio era il caos SlowcultA questo punto attinge dal passato con Stango e Sbronzo, Dalla parte del toro e Torna catalessi, […]

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