Feb 172010
 

Dopo il successo anche ai botteghini italiani del film “Once” ecco che Glen Hansard e Marketa Irglova lasciano lo schermo e si materializzano in carne ed ossa per un tour italiano veramente intenso e travolgente. Per chi come me segue Glen e i suoi Frames sin da quando la band si formò a Dublino è bellissimo assistere a questo nuovo capitolo dell avventura musicale dell ex busker dublinese. Il progetto “Swell Season” nato dall incontro di Glen con la pianista Marketa Irglova si è poi sviluppato in una vera e propria band che ha portato “Falling Slowly” brano portante del film sopra citato a vincere l’Oscar.
E questa band comprende anche i fidi Frames, che presto si vocifera torneranno in azione in parallelo con Swell Season. Ad aprire tutti gli show europei c’è Josh Ritter, fantastico songwriter americano trapiantato a Dublino dove è una celebrità.

5 febbraio 2010: Ferrara Sala Estense:

E’ la deliziosa Sala Estense situata nello splendido centro storico di Ferrara ad ospitare la prima data italiana dei Swell Season. Raggiungo Glen e i ragazzi nel primo pomeriggio, ci abbracciamo e mi godo il soundcheck. La band è raccolta sul palco e sperimenta le dinamiche delle chitarre del brano “Gold” contenuto sulla colonna sonora di “Once”,( canzone a firma Interference, band irish molto amica dei Frames). Poi Glen mi chiede se ho un Iphone. Vuole cercare un brano di un artista italiano degli anni 60-70 molto “fellini” , provo con vari nomi alla fine azzecco quello giusto: Adriano Celentano. Guardiamo su Youtube il video di “Prisencolinensinainciusol”, Glen si entusiasma e vuole scaricarlo per poi forse improvvisarlo on stage, ma problemi col mac e le sue password lo fanno desistere.
Ma ecco il concerto! Josh è sul palco, lui il suo sorriso e la sua chitarra conquistano l’attento pubblico ferrarese, lui ringrazia “Swell Season” e ci delizia con le sue gemme “Monster Ballads”, “Harrisburg”,“Southern Pacific”, “Kathleen” “Wings”, e “Girl in a War” poi lascia il palco tra fragorosi applausi.


E scocca l’ora di “Swell Season”. L’ iniziale “Fallen from the sky” viene tolta da Glen poco prima di salire sul palco, per iniziare diretti con il singolo estratto da “Strict Joy” ovvero la deliziosa “Low Rising” ed è magia pura (gustosissimo lo snippet di “Sexual Healing”)
Seguono “In these arms”,”The Rain” e la nuova “The Moon (“questa canzone parla sull alzarsi, sul bere, sul cadere e svegliarsi due anni più tardi..”) Poi arriva il turno di Mar che si pone al centro del palco per “If you want me” con Glen che si sposta al piano per i cori come per “Fantasy man” uno dei brani più belli del nuovo cd. I cori di Glen e dei Frames creano un atmosfera preziosa. Poi ecco che Glen si impossessa di tutta la scena e senza microfono esegue “Say it to me now” (brano dei Frames che è diventato famosissimo grazie al film) per poi continuare da solo con “Backbroke”. Poi ecco la chicca della serata. Qualcuno dalle prime fila richiede a Glen “Bananaman” brano scherzoso che a volte Glen faceva negli show solisti o con i Frames. Glen divertito la esegue e tutta la sala lo segue con risate e trasporto. Graham il batterista sale sulla balconata e inizia a gettargli banane sul palco, il brano finisce in tripudio. Poi si cambia decisamente atmosfera, ed ecco l’omaggio a Van Morrison con “Astral Weeks” che infiamma e trasporta, Glen violenta la sua famosa Takamine bucata e canta come se fosse l’ultima canzone da eseguire sulla terra. Questi brani acustici mi riportano al Glen che suonava alle Dave Murphy sessions all’ International Bar di Dublino, stessa intensità, stessa capacità di straziare e cullare le anime. I Frames tornano sul palco per eseguire “Gold” e le interazioni tra tre chitarre e sei voci molto provate al soundcheck funzionano perfettamente. Poi è il turno di Colm che ci regala un traditional del west of Ireland (dal suo cd solista “The Hare’s Corner” ) ovvero “The court of new Town” che viene presentata anche in lingua irlandese. Mar riporta il set list in atmosfere Swell Season con l’ipnotica “Have I loved you wrong” (dedicata a Valerio un giornalista cui ha rilasciato un intervista giorni fa) con Glen sempre al piano e ai cori. Prima della trascinante “Feelin the pull” Glen esegue “Blue Eyes cryin in the rain” di Willie Nelson. La nuova “Happiness” porta a un altro brano contenuto su “Once” ovvero “When your mind’s made up” che fa terminare la prima parte dello show.
Ma a rientrare sono Glen e Mar che eseguono la doppietta di “Once”: “Falling Slowly” e “Lies” che portano a un nuovo brano che è già un apice degli show Swell Season ovvero “High Hope”. Josh raggiunge sul palco la band ed ecco che “Come and find me” gioellino contenuto sul primo cd di Ritter “Golden Age of Radio” culla la Sala Estense, Glen si siede accanto a Mar al piano e sussurra il brano con Josh. Lo show dovrebbe finire con l’irruenta “High Horses”, ma Josh torna sul palco per il brano a cappella “Devil Town” di Daniel Johnston, (secondo Glen Satana è italiano visto che il Diavolo beve il miglior vino, ha i migliori vestiti e ha le macchine più veloci) con tutta la Sala Estense in piedi a schioccare le dita con Glen, Mar e tutti quanti…Glen insegna il pubblico a cantare con lui e si finisce in festa con la Sala che esegue il brano mentre loro escono lentamente dal palco…un gran finale per un davvero grande concerto.

6 febbraio 2010: Roma Auditorium Parco della Musica

Concerto quasi speculare a quello di Ferrara quello che vede Josh Ritter e Swell Season sul prestigioso palco della Sala Sinopoli. Josh Ritter conquista anche il pubblico romano e dietro richiesta di suoi amici belgi esegue anche “Snow is gone”. La scaletta di Roma di Swell Season ricalca a grandi linee quella di Ferrara, tranne ovviamente per Bananaman , Devil Town e non c’è segno neanche del tributo a Willie Nelson, molto bello invece il racconto di Glen sulla genesi di Swell Season e la scelta di fare un progetto parallelo ai Frames, e molto divertente e intenso il racconto dell incontro che ha fatto Glen a Chicago con una donna che ha perso il figlio nell attacco alle Torri Gemelle (questo prima “Say it to me now” con l’esortazione di Glen di dire sempre le cose e di non tenersele per se stessi, perché poi il momento potrebbe svanire e non tornare piu). E anche Roma è conquistata. (Il fatto poi che Glen mi abbia dedicato “High Hope” dal palco renderà questo live set indimenticabile per me)

7 febbraio Milano Sala Puccini Conservatorio

E alla terza data succede di tutto….è l’accogliente Conservatorio in un bellissimo chiostro ad accogliere l’ultimo show italiano di Swell Season con Josh Ritter.
Josh cambia leggermente scaletta inserendo “Other side” e “The curse” sacrificando “Monster Ballads” e “Wings” per il suo breve set. (Ma tornerà in estate full band)
Poi ecco Glen e Co. e subito si sente che sarà uno show diverso dai due precedenti, la band inizia con “This low”, l irruenta “Feelin the pull” e “Low rising”. “In these arms” e “The moon” (“La luna”) sono presenze imprenscindibili nella set list come i due brani cantati da Mar “If you want me” e “Fantasy man”. Ma a seguito di “Say it to me now” ecco Glen da solo che prosegue con “All the way down” e “Papercup” due gemme che sono solo il preambolo di una “Buzzin fly” (Tim Buckley) che Glen canta con Mar e che mi riporta (anche questa) ai solo show di Glen degli anni 90 dove questa canzone era una delle perle del suo live set. Il pubblico è in visibilio e Glen bordo palco senza microfono e staccando anche il jack della sua chitarra la fa fluire in “Grace” di Jeff. (Glen e Jeff Buckely suonarono spesso assieme). Colm mi dedica il suo traditional e dopo “Have I loved you wrong” ecco che gli Swell Season si tramutano in Frames per un incredibile “Seven day mile” dall album “Dance the devil”, i Framehead sono in visibilio, “The Rain” e “When your mind’s made up” portano alla chiusura di una prima parte di set veramente incredibile.
Ma quando Glen e Mar tornano sul palco le sorprese continuano: “Falling Slowly” finisce sul coro dei “With or without you” degli U2, avendo visto Glen un tipo su American Idol che aveva fatto lo stesso..questa coda porta fuori Marketa e “Lies” viene interrotta dopo solo pochi versi. “High Hope” è sempre stupenda come “Come and find me” di Josh Ritter. E dopo “High Horses”, sull onda sonica finale Glen dice “One more” e la band si lancia in “Fitzcarraldo” brano storico dei Frames (Una mia amica di Milano aveva richiesto a Glen questo brano poco prima del soundcheck) una cavalcata senza respiro con il violino di Colm che ci entra nelle viscere e ci fa viaggiare verso gli scenari del film di Herzog. E’ il momento giusto per far tornare Satan e la sua “Devil Town” per un finale assolutamente unico. Tutta l audience è in piedi e in trance, non vorrebbero mai far andare via gli Swell Season, un finale di tour italiano “da paura” come ho insegnato a dire a Glen e che ora è il suo mantra. Da paura Swell Season!

Recensione e foto: Fabrizio Fontanelli

Scaletta:

  3 Responses to “Da paura Swell Season!”

  1. Recensione da paura, Fab!! Un tour diary che trasuda emozione da ogni parola…giorni indimenticabili! W Glen!

  2. CHE BELLO !!!!
    Thanks

  3. […] all’Oscar vinto per il brano “Falling Slowly” e per il progetto Swell Season,di cui a breve potremmo vedere un interessante documentario girato on the road. Ma oggi alla Chiesa […]

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