Lug 102012
 

Roma, Parco San Sebastiano, 5 luglio 2012

★★★★☆

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Quando ami visceralmente qualcosa, finisce che la conosci a menadito. E se non ti sorprende , l’amore si trasforma in abitudinaria ammirazione, che rischia di sfociare in diffidenza. Per questo mi avvicino al palco della band che più amo in assoluto da venticinque anni a questa parte con un certo timore. Nell’ultimo anno hanno licenziato un lavoro discreto, Keep you close. E discreto, nella mia scala di valori verso le loro possibilità musical/compositive, vuol dire largamente insufficiente.

Ed è per questo che sono qui a raccontarvi di quello che per me è un mezzo miracolo, un grande ritorno, un bel passo avanti.

Tom Barman, che è un geniale mattacchione, deve avere fatto due più due. Allora ho riunito i solidali, e in gran segreto (e gran velocità) ha tirato fuori dieci grandi pezzi raccogliendoli sotto il titolo di Following Sea , e pubblicandoli alla chetichella pochi giorni prima dello spettacolo. Considerando che ci aveva abituati a pubblicazioni a distanze siderali tra loro, è un prodigio.

Ed è anche un bel lavoro, perchè la scintilla si è riaccesa. E’ bastato un singolo in francese a la Gainsbourg , Quatre Mains, un semplice riff di chitarra praticamente recitato, e sono qui a parlare di trionfo. Ho capito dove sta la differenza con le altre esibizioni romane dei ragazzi, finalmente gli ultimi arrivati, il tranquillo e preciso chitarrista Mauro Pawlovsky, il frenetico e canottierato bassista Alain Gevaert ed il multibraccia batterista Stephane Misseghers non sono più musicisti di supporto , ma adesso sono una band !

Che da sensazione di unità, improvvisazione e a volte approssimazione, ma tutti per uno uno per tutti. I brividi durano per tutto il set, ma sono speciali quando si riappropriano del passato, lavorandolo a loro piacimento come se fossero in sala prove. Le improvvisazioni slow jazz di Little Arithmetics , funk rock di Fell off the Floor, man, hard rock su Instant Street , o il solo aver finalmente ripreso , dopo quasi quindici anni di silenzio, Hotellounge è segno che finalmente Tom Barman ha fatto pace con se stesso e con i fantasmi del passato.

Di conseguenza, si può scatenare , balla, corre, stecca, si impiccia con i cavi, fuma, sbaglia gli attacchi ed i volumi, si perde un plettro a pezzo, sembra ubriaco.

Semplicemente, si diverte.

E noi con lui.

Bentornati.

  PS Se il concerto fosse durato un due/tre pezzi in più, sarebbe stato tutto di guadagnato. Peccato che abbiamo avuto tutti la sensazione che lo stop sia stato anticipato per volere organizzativo , come peraltro è stata la sorte dell’opening act dei supporter Masoko. Però ha avuto il pregio di farci uscire in tempo per attraversare le terme di Caracalla in tempo per il finale del concerto di reunion dei CCCP che si teneva a cinquecento metri di distanza. Questa città è incredibile, o tutto o niente.

Recensione di Attilio
foto di Fabrizio Forno

SCALETTA :

The architect/Constant now/Sirens/Instant street/If you don’t get what you want/Quatre mains/Hidden wounds/Ghost/Keep you close/Sister dew/Little arithmetics/Girls keep drinking/Fell of the floor, man(Suds and soda////////Hotellounge (be the death of me)

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