Giu 272019
 

Eddie Vedder & Glen Hansard Firenze Rock Visarno, 16 giugno 2019

Scelta last minute quella di andare a Visarno per assistere al ritorno di Eddie Vedder nella grande arena delle Cascine a Firenze. Due anni fa le cronache riportarono unanimamente una serata magica e la curiosità rimase latente di assistere a questa combinazione tra due delle personalità più importanti della scena rock mondiale. Eddie ha richiamato al suo fianco Glen per questo nuovo giro in solitaria confermandolo per tutte le date come suo opener (e non solo).Glen ha accettato naturalmente anche se stava in tour per presentare il suo nuovo bellissimo “This Wild Willing”.
Grazie ai buon auspici di Glen ottengo braccialetto per il Pit Vip, dunque prima fila in transenna. A Firenze c’è la folla delle grandi occasioni, molti sono tornati per assistere al bis del concerto di 2 anni fa e molte sono le persone accorse da tutt’Italia, e molte faranno la doppietta con quel di Barolo due giorni dopo.
Prima di Glen Hansard sul palco si alterneranno svariate bands e artisti. La prima cosa che si nota è l’assoluta precisione negli orari di inizi set.
Sta a Jameson Burt da Orange County (L.A.) rompere il ghiaccio, in solitaria con la sua chitarra elettrica. Jameson Burt ha già aperto svariati concerti di Vasco Rossi e sa come interagire con il pubblico di Vedder che si dimostra decisamente più clemente dei fan del Vasco Nazionale. Il suo set scorre fluido e riscalda bene il gia caldissimo ambiente fiorentino.
Dopo Jameson ecco The Amazons, da Reading, band di buon successo nelle charts britanniche con due albums, svariati singoli e ep e un live album all’attivo.
La band ha un bel tiro ed è per loro l’occasione per presentarsi al pubblico italiano prima delle loro date in Ottobre 2019.
Ma l’arena si infuoca con l’impeto live dei The Struts,, molto semplici ed efficaci, con tanti rimandi all’epoca d’oro del rock’n’roll. Derivativi? Si, ma ben vengano! Specie in Festival cosi! Alla mente arrivano i Queen soprattutto, sia per l’impressionante somiglianza del frontman Luke Spiller (i suoi abiti sono firmati Zandra Rhodes colei che vestiva Freddie Mercury), sia per le movenze e per il grande feeling che subito instaurano con il pubblico. Grande scuola (aprirono anche per i Rolling Stones in Francia) e una manciata di brani killer che fanno battere le mani e fanno saltare tutti, Mission accomplished.
Noto subito una cosa, tutte le band usano chitarre elettriche, non ci sono segnali di synth o suoni campionati. Un ottimo segno direi, si dice spesso che le chitarre stanno sparendo dal rock, beh oggi la news è che forse non è propriamente cosi. Anche visto il successo di queste bands in Patria e altrove.
I Nothing but thieves sono un combo indefinito-sia musicalmente che di look, sembrano arrivare sul palco per caso. Anche loro inglesi, dall’Essex. Mi scorrono via abbastanza impalpabili, nonostante poi la simpatia del frontman Conor Mason. Una no look band (problema minore per carità) con un identità sonora secondo me che fallisce nel tenere alta l’attenzione, almeno in un festival come questo.
Dopo questo scorrere di musica ecco l’imbarazzante teatrino che Virgin Radio magnanimamente ci regala con un D.J Ringo che si accompagna a Marky Ramone. Uno stanco e reiterato sciorinare di corna, luoghi comuni, lancio di t shirt e gadget, giusto l’osservare da vicino il batterista dei Ramones, per il resto tutto veramente al limite dello squallido e totalmente fuori luogo, se a pensare che dopo qualche culo all’aria arriva sul palco Glen Hansard.
Il pubblico dei Pearl Jam ovviamente già conosce Glen, questa volta lui si presenta da solo, senza band (come avvenne l’altra volta quando Glen forse intimorito dalla capienza del posto richiamò qualcuno dei suoi per sostenerlo).
“Grace beneath the pines” per voce e loop già conquista tutti, fan storici e non. Anche se un cavo fa le bizze non importa, Glen sta in splendida forma, seguono “High Hope”, “When your mind’s made up”, “Bird of Sorrow”,64215234_10219307876638205_685072319076368384_n la nuova “I’ll be you be me”. “Way back in the way back when” è per tutti coloro che si trovano nel mondo a migrare e fa il paio con “Shelter me” (inedita e pezzo da 90), “Her Mercy” e “This Gift” chiudono un set veramente bello che conquista tutti con Glen che saluta anche chi viene da fuori Firenze per il concerto e i ragazzi dello Sky Stone & Songs negozio di dischi di Lucca che ospitò Glen più volte.
Divertente il boato che accoglie la fine di un brano di Glen che crede l’ovazione fosse per lui, quando era Eddie dietro a scattare foto del momento. Far
passare la citazione di “Bird on a wire” di Leonard Cohen inosservata? Fatto!
Eddie Vedder sale sul palco alle 21, 45, precise come da orario, accolto da un boato.
Si dirige subito al Pump Organ per l’inedita “Cross the River”. Un inizio intenso che avvolge tutta l’arena.
Eddie delivera moltissimi brani dei PJ come “Small Town”, “Wishlist”, “I Am Mine” accenna “Brain Damage” dei Pink Floyd, fa una commovente dedica per Tom Petty con “Wildflower”. Ma c’è spazio anche per Franco Zeffirelli scomparso la mattina stessa
“Just Breathe” eseguita assieme al Red Limo String Quartet è tutta per lui.
Quando Eddie imbraccia l’ukulele per “Should I Stay or Should I Go” dei Clash l’arena impazzisce. Saranno stati felici i tipi di Virgin Radio che in mezzo a questi classici ci sguazzano e sembra che sia l’unica musica da trasmettere possibile.
Anteprima per il tour sono state “Black” e “Parting Ways”. Una doppietta speciale per Firenze Rocks.
Nell’encore ecco che arriva anche Glen per una grande “Society”,la corale “Song of good hope” e una 62577913_10219307877518227_920055455923830784_n“Rockin in the Free World” di Neil Young con Glen al basso che manda tutti a casa forse troppo presto. (“Light years” e “Last kiss” sono state depennate dalla setlist). Problemi di orari o un Eddie febbricitante o semplicemente un po sotto con eccessi di vino vari? Sicuro è mancato qualcosa allo show. Mentre nulla da dire per Glen in stato di grazia. Giusto il tempo di abbracciarlo e fargli i complimenti per la scelta della scaletta che lo portano via e sparisce nella notte.
Con lui ci rivedremo presto. il 26 luglio all’Anfiteatro del Vittoriale a Gardone Riviera in quel di Brescia. Da non perdere questa volta full band per presentare il suo nuovo bel lavoro. Ci saremo.

Racconto di Fabrizio Fontanelli
Foto di Daniela Attardo

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