Nov 292009
 

Roma, Circolo degli Artisti, 11 novembre 2009

★★★★☆

Il Teatro Degli Orrori 01Il Circolo degli Artisti è sold out per la tappa romana del tour in cui Il Teatro Degli Orrori presenta il nuovo album “A Sangue Freddo”, tanto che molte persone sono rimaste fuori. La band veneta ha visto costantemente aumentare il suo pubblico nella capitale, e immaginiamo sia lo stesso in tutta Italia, grazie a concerti di straordinaria intensità e ad una musica di altissima qualità
Il concerto è incentrato sul nuovo album “A Sangue Freddo”, suonato quasi nella sua interezza: proprio dal nuovo album è estratto il brano di apertura del concerto, “Direzioni diverse”, che nella versione in studio ospita l’elettronica del duo dei Bloody Beetroots, e che dal vivo viene proposto in una versione decisamente più rock, molto potente. Come potente è la successiva “Il terzo mondo”, una feroce invettiva sostenuta in maniera magistrale da Giulio Ragno Favero e Francesco Valente, ed esaltata dagli ispirati e taglienti riff di chitarra di Gionata Mirai. È poi la volta del trittico di brani che apriva il primo album “Dell’impero delle tenebre”: “Vita mia”, “Dio mio” e “E lei venne!” (rilettura della poesia “Il Vino dell’Assassino” di Charles Baudelaire) vengono suonate una dietro l’altra senza un attimo di respiro. La band si diverte e diverte, e il contatto con il pubblico è fortissimo e Pierpaolo Capovilla non perde occasione di lanciarsi sul pubblico e farsi trasportare in tutte le direzioni, fino anche ad arrivare in fondo alla sala. “È colpa mia”, estratta da “A sangue freddo”, è un pezzo più tradizionalmente rock, meno acido e dissonante degli altri, mentre “Il turbamento della gelosia”, con cui si torna al primo album, parte forte con dei grandi intrecci di chitarra e basso, e muore lentamente e dolcemente con una splendida coda strumentale.Il Teatro Degli Orrori 02
A metà della scaletta c’è il momento più intenso del concerto, con una triade di brani proveniente da “A sangue freddo”. “Majakovskij” è una messa in musica della poesia “All’amato se stesso dedica queste righe l’autore”di Vladimir Majakovskij, interpretata anche da Carmelo Bene negli anni ‘70, e alla cui versione Il Teatro Degli Orrori si rifà esplicitamente. Capovilla sembra più sobrio e loquace delle altre volte in cui lo avevamo visto in azione e racconta anche un aneddoto sul suicidio del grande poeta sovietico. “Padre Nostro” è una convincente rilettura, laica e disperata, della preghiera cristiana, e sfoggia un gran ritornello. “A Sangue Freddo” è infine il momento più importante: la canzone è un inno al poeta e intellettuale nigeriano Ken Saro-Wiwa (di cui anche Roberto Saviano stava parlando su RaiTre proprio la sera del concerto), impiccato dal governo del suo paese su pressione della Shell per aver combattuto contro lo sfruttamento del territorio del Delta del Niger da parte delle multinazionali del petrolio. Capovilla spiega ad un pubblico attento come questi soprusi non abbiano mai permesso a generazioni intere di vedere un cielo stellato, o di bere acqua pulita, dato che in quella zona viene prodotto, bruciando illegalmente i gas che fuoriescono dalle pipeline che trasportano il petrolio (e che potrebbero invece essere venduti), il 3,5% dell’anidride carbonica del pianeta. Il cantante coglie anche l’occasione per promuovere l’associazione A Sud (www.asud.net) che si propone di “affiancare i movimenti sociali e indigeni del Sud del mondo attraverso la costruzione di ponti di comprensione, reciproco sostegno e solidarietà”.
Il Teatro Degli Orrori 03Il concerto prosegue pescando brani da entrambi gli album pubblicati dalla band. Ecco quindi il rock potentissimo di “Due” (in cui, così come in “A Sangue Freddo”, Giulio Favero mette da parte il basso e affianca Gionata Mirai con una seconda chitarra) e di “Compagna Teresa”, canzone d’amore dedicata ad una staffetta partigiana; la melodia quasi pop di “La vita è breve”, spogliata di tutti i synth che ne arricchiscono la versione in studio, e la straordinaria ballata “La Canzone di Tom”, un canto disperato in morte di un amico e uno dei brani più belli dell’intera (per quanto ancora ridotta) discografia della band veneta.
Il bis è affidato all’ultima traccia di “A Sangue Freddo”, l’inquietante “Die Zeit”, in cui Giulio Favero si cimenta con qualche parte di tastiera e Pierpaolo Capovilla imbraccia il basso, il suo strumento anche negli One Dimensional Man. Il pezzo si chiude con un assordante crescendo noise, che sfuma in “1000 Doses Of Love”, proprio degli One Dimensional Man, una chicca per i nostalgici che riconoscono in pochi.
Il Teatro degli Orrori continua a crescere per importanza e forza fra le realtà underground italiane: rock e poesia, politica e controinformazione, performance live incendiarie (anche se in questo caso sono stati un po’penalizzati dall’acustica) e grandi canzoni, ottimi musicisti, umiltà e credibilità. Con queste caratteristiche possiamo e dobbiamo sperare che la band continui a lungo a raccontarci così brillantemente “l’Impero delle Tenebre”.

Live report di Andrea Carletti

Le foto riportate nell’articolo sono di Lidal-K. e risalgono al concerto de Il Teatro Degli Orrori del 2 aprile 2009 al Circolo Magnolia di Milano.

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