Ott 262008
 

Il Teatro degli Orrori (with special guest: Zu) – Circolo degli Artisti – Roma, 20 settembre 2008
Fusione di membri degli One Dimensional Man, poco più che oscuro ma interessantissimo gruppo noise-blues veneto, e dei Super Elastic Bubble Plastic, Il Teatro degli Orrori (il nome richiama esplicitamente il Teatro delle Crudeltà di Antonin Artaud) ha pubblicato nel 2007 il suo finora unico album per la piccola etichetta La Tempesta Records. Titolo: “Dell’Impero delle Tenebre”, un disco che senza mezzi termini definirei un capolavoro, che coniuga un rock con forti venature noise e post-punk, rimandi a band come i Melvins o i Jesus Lizard (e i loro “genitori” Scratch Acid), un grande eclettismo quasi progressive, un muro sonoro a tratti degno dei Neurosis, e una splendida raffinatezza blues nelle canzoni più intime e riflessive. Tutto questo si sposa con la migliore indole cantautoriale italiana e dei testi meravigliosi, mai banali, zeppi di riferimenti letterari, che Pierpaolo Capovilla sputa infuriato, o in preda alla follia, o invece innamorato e sognante, con uno stile molto teatrale (non sono infrequenti paragoni addirittura con Carmelo Bene) e molte parti parlate. Sia chiaro: non è un’accozzaglia raffazzonata di musica derivativa, ma un’opera di rara originalità, una ventata di freschezza in una scena comunque viva e vegeta, ma che ultimamente sta assistendo alla decadenza delle sue band leader: persi i CSI (e mandato a quel paese Giovanni Lindo Ferretti con i suoi deliri antiabortisti), smarriti i Marlene Kuntz (alla ricerca, per ora fallimentare, di un cantautorato rock dalle caratteristiche poco chiare) e in parte gli Afterhours del neopapà Manuel Agnelli, a salvare il rock italiano ci pensano i Verdena (splendido il loro ultimo lavoro Requiem) e Il Teatro degli Orrori.
Il Circolo degli Artisti straripa per accogliere a braccia aperte questa nuova straordinaria creatura del rock alternativo italiano: Pierpaolo Capovilla alla voce, Francesco Valente alla batteria (entrambi degli One Dimensional Man), Giulio Ragno Favero al basso (ex degli One Dimensional Man e richiestissimo produttore) e Gionata Mirai alla chitarra (dei Super Elastic Bubble Plastic). Sul palco ci sono due batterie e un eccesso di amplificatori che fanno presagire una grossa sorpresa per il seguito del concerto.
Le luci si spengono e in un’inquietante crescendo di archi raggiunge il palco Capovilla, il volto della follia, che inizia a sghignazzare nel microfono. Il tempo di essere raggiunto dagli altri tre e il concerto esplode violentemente con “Vita Mia” (tutto il Circolo urla in un’unica voce: “NEW YORK!!!”), seguita senza un attimo di respiro da “Dio Mio” e da “E Lei Venne!”, straordinaria riscrittura libera di una poesia di Baudelaire. Il suono è potentissimo, ma curato in ogni dettaglio, e la band esegue tutti i brani furiosamente, senza perdere un colpo e non trascurando nessun particolare dell’arrangiamento dei brani (ottimi in particolare i cori), che suonano perfetti come su disco, ma ancora più sporchi e incazzati: Valente pesta selvaggiamente sulla sua batteria scarna, Favero si porta sulle spalle tutta la solidità del gruppo, Mirai tira fuori uno dopo l’altro i suoi riff dissonanti e potenti, e tutti e tre danno
prova di essere degli ottimi musicisti, ma con una profonda attitudine punk che non li fa perdere in leziosità e tecnicismi. Capovilla sbraita meravigliosamente, punta il dito contro il pubblico delle prime file e gli urla in faccia che se ne frega “di dio, del demonio, dei sacramenti”: canta parole di pessimismo, e tra una canzone e l’altra non fa che parlare di questo “mondo di merda” o del nostro “paese di merda”, e i suoi testi sono talmente validi che si fa fatica a dargli torto.
Si prosegue con “Il Turbamento Della Gelosia”, che parte fortissimo per poi morire piano in una stupenda coda strumentale, e “Carrarmatorock!”, un inno rock contro la guerra il cui ritornello è più che altro un grande slogan: “un carrarmato di rock per te, che ti faccia morire di musica e non di paura”. A questo punto Capovilla viene lasciato solo sul palco per essere raggiunto nientemeno che dagli Zu (ecco spiegati la batteria e l’amplificatore in più), che con Il Teatro degli Orrori hanno rilasciato un bellissimo 10” split a tiratura limitata (666 copie…). Il trio di Ostia esegue con il cantante la seconda facciata dello split, “Fallo!”, un pezzo con dei tempi assurdi e un testo surreale, e poi cede di nuovo il palco al Teatro vero e proprio, lasciando però intendere che per loro non è finita qui.
E Il Teatro degli Orrori ci regala uno dei momenti più alti del concerto: “La Canzone di Tom”, una ballata tristissima che parla di suicidio (“come ci illudi Tom di essere ancora tutti vivi mentre guardiamo sempre dall’altra parte”), che dà i brividi per quanto è bella e il groppo in gola per quanto è disperata.
È poi il momento di due canzoni fondamentali, le più esplicitamente politiche del repertorio. “Compagna Teresa”, un pezzo diretto e di impatto, è un lamento in morte di una staffetta partigiana (“noi cambieremo il mondo, lo faremo come volevi tu. Quanto sei bella Teresa, lo sai: con te muore ciascuno di noi”), e Capovilla nel presentarla ne sottolinea l’importanza che riveste per il gruppo stesso. “L’Impero delle Tenebre”, con il suo giro di basso ipnotico e le sue esplosioni improvvise, è l’analisi impietosa e disarmante di un paese, il nostro, senza memoria storica (“abbiamo perso la memoria del ventesimo secolo”), bigotto, assuefatto all’ignoranza e al consumismo, dove “fa un buio pesto”.
Pezzo dopo pezzo il gruppo è sempre più gasato e suona in un modo devastante, sospinto da una risposta di pubblico davvero degna. Gli ultimi due brani sono “Scende La Notte”, altro pezzo rock molto intenso e altra ventata di pessimismo (“ma poi scende la notte e il buio circonda le nostre vite non più libere”), e soprattutto “Maria Maddalena”, il vero apice del concerto, un delirio irriverente su strane tematiche religiose, che si chiude con un maestoso finale strumentale in cui pochi accordi ripetuti all’infinito costruiscono un flusso enorme di suoni che lascia senza fiato.
Ma gli Zu ci dovevano ancora qualcosa e infatti per i bis tornano sul palco, stavolta anche con Il Teatro degli Orrori al completo, per eseguire “Nostalgia”, la prima facciata del 10” split, in una formazione incredibile: due batterie, due bassi, chitarra, sax e voce, nella fusione completa di due delle migliori band italiane attualmente in circolazione.
Abbiamo la fortuna di assistere ad un evento semplicemente unico. Il pezzo parte piano, con un cantato malinconico e una grande melodia, per poi sfociare in oltre dieci minuti di pura improvvisazione, nel segno del noise più marcio e visionario. A tratti risulta evidente che i due gruppi insieme non abbiano mai fatto prove, o quasi, ma la potenza e la varietà di suoni sprigionate sono davvero notevoli. In tutto ciò Capovilla sta come paralizzato al centro del palco, barcollando ogni tanto mentre gli altri musicisti gli si scatenano intorno, e fissa con sguardo allucinato un punto fisso in mezzo al pubblico, rendendo la scena ancora più stupefacente.
Con il pubblico e i musicisti stravolti dal viaggio sonoro creato dalle due band, Il Teatro degli Orrori chiude il concerto piano, con la tenera ballata “Lezione di Musica”, ennesima perla di un concerto straordinario.
Era da molti anni che in Italia non veniva fuori tanto prepotentemente e in così poco tempo (un solo disco) un gruppo vero e promettente come questo, capace di scrivere musica colta e per nulla banale, di muoversi con grande facilità e originalità in contesti musicali e lirici differenti, di esibizioni live infuocate e tecnicamente impeccabili, senza mai il minimo calo di intensità. Il futuro del rock italiano passa inevitabilmente per Il Teatro degli Orrori.

Live report di Andrea Carletti

Le foto sono relative al Live Act della band a Palestrina “Nel Nome del Rock” del 4 luglio 2008. Visita la Galleria fotografica

SCALETTA

1. Vita Mia
2. Dio Mio
3. E Lei Venne!
4. Il Turbamento Della Gelosia
5. Carrarmatorock!
6. Fallo! [con gli Zu]
7. La Canzone Di Tom
8. Compagna Teresa
9. L’Impero Delle Tenebre
10. Scende La Notte
11. Maria Maddalena

12. Nostalgia [con gli Zu]
13. Lezione Di Musica

  One Response to “Il Teatro degli Orrori: Dall’ Impero delle tenebre sorge il rock dell’Avvenir”

  1. […] uscito il 31 gennaio il nuovo disco di Il Teatro degli Orrori, dopo che i due dischi precedenti, “Dell’Impero delle Tenebre” del 2007 e “A Sangue Freddo” del 2009, avevano fulmineamente contribuito a rendere la band […]

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