Lug 302013
 

Roma, Villa Ada, 19 Luglio 2013

★★★½☆

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In una villa Ada più umida che mai, causa un nubifragio pomeridiano, si è esibita anche quest’anno l’Orchestra di Piazza Vittorio dando vita ad un concerto piacevole ma niente affatto emozionante.
La serata era partita bene, con due brani orchestrali dove la fusione delle diverse esperienze stilistiche ed etniche del mondo faceva capolino in un tutt’uno musicale che manteneva le promesse sulle quali è nata e si è sviluppata negli anni l’Orchestra di Piazza Vittorio; è proseguita però assai meno sfavillante per la scelta di brani cantati dove la componente magrebina o sudamericana prevaleva su tutto. Veniva a mancare appunto quella fusione che dà vita a qualcosa di diverso e di autonomo rispetto alla tradizione popolare della parte del mondo in questione.
Inoltre si percepisce nitidamente che nell’orchestra attualmente manca l’Asia i cui strumenti e sonorità sono così peculiari che la loro assenza non può passare inosservata e difficilmente si può sostituire con altro.
Momenti più vibranti del concerto si sono avuti comunque anche con un paio di canzoni provenienti dalla tradizione folk-pop sudamericana (molto amata da chi scrive!) e con la cantante Sylvie Lewis che insieme alle note riesce a far uscire dalla sua gola atmosfere dolci e amare da America lontana.
Per il resto rimane comunque una bella dose di divertimento con tante canzoni anche buffe e spiritose, tanto entusiasmo dei numerosi affezionati che popolavano il sotto palco e ballavano e cantavano canzoni ormai note come Tarareando, del simpatico Carlos Paz Duque, virtuoso del flauto andino e voce dell’orchestra insieme al suo collega tunisino Houcine Ataa.
Con l’augurio di tornare ad essere più orchestra che canzonettiero, salutiamo comunque con affetto e simpatia questo gruppo di bravissimi musicisti capitanati da Mario Tronco, perchè il progetto è nato, è e sarà sempre estremamente valido, perchè propugna l’idea che nulla come la musica non ha confini e che è forse l’unica lingua comune per dialogare tra popoli.

Recensione di Claudia Pignocchi
foto di Fabrizio Forno

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