Ago 162017
 

Altopiano di Colfiorito, 3-4—5 agosto 2017

Montelago1    Da ben ormai sedici anni si svolge nell’altopiano umbro marchigiano, non lontano da Serravalle del Chienti e Colfiorito, un festival di Musica e Cultura Celtica piuttosto insolito, ma particolarmente accurato. Da quanto abbiamo potuto osservare quest’anno, avendo partecipato ad esso, possiamo rilevare che la tradizione “celtica” viene assunta come modello, viene investigata nei suoi aspetti culturali, tramite seminari di studio, conferenze letterarie, convegni. E’ stata  presente la scuola letteraria “Holden” di Torino, nonchè la “Società Tolkeniana italiana”. Ci sono stati moltissimi stand che vendevano oggettistica e vestiti d’epoca, non senza qualche simpatica bizzarria, come giochi tematici piuttosto divertenti, ed una gigantesca “Arpa della Rinascita”, un simbolo scenografico alto più di 16 metri, visibile a chilometri di distanza. Ogni giorno ci sono stati decine di eventi, culturali e gastronomici,e addirittura, tra il serio ed il faceto, sono stati celebrati matrimoni di rito“celtico”, in una atmosfera gioiosa, da grande raduno musicale. Il tutto in una grande area, non a caso definita “La Terra di Mezzo”, in omaggio a Tolkien.

Nelle tre giornate nelle quali il festival si è tenuto, si sono svolti ben 24 concerti, suddivisi in tre palchi, per una maratona di musica live che ha visto l’esibizione di diverse band, italiane e straniere, con una notevole partecipazione di pubblico.

Diamo conto delle performance cui abbiamo avuto occasione di assistere:

OMNIA: Pagan Celtic Folk

★★★½☆

OMNIA   Questa band olandese, ma composta da elementi provenienti da diversi altri paesi, tra cui Irlanda, Germania, Belgio, si è rivelata particolarmente affascinante; portatrice di un suono straripante, che sgorga direttamente dalle tradizioni di Irlanda, Inghilterra, Cornovaglia, Persia, perfino, ha letteralmente entusiasmato il pubblico: un “pagan celtic folk” originale e trascinante, rivissuto culturalmente nell’ambito di una moderna spiritualità pagana, latrice di un messaggio fortemente ecologista, di totale aderenza alle leggi della Natura. Un possente inno alla vita, cui i coniugi Evans van der Harten imprimono vigore e potenza.  Un concerto di grande impatto emotivo, che appare molto autentico, basato su danze selvagge e primordiali, ma anche lente. Uno stile poliedrico e multiforme, che appare legato realmente a spiritualità non convenzionali, e che utilizza tutti gli strumenti della tradizione celtica, compresa armonica a bocca, ma anche di culture lontane come il didjeridoo, con effetti di grande suggestione. Notevole l’invocazione al dio nordico Odino, sorta di magico incanto ove le voci vengono utilizzati come strumenti.

Katia Zunino: Arpa Solo/Piemonte

★★★☆☆

katia_zunino Trattasi di una eccellente insegnante di arpa celtica piemontese,  veterana,  ci dicono, del Montelago festival, che a volte si esibisce in una “solo” performance. Così è stato, e, con delicatezza, suggestione e vena poetica, ci ha offerto, nell’apposito arpa gazebo numerosi brani immortali della tradizione celtica.

Drunken Sailors: Musica marinara irlandese

★★★☆☆

      Drunken Sailors ci è apparso come un gruppo irlandese di musica marinara, piacevole, non molto originale, pur nella trattazione di materiale tradizionale; in realtà sono di Trieste, il primo nucleo è stato formato da due chitarristi innamorati del folk irlandese ed inglese. La strumentazione è quella classica, chitarre, tin whistle (flauto a fischietto), bozouki irlandese (una sorta di antico tricorde di origine greca), banjo.

Un gruppo dotato di un suono pacato e suggestivo, molto legato agli stilemi classici del suono irlandese: ascoltarli ci trasporta con l’immaginazione in un pub di Dublino.

The Sidh: Celtic Modern Music/Piemonte

★★½☆☆

The SidhThe Sidh rappresentano un interessante tentativo, secondo noi riuscito a metà, di ammodernare gli stilemi della musica celtica tradizionale.

Sul palco hanno grande vivacità, presentando un progetto di pura “musica celtica/elettro contemporanea”, fatta di whistles con largo uso di cornamuse, chitarre elettriche e forti percussioni, unitamente a basi hip hop e dubstep, al fine di delineare una “Tradizione Futura”. Lo spettacolo è stato assicurato, anche per la presenza, tra gli ospiti, delle ballerine della Innova Irish Dance Company, danzatrici irlandesi, nonché la BeinnLoch Pipe Band, composta da musicisti italiani e scozzesi.  Il progetto, però, non ci sembra fortemente ispirato: troppa l’ansia di stupire con una spettacolarizzazione per certi versi, comunque, indubbiamente efficace.

 

Tsuumi Sound System: Folk – World – Contemporary/Finlandia

★★★☆☆

Questo ensemble finlandese è certamente di qualità: unisce la combinazione di varie influenze della tradizione finnica e scandinava a composizioni originali, virando verso atmosfere folkloriche, vagamente “new age”, definite “Urban Finnish Ethno”, non prive di consistenti venature da jazz d’avanguardia. Il progetto è solido, consolidato, ma non è particolarmente originale, e soprattutto emozionante. Comunque, l’insieme è di buona qualità. Si tratta di musicisti colti, che hanno realizzato anche “Tango Private”, uno splendido video  le cui immagini sono tratte dal film “La Strada” di Federico Fellini. Una dolente “World Music”, un po’ fredda, ma sapiente ed a suo modo non priva di fascino.

Uncle Bard & the Dirty Bastards: Irish Folk Rock/Lombardia

★★★☆☆

Uncle Bard and the Dirty BastardsUna band di buona qualità, appassionata, seguace dei leggendari Pogues, pur non avendo la forza dirompente degli originali, ha proposto una performance “Irish Traditional” di notevole suggestione. La loro passione per l’Irlanda suona assolutamente reale ed autentica: in particolare Luca Crespi è a tutt’oggi uno dei più apprezzati interpreti di musica irlandese. E vantano addirittura la condivisione del palco con artisti di fama internazionale come i Dropkick Murphys, tanto per rimanere nel “Celtic Punk”. Una performance trascinante, di notevole impatto.

Irish Five: Folk tradizionale Irlandese/Marche

★★★☆☆

Irish Five  Irish Five ha tenuto la sua performance, trascinante, di grande impatto emotivo nel “Mortimer Pub”, dove si beve una birra fantastica, un po’ il cuore del festival: la gente al ritmo dei jigs e dei reels danzava felice. Si sente l’influenza del “Modern Celtic Folk” irlandese, the Dubliners in particolare, ma anche Solas e Corrs. Sonorità moderne di basso e batteria vengono mescolate a quelle tradizionali di violino e chitarra. Ottimo impatto, pubblico entusiasta: passione, tecnica, non grande originalità.

In definitiva, un festival insolito e ricco di eventi culturali, ed addirittura di happening, una piccola Woodstock celtica: nell’arena Avalon intorno alla mezzanotte venivano accesi i fuochi, come i Bardi antichi richiedevano nei loro versi ed i Druidi eseguivano, ritirandosi in preghiera. Abbiamo assistito anche a suggestive danze rituali intorno ai fuochi sacri, che rievocavano rituali pagani di antico splendore. Montelago Celtic festival, in questa Italia televisiva, ed attenta soprattutto ai “social media” rappresenta un pizzico di originalità, di protagonismo del pubblico e di ricerca culturale, non fine a sé stessa. E rappresenta un modo per non dimenticare terre duramente colpite dai recenti terremoti: nell’ambito del festival umbro marchigiano, infatti, venivano lodevolmente raccolti fondi per la ricostruzione di una terra ferita e duramente scossa, che con tenacia ed orgoglio, rivendica le sue radici e vuole fortemente rinascere.

reportage di Dark Rider

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