Dic 092018
 

Roma – Largo Venue, 22 novembre 2018

★★★½☆

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A trent’anni esatti dalla loro fondazione,  i Mudhoney pubblicano il loro decimo lavoro, Digital Garbage, prodotto dalla storica etichetta Sub Pop, questo album dimostra ancora una volta il perché alcune delle famose band del nuovo movimento grunge uscite da Seattle alla fine degli anni ottanta, si siano ispirate a Mark Arm e compagni.

Album a mio avviso che rispecchia in pieno la forza del grunge, con ritmi ipnotici e riff taglienti, termine il grunge, che lo stesso Mark Arm usò all’inizio della sua carriera per descrivere la sua musica e da cui si etichettano tutte una serie di band di Seattle (Soundgarden, Pearl Jam, Nirvana, Tad, e Alice in Chains) che avevano in comune stile musicale e  culturale e che si ispiravano al punk rock e alla protesta verso l’establishment.

Ora parliamo del live di Roma, siamo al Largo Venue, ha da poco finito di suonare il gruppo spalla, i Please the Trees, il locale è pieno, i Mudhoney prendono posto sul palco, e attaccano con “Into the Drink” trovarsi difronte il padre del grunge e vedere alla batteria Dan Peters, che per puro caso non è stato il batterista ufficiale dei Nirvana, ma che ha comunque dato un suo contributo nell’album Incesticide,  da una certa emozione, i brani nuovi suonati sono stati nove, la chitarra di Steve Turner ci ricorda come si suona Punk, la base ritmica di Peters e Maddison è incalzante e precisa, la voce  e la presenza di Mark Arm è quella  affilata di sempre,  vederli in azione da molta energia e il pubblico la sente, si poga quasi lungo tutto il concerto sicuramente il picco si raggiunge con brani come Touch Me I’m Sick e Suck You Dry, sentendo questi brani capisco perché abbiano ispirato tanti musicisti.

Mark Arm è padrone del palcoscenico esibendosi nelle sue mosse e urlando i suoi versi al pubblico.

Alla fine i brani sono trenta per un ora e cinquanta di concerto dove non sono mancate le cover di alcune band del passato che hanno dato un contributo alla loro musica come i Black Flag.

Dopo averli visti ma soprattutto sentiti suonare, credo che avrebbero meritato una maggiore considerazione, ma forse alla fine va bene così, sono comunque rimasti coerenti con loro stessi facendo sempre musica genuina e diretta chi li ha sempre seguiti troverà in loro sicuramente buona musica chi vorrà scoprirli non se ne pentirà.

 

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  1. Into The Drink
  2. I Like It Small
  3. Hey Neanderfuck
  4. You Got It
  5. Nerve Attack
  6. The Farther I Go
  7. Judgement, Rage, Retribution and Thyme
  8. No One Has
  9. Kill Yourself Live
  10. Touch Me I’m Sick
  11. If I Think
  12. Next Mass Extinction
  13. Suck You Dry
  14. Please Mr. Gunman
  15. Get Into Yours
  16. Night and Fog
  17. F.D.K. (Fearless Doctor Killers)
  18. Oh Yeah
  19. I’m Now
  20. Paranoid Core
  21. One Bad Actor
  22. The Only Son of the Widow From Nain
  23. 21st Century Pharisees
    Bis:
  24. Here Comes Sickness
  25. Who You Drivin’ Now?
  26. Sweet Young Thing (Ain’t Sweet No More)
  27. Ensam i natt (The Leather Nun)
  28. The Money Will Roll Right In (Fang)
  29. Hate the Police (The Dicks)
  30. Fix Me (Black Flag )

Live report e foto di Tommaso Notarangelo

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