Ago 062013
 

Roma, Villa Ada, 23 luglio 2013

★★★★☆

Nell’ambito della kermesse Roma Incontra il mondo al Laghetto di Villa Ada (edizione 2013), si è svolto il tradizionale concerto estivo di Elio e le Storie Tese, una delle poche band italiane a potersi appropriare dell’appellativo “rock” in senso lato, senza per questo disdegnare escursioni nelle manifestazioni commerciali di casa nostra (vedi la partecipazione al recente Festival di Sanremo), ma conservando stoicamente il proprio stile ed evitando accuratamente di cadere nella tentazione di trascendere in quelle banalità che ingabbiano un buon 90% della produzione musicale italiana coeva. Sulla breccia da un trentennio, gli Eelst hanno dimostrato con sagacia quanto sia possibile accorpare una musica di stupefacente qualità ad un lirismo demenziale squisitamente ricercato e dai toni corrosivi, ovviando ad una sorta di (calcolata) sovraesposizione mediatica con l’intelligenza di una produzione mai scontata o fine a sé stessa, avvalorata da un piglio personale e surreale che avvicina la band alle tematiche utilizzate da Frank Zappa, peraltro uno dei punti di riferimento del gruppo milanese. Capitanati da un Elio come al solito straripante nelle vesti di frontman-intrattenitore, gli storici Faso (basso), Christian Mayer (batteria) e Cesareo (chitarra) sono coadiuvati dagli oramai insostituibili Jantoman alle tastiere e dalla straordinaria voce di Paola Folli, mentre perdura la (misteriosa?) assenza di Rocco Tanica, lontano dalla band da qualche mese per non meglio precisati motivi e sostituito (egregiamente) dall’ex PFM Vittorio Cosma, anch’egli alle tastiere oltre che alla voce ed agli effetti manipolati dall’harmonizer. Parte integrante e fondamentale dello spettacolo, il performer Mangoni, adorato dai fans nonchè vero e proprio deus ex machina che piomba nel bel mezzo dei brani con risultati esilaranti, specialmente nella parte di “vittima” all’interno de’ Il Rock and roll o di eroe mascherato nella dirompente Supergiovane.
Dopo aver rotto il ghiaccio con l’ouverture iniziale, l’inno generazionale di Servi della gleba scalda ulteriormente il pubblico accorso in massa, mentre i pezzi successivi pescano a piene mani dall’ultimo lavoro, l’Album biango, che contiene le due proposte sanremesi Dannati forever oltre all’acclamatissima La canzone mononota, vero gioiello in stile Eelst che incastra al suo interno il solito nugolo di cambi di tempo con Elio a padroneggiare il cantato in un alternarsi di note alte e basse che divertono ed al tempo stesso lasciano ammirati i presenti. I musicisti sul palco dimostrano di essere in salute, offrendo il consueto spettacolo di virtuosismi tecnicamente impeccabili, nonostante qualche momento tratto dall’Album biango non sembri memorabile come gli Elii ci hanno solitamente abituato (Il ritmo della sala prove), ma senza dubbio l’omaggio di Come gli Area nella sua dichiarata semplicità chiarisce ulteriormente (se mai ce ne fosse bisogno) quali siano le radici musicali dalle quali proviene questa band di musicisti dotatissimi, che spesso e volentieri si trovano appiccicati l’etichetta di “rock demenziale” come genere di riferimento col risultato di apparire eufemisticamente riduttiva. La formidabile Complesso del Primo Maggio, poi, mette in risalto le qualità di ogni singolo componente del gruppo, con le citazioni a iosa contenute nel brano (Bregovic, Finardi, perfino Rettore) amalgamate al cantato di Elio, il tutto condito da provocazioni esilaranti perennemente in bilico tra il serio ed il faceto, non risparmiando proprio nessuno, dai centri sociali alla cosiddetta musica folk, tratteggiando icasticamente il periodo attuale e le contraddizioni socioculturali insite in esso. Tra uno sketch e l’altro (con i Club Dogo presi di mira a più riprese), si susseguono la ballata Discomusic e la scatenata Il Rock and roll, fino all’elettropop di Born to be Abramo, altro cavallo di razza targato Eelst imprescindibile nei live del gruppo. Nei bis prima il pubblico si sollazza con la rabbiosamente ironica Parco Sempione, prima della chiusura trionfale di Tapparella, con l’immancabile coro << Forza Panino >> urlato a squarciagola fino al termine del brano, degna chiusura per una performance che supera le due ore, offrendo nel complesso uno spettacolo che diverte mediante un altissimo livello tecnico sciorinato tra un brano e l’altro, con questi geniali musicisti impegnati a dimostrare a tanti colleghi come sia realmente possibile coniugare una qualità sopraffina a dei testi dissacranti che affondano nel sociale, sbeffeggiando i luoghi comuni o il presunto senso del pudore sbandierato da tanti benpensanti. E pazienza se certa critica snob fatica ad ammettere che Elio e le Storie Tese sono, con tutta probabilità, la miglior espressione della musica made in Italy in attività da due decenni a questa parte. Prendendosi la briga di vederli suonare dal vivo, magari gli stessi miscredenti se ne faranno una ragione.

Recensione di Fabrizio 82

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