Mag 232016
 

Roma, 9 maggio 2016, Auditorium Parco della Musica

★★★½☆

cacciapagliaNon sono necessari troppi preamboli per elogiare le virtù compositive di Roberto Cacciapaglia, milanese classe 1951, attivo dalla prima metà degli anni settanta ed autore del celebre Sonanze, lavoro d’avanguardia ispirato dall’elettronica del primo Battiato, con il quale lo stesso Cacciapaglia aveva già collaborato in occasione del disco Pollution, secondo capitolo progressivo sperimentale del cantautore siciliano. L’ultima fatica del compositore lombardo, intitolata Tree of life – suite, dalla eco di Malickiana memoria, attiene in realtà all’Albero della Vita esposto durante l’Expo 2015 in quel di Milano, appunto la città della quale è nativo il musicista, che ha ricevuto l’onore di rappresentare con la propria composizione l’accensione della suddetta opera patrocinante il padiglione italiano, intrattenendo gli astanti con effetti sonori frammisti a spettacolari giochi di luce, magari intervallati da pirotecniche figure acquatiche. L’opera di Cacciapaglia, rappresentata sotto forma di suite all’interno di teatri ed auditorium, permette di elaborare l’intero percorso interdisciplinare intrapreso dall’artista, coadiuvato nell’occasione dalla Celestia Chamber Orchestra, ensemble interamente al femminile fondato dallo stesso Cacciapaglia pochi mesi orsono. Rispetto agli esordi, i vagiti di elettronica sono ridotti sensibilmente, mentre le tematiche vertono decisamente sul versante della classica dai tratti sinfonici, in linea con la coerenza di un’opera composta da un corpus di movimenti lineari dove le trame intessute al pianoforte dal maestro si amalgamano in perfetta simbiosi con le partiture d’archi, rinunciando completamente alle percussioni, preferendo intervallare le composizioni con i vocalizzi di un soprano che accompagna l’elaborato, conferendo al tutto una crescente carica emozionale sparsa all’interno di brani che contengono una durata vicina alla forma canzone, pur tuttavia mantenendo inalterato il concetto di suite. Ma la vera perla della serata è rappresentata da una splendida e sentita rivisitazione di Starman in chiave classica, personale reinterpretazione da parte da Cacciapaglia del capolavoro del Duca Bianco David Bowie, omaggiato da questa versione eccellente riletta su tappeto di pianoforte ed intermezzi di violino a comporre il celeberrimo ritornello in chiave squisitamente strumentale, con sonorità dal sapore analogico ed ingentilite dalla pulizia d’esecuzione dell’orchestra, un momento realmente emozionante foriero dell’ennesimo (e mai abbastanza meritato…) omaggio riservato ad uno dei musicisti più innovativi e geniali dell’intero novecento, dotato di una personalità che non poteva lasciare indifferente un compositore attento e voglioso di sperimentare come Roberto Cacciapaglia, cresciuto artisticamente nel periodo di “dominio” del Duca all’interno del panorama musicale dell’epoca. Schivo e sobrio come sempre, Cacciapaglia ha composto un collage di frammenti dai titoli eterei ed evocativi, adesi alla perfezione all’Albero della Vita inteso come opera concettuale, rendendo il tutto fruibile anche all’orecchio dei melomani meno intransigenti, con l’eccelsa qualità della Celestia Chamber Orchestra a sottolineare brani dai titoli perfettamente attinenti allo spirito dell’insieme: Fiamme, Oceano, Figlia del cielo, Expansion, Transparence, sono alcune delle tracce contenute nel concept, perfetta sintesi delle tematiche care all’autore e messe in pratica in totale sintonia dalle orchestrali. Un lavoro di livello elevato, che nella resa live conferma le proprie potenzialità, aggiungendo il gioiello di Starman a cesellare uno spettacolo di indubbia qualità e di una freschezza che spesso e volentieri si fatica ad individuare in analoghe opere contemporanee.

 recensione di Fabrizio 82

 

 

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