Gen 282009
 

Savage Republic + Carla Bozulich’s Evangelista, Roma, Circolo degli Artisti, 20 gennaio 2009

★★★½☆

È una strana accoppiata quella che si esibisce in questa serata al Circolo degli Artisti. Il rock tribale e ossessivo dei californiani Savage Republic è affiancato all’avanguardia rumoristica di Carla Bozulich con il suo progetto Evangelista.
La serata è aperta da “Congs for Brums”, progetto solista e di sole percussioni del batterista Ches Smith, che però non riesco a vedere perché arrivo tardi… Mi dicono però che, tolta la bravura del batterista, la musica non fosse nulla di che.
Tocca poi a Evangelista, la band di Carla Bozulich, un’artista controversa, alle prese con una musica nervosa, imprevedibile, per larga parte improvvisata, e assolutamente fuori da qualsiasi canone, anche dal punto di vista tecnico: Carla suona la chitarra in un modo assolutamente sbagliato, tecnicamente parlando, ma ci fa tutto quello che vuole e che le serve, dunque nessuno si sogna di criticare.
Ad accompagnarla ci sono il violoncellista Francesco Guerri, il già citato e bravissimo Ches Smith alla batteria (che già mi aveva impressionato poco più di un mese fa all’All Tomorrow’s Parties con i Madlove di Trevor Dunn), la bassista Tara Barnes e Dominic Cramp alle tastiere e samples vari.
Un’ora di concerto con molti momenti disturbati, in cui tutti i musicisti sono piegati sul loro strumento sovrapponendo rumori su rumori, e Carla urla “When there is no hope / there is only one word that hasn’t dried on your parched lips / Can you say it with me? / The word is LOVE” con la sua voce straziante e disperata. Altri momenti sono invece più distesi, dilatati, con il violoncello a farla da protagonista e la voce di Carla al massimo dell’espressività, con un timbro caldo, simile a quello di Patti Smith, a cantare splendide melodie. Curioso il fatto che il gruppo abbia suonato tre canzoni “scritte negli ultimi due giorni” (tra cui una descritta come “un’incrocio tra i Nirvana e le Dixie Chicks”, in realtà più simile a un gospel sbilenco), segno che la stralunata creatività di Carla e della sua band non conosce soste, e del fatto che l’improvvisazione sia uno dei cardini di questo gruppo. Una musica forse un po’ prolissa e spigolosa nelle parti più improvvisate e avanguardistiche, ma sicuramente ricca di molti spunti interessanti.
Verso mezzanotte salgono sul palco i Savage Republic, e fanno subito capire di cosa è fatta la loro musica: ritmi industriali, a volte tribali, scanditi alla perfezione dall’ottimo batterista Alan Waddington e dal chitarrista Ethan Port che picchia su un enorme bidone con il logo del colosso petrolifero spagnolo Repsol, sui quali si aggiungono Thom Fuhrmann al basso e alla voce e l’altro chitarrista Kerry Dowling, impegnati in sonorità più post-punk o dark-wave, tipiche degli anni a cavallo fra i ’70 e gli ’80. L’insieme crea un’atmosfera scura, inquietante, e l’assalto sonoro è davvero notevole. Dalla metà del concerto in poi Port, Fuhrmann e Dowling si scambieranno varie volte gli strumenti, esplorando diverse soluzioni ritmiche e sonore.
Va detto che la formazione non comprende nessuno dei membri originali, e soprattutto è priva dello storico leader Bruce Licher, ma Furhamm e Port sono nella band già dal 1983, un anno dopo la pubblicazione del primo album “Tragic Figures”.
Fuhrmann inevitabilmente esordisce mostrando la sua felicità perché “We are Savage Republic from Los Angeles and we have a new president… finally!” e subito si parte con “Procession”, tratta proprio da “Tragic Figures”. Eccezionale la prova di Alan Waddington che più che essere un batterista post-punk sembra uscito da un gruppo progressive degli anni ’70, e ripete i suoi pattern ritmici con un’ossessività che richiama il kraut-rock. Molti dei pezzi sono tratti dall’ultimo album “1938”, pubblicato su Neurot Recordings, l’etichetta dei Neurosis, per i quali le sonorità dei Savage Republic sono sicuramente una notevole fonte di ispirazione, specialmente nelle produzioni più recenti, in cui si scorge più di un richiamo a certe sonorità tribali. Altri brani sono ancora più recenti e verranno inclusi nel disco che la band registrerà alla fine del tour.
I pezzi si mantengono più o meno tutti sullo stesso genere di sonorità, ma strutturalmente sono molto variegati, e l’attenzione di chi ascolta non ha mai motivo di calare. Quando il concerto si avvia verso la fine i Savage Republic propongono un’ottima rivisitazione di “The Hanging Garden” dei The Cure, tratta da “Pornography”, certamente uno dei momenti migliori della serata. Lo show si chiude con l’inno “Viva La Rock’N’Roll”, praticamente un pezzo punk, dopo il quale la band saluta soddisfattissima un pubblico che ha risposto molto bene all’ottima performance di questo gruppo piuttosto oscuro, certamente sottovalutato, ancora in ottima forma dopo oltre 25 anni di carriera.
Da segnalare la presenza di un idiota fra il pubblico che non aveva di meglio da fare se non disturbare i musicisti durante i concerti: prima ha lanciato, fallendo il bersaglio, una monetina a Carla Bozulich, che l’ha presa abbastanza sportivamente, raccontando che non le succedeva da tempo immemore e che avrebbe guardato la cosa dal lato positivo, salvo poi spiegare al tizio dove avrebbe potuto infilarsi la suddetta monetina. Poi ha sputato un paio di volte ai Savage Republic, anche qui a vuoto e senza che i musicisti se ne accorgessero. Non contento ha tirato sul palco dei cubetti di ghiaccio colpendo Thom Furhmann che al contrario della Bozulich non l’ha presa per niente bene: aveva un’aria piuttosto minacciosa, ma non ne ha comunque tratto le conseguenze, e, anzi, si è scusato molto con il resto del pubblico per quanto stava succedendo. Quando durante l’ultimo brano l’idiota ha tentato di arrampicarsi sul palco un buttafuori lo ha acchiappato e allontanato, e quasi istantaneamente Furhamm ha smesso di suonare ed è uscito senza salutare, lasciando i suoi compagni a finire il brano. Immagino che si siano incontrati nel retro…

Live report di Andrea Carletti

SCALETTA dei Savage Republic

1. Procession
2. Tabula Rasa
3. Moby
4. Siege
5. The Year Of Exile
6. Next To Nothing
7. Marshall Tito
8. Siam
9. The Hanging Garden (cover dei The Cure)
10. 1938
11. Viva La Rock’N’Roll

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