Ago 082016
 

Suede + Stereophonics

Roma, Ippodromo delle Capannelle 11 luglio 2016
★★★★★

Bentornati negli anni’90, negli anni nel quale il Britpop dettava legge, in un mondo musicale drasticamente diverso da quello attuale, dove la musica inglese dominava le scene e non si riusciva a stare dietro a un’offerta impressionante, l’Inghilterra, il Galles, la Scozia deliveravano artisti e bands quotidianamente, il tutto ben spalleggiato e foraggiato da magazines molto influenti come Nme e Melody Maker. I Suede parvero raccogliere in qualche modo l’eredità molto pesante degli Smiths come impatto sul pubblico, seppure come band fossero più glam e decadenti. Le chitarre di Bernard Butler e il carisma di Brett Anderson andavano perfettamente a rimpiazzare nell’immaginario ferito dallo scioglimento degli Smiths, le figure di Morrissey & Marr.
Il primo disco dei Suede uscito nel 1993 con quella copertina androgina era il disco perfetto al momento giusto. Una sterzata netta, un disco da un impatto perfetto per l’Inghilterra dei tempi, una band che, neanche uscito il primo singolo, fu battezzata come la migliore band inglese. Canzoni glam, brutali anche, storie di droga, abusi, sesso, il tutto condito dalle chitarre di Butler e dal falsetto e dall’impatto androgino di Anderson. Un tocco alla Bowie unito al glam. Mix perfetto, disco appunto perfetto. I Suede si accomodarono sul trono del Britop quell’anno, con il disco che vendette di più sin dai tempi di Frankie Goes to Hollywood.
Questo lo scenario. Da li a breve la coppia Anderson/Butler si sfasciò (alla Morrissey/Marr altra analogia), ma il disco “Dog Man Star” seconda loro uscita fu il loro capolavoro e consacrazione. La band rimpiazzò Bernard Butler con il giovanissimo e bravissimo Richard Oakes. Un disco veramente decadente questo con testi di amore, disperazione, violenza, molto metropolitani, un gioiello che suona attuale anche oggi e vibrante. Un Must have per capire l’Inghilterra del tempo come pochi altri sono riusciti a fare negli anni ’90.
I seguenti “Comin up” e “Head Music” andarono si al top delle classifiche e vendettero moltissimo, ma la band andò verso una deriva più pop fino a un suo scioglimento per tornare da poco con la line up originale (senza Butler ovviamente) ed è come si sono presentati questa sera al Rock in Roma. Due i dischi usciti dal ritorno sulle scene “Bloodsports” e “Night thoughts”
Ma la recente produzione verrà largamente byspassata da questa setlist fantastica.
C’è da dire subito una cosa: Concerto pazzesco, band a mille, una (ri)conferma di quanto stato fatto di buono dalla band inglese e da come le canzoni dei Suede sono veramente immortali e nella storia. Sin dall’inizio dall’ossessiva “Introducing the band” che da il La a “Dog man star” le intenzioni sono chiare: “So steal me a savage, subservient son Get him shacked-up, bloodied-up and sucking on a gun
I want the style of a woman, the kiss of a man Introducing the band”. I Suede non sono mai andati veramente via. Il mix androgino di Anderson e la potenza glam è intatta. Scorrono i singoli “Metal Mickey”, “So Young”, “Animal Nitrate”. Il pubblico avvolge la band che con forza si riappropria del suo status. Una “Still life” acustica fa venire i brividi, “We are the pigs” da una sferzata al set, “Trash” ci ricorda che i Suede hanno fatto anche una perfetta canzone Pop. “She’s in fashion” incanta come “By the sea” e “Killing of a Flash boy” è semplicemente una di quelle b sides che ogni band vorrebbe aver scritto. Questo a dimostrazione dell’eccezionale catalogo di canzoni che la band ha prodotto negli anni. E visto il Paese di provenienza della band sarebbe stato perfetta l’inclusione in scaletta di un brano come “Europe is our Playground”. A pochi giorni da Brexit sarebbe stato il brano ottimale. “New Generation” da “Dog man star” è la chiusura del set. Un grandioso set, una band di cui abbiamo ancora bisogno oggi, forse l’unica assieme agli Stereophonics e ai Manic Street Preachers (band gallesi queste ultime due) uscite dagli anni ’90 con ancora qualcosa da dire. Derivativi senza ombra di dubbio, ma con ancora la forza di produrre qualcosa di nuovo come le ultime produzioni dimostrano. Stasera ci hanno di nuovo catapultato in un decennio vibrante, pieno di tematiche e suoni che hanno forgiato una generazione e oltre.

E appunto a completare questa gran bella notte di musica prima dei Suede, graditissimo ritorno per gli Stereophonics, che già ammirai live al Rock in Roma come opening per i Killers. E mai la band di Kelly Jones fallisce l’obiettivo di regalarci delle gran belle canzoni forti di ben nove album di studio,il pubblico come accade per i Suede non si è mai scordato di questa band e accoglie con tanto entusiasmo il loro ritorno in quel di Capannelle quando ancora il sole non è tramontato.
Grande set, grande formazione (nota di merito per il drummer) e brani come “I Wanna get lost with you”, “Dakota”, “Have a nice day” e “Maybe tomorrow” sono gioielli che splendono e splenderanno per sempre.
(da sottolineare una citazione di “Ace of Spades” dei Motorhead in “The Bartender and the thief”).
Non un apertura quindi per i Suede, ma un bel set lungo di 15 brani solidi, malinconici, molto ben suonati.

Stereophonics Set List

C’est La Vie
I Wanna Get Lost With You
The Bartender and the Thief
Have a Nice Day
I Wouldn’t Believe Your Radio
Maybe Tomorrow
Local Boy in the Photograph
Mr and Mrs Smith
Mr Writer
Indian Summer
Graffiti on the Train
White Lies
Sunny
Just Looking
Dakota

Suede Set list

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Live Report di Fabrizio Fontanelli

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