Ago 042017
 

U2 Stadio Olimpico, Roma 15 luglio 2017
★★★★☆

Era il 27 maggio del 1987. Roma, Stadio Flaminio. Ricordo ancora il sapore di quegli anni. La maturità scientifica, gli amici del liceo, lo scambio di cassette di U2 e altre band durante i cambi ora, la ricerca di quel vinile nei negozi di dischi. L’eccitazione di sapere che finalmente la band irlandese arrivava a Roma, e che festival avevano messo su! Per 25.000 del vecchio conio avemmo la possibilità di vedere assieme agli U2, i Pretenders, i Big Audio Dynamite di Mick Jones (ex Clash) e i Lone Justice di Maria McKee di cui sono sempre stato perdutamente innamorato. Lei impersonificava la rocker losangelina tutta passione e rock n roll. Una band che metteva un brano regalato loro da nientepopodimenoche Bob Dylan come b-side era una band con i giusti attributi. Rock stradaiolo, ma con una voce di angelo. IMG_7949
Il Flaminio ribolleva quando l’intro di “Where the streets have no name” risuonò forte e chiaro. Aspettavamo questo tour, ci erano giunte voci di cosa sarebbe stato, non c’era internet, ci affidavamo ai racconti e ai giornali musicali. Tutto era da scoprire, ma tutto ci apparteneva e ce lo tenevamo stretto. Un Bono senza voce lottò per tutto il concerto, fino a buttare il microfono sul palco con gesto di stizza. Ma che concerto, che senso di unione con il pubblico. Durò si poco, ma rimase come ricordo indelebile.
E’ rimasto famoso come il concerto del terremoto per i settaggi del basso di Adam, ma terremoto fu quello che suscitò in noi il fatto di vederli finalmente con noi in un abbraccio collettivo. Bono nel suo italiano stentato ci conquistò cosi :«Questo posto è grande… ma noi e voi… siamo più grande»
Erano gli U2 che con le loro citazioni rileggevano tutto il catalogo del rock cosi ecco che sul loro palco si agitavano i fantasmi di Marley, Jim Morrison, arrivava anche Van Morrison con i Them, e gli onnipresenti Beatles, con “Help” che fu anche un grido di aiuto di Bono “La gente di Roma avrebbe cantato per me”.
E cosa succede nel 2017? Che la stessa band (un record vedere che la band consta sempre degli stessi membri trent’anni dopo)annuncia a sorpresa di tornare sui palchi a celebrare QUEL disco:”The Joshua Tree””. La famosa prima facciata di questo album fu fatta quasi per intero anche svariati tour post 1987, ma mancavano all’appello ormai svariati brani mai eseguiti live o raramente suonati.
Proprio “Red Hill mining town” è l’esempio più calzante. Doveva essere il primo singolo di “The Joshua Tree”, era pronto anche il video di Neil Jordan, per poi esser sostituito in corsa con “With or Without you”. E il resto è storia. Mai scelta fu più azzeccata visto il posto che ha guadagnato l’album nella storia del rock.
Non si trova traccia di questo brano eseguito live, presuppongo per la sua difficoltà e proprio 30 anni dopo gli U2 scelgono parzialmente di re-registrarla (il vinile è uscito per il Record Store Day di quest’anno) con un risultato che personalmente non mi ha fatto predisporre ottimamente all’intera operazione. Ma gli U2 sono una band che accettano sempre la sfida ed ero curioso di vedere l’approccio mentale e musicale verso questo gioiello, che in effetti suona sempre attuale e potente 30 anni dopo.
Cosi eccoci a fianco dello Stadio Flaminio, allo Stadio Olimpico, siamo un tantinello di più di quanti eravamo 30 anni prima, ma molti sono tornati per rendere omaggio alla band e al disco. Due date strapiene per riabbracciare la band.
Ora ovviamente con la rete, tutti sanno tutto del tour, delle canzoni, e noto parecchia gente sugli spalti che goggla cercando la scaletta del concerto. Che senso di tristezza. Levare la magia a quello che accadrà di li a poco. Si è perso (spero non del tutto) il senso della scoperta. Non riesco ad accettare questo, si sono fermo forse al 27 maggio 1987.
Ad aprire le date questa volta ci sta solo un gruppo, e sono i Noel Gallagher’s Flyin Birds, che fanno un gran bel set, mischiando brani loro a hit degli Oasis, e sentire tutto lo stadio cantare “Wonderwall” o “Don’t look back in anger” è veramente emozionante, che piaccia o no gli Oasis hanno inanellato dei brani che sono ormai entrati di diritto nel dizionario della musica, e Noel rilascia questi brani con gusto, facendoli ancora più suoi senza l’ombra del fratello (che continua a rilasciare tweet offendendo gli U2).
La struttura dello show del trentennale è nota. Ma quanta bellezza nel sentire risuonare “The Whole of the moon” allo Stadio Olimpico. I Waterboys, ovvero la band dello scozzese Mike Scott è senza ombra di dubbio uno dei più grandi esempi della “Big Music”, l’ondata new wave anni 80 che invase l’Europa e l’America. Waterboys, Simple Minds e Big Country dalla Scozia, The Alarm dal Galles, U2 dall’Irlanda. Spesso queste band le trovavi negli stessi concerti, con grandi duetti e partecipazioni nei concerti un dell’altro. Bono citò “December” dei Waterboys uno dei singoli più belli del 1983 coltivando sempre una grande ammirazione per loro. E mentre per le date americane era “A rainy night in Soho” della grande band punk folk dei Pogues a dare il via allo show, qua in Europa è la “Big Music” a portare tutti indietro nelgi anni 80.
E l’inizio è 1983/1984 con 2 brani da “War” e 2 da “The Unforgettable fire” prima di arrivare a “The Joshua Tree” suonato nell’esatta sequenza.
Inutile dilungarmi e raccontare il coacervio di emozioni nel sentire questi brani risuonare con le splendide visuali di Anton Corbijn.
Ma io chiamo gli U2 la band delle grandi occasioni mancate. E questo si riflette nella parte di set post “The Joshua Tree”. Sicuramente avranno ragione loro a inanellare live una serie di singoloni atti a far saltare lo stadio (“”Elevation” e “Vertigo” con “Rebel Rebel” altro omaggio a Bowie dopo la “Heroes compresa in “Bad”), però con uno sforzo in più si poteva regalare e regalarsi altre emozioni. Agli U2 è sempre mancata questa propensione al rischio, ed è un gran peccato, perché tutti sappiamo come ammirino, per esempio, Bruce Springsteen. Ecco agli U2 manca questa capacità di avere scalette fluide, diverse, forse legati dagli schermi, forse legati a un “playing safe” dove il rischio pilota automatico sta sempre li. Poi alla fine fine del concerto arriva questo nuovo brano “The Little things that you give away” ed è meraviglia pura. Dunque gli U2 vincono questa eccitante e intrigante sfida. La band suona compatta, bellissimi i 4 brani iniziali senza schermi suonando vicini come se fossero in una data indoor. A volte si sente troppo il mestiere e questo famoso loro pilota automatico, ma non siamo nel 1987 dove ogni momento la band ti portava altrove, ti faceva veramente fluttuare. Ma Bono aveva 27 anni era nel pieno del suo percorso umano, delle sue letture, delle sue influenze. I brani erano dilatati, suonavano più “veri”, Bono si perdeva molto nella musica. Erano poco mestiere e molte emozioni. Ma rivedendoli 30 anni dopo forse la band sta riacquistando questo aspetto (Vedere come fanno “Exit” per esempio) e sono curioso di vedere quanto di questa esperienza si rifletterà nel tour di “Songs of Experience” il nuovo album la cui copertina troneggia negli schermi a concerto finito.

Ps: Caro Bono, nel Vertigo tour (2005) ci feci piangere quando su “Miss Sarajevo” con la tua voce rotta e emozionante cantasti la parte in italiano. Oggi che canti decisamente meglio di quel tour, perché ci mandi il nastro con la voce del Maestro?

U2, Roma Stadio Flaminio 27 maggio 1987

Where The Streets Have No Name
I Will Follow
Trip Through Your Wires
I Still Haven’t Found What I’m Looking For / Exodus (Bob Marley)
MLK
The Unforgettable Fire
Bullet The Blue Sky /
Running To Stand Still
Exit / Riders On The Storm (The Doors)/ Gloria (Them)
In God’s Country
Sunday Bloody Sunday
Help (The Beatles)
Bad / Ruby Tuesday / Sympathy For The Devil (The Rolling Stones)
October
New Year’s Day
Pride (In The Name Of Love)
With Or Without You
40

U2, Stadio Olimpico 15 luglio 2017

Sunday Bloody Sunday
New Year’s Day
Bad / Heroes (David Bowie)
Pride (In The Name Of Love)
Where The Streets Have No Name / California (There Is No End To Love) (snippet)
I Still Haven’t Found What I’m Looking For
With Or Without You
Bullet The Blue Sky / America (West Side Story) (snippet)
Running To Stand Still
Red Hill Mining Town
In God’s Country
Trip Through Your Wires
One Tree Hill
Exit / Wise Blood (snippet) / Eeny Meeny Miny Moe (snippet)
Mothers Of The Disappeared
Miss Sarajevo
Beautiful Day / Miserere (snippet)
Elevation
Vertigo / Rebel Rebel (David Bowie)
Ultra Violet (Light My Way)
One
The Little Things That Give You Away

Ricordi e pensieri di Fabrizio Fontanelli

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