Ott 172010
 

Roma, Auditorium Parco della Musica, 12 ottobre 2010

★★★½☆

A distanza di pochi mesi da un analogo evento alla memoria, celebrato in ricordo di Nico, l’Auditorium di Roma ha ospitato il tributo a Nick Drake, seconda data in italia dopo quella al Teatro Kursaal di Bari, alla quale seguiranno altre serate in Gran Bretagna ed Irlanda.
Roma sembra predisporsi al meglio alla serata, anche dal punto di vista metereologico: un’improvvisa intromissione autunnale ad interrompere le ottobrate romane con una pioggerellina tipicamente british pare voler preparare il pubblico alle atmosfere crepuscolari caratteristiche del grande artista scomparso nel ’74 a soli 26 anni.
Il progetto di Joe Boyd, produttore di ‘Five Leaves Left’, l’album d’esordio del 1969 del cantautore britannico, nasce a Birmingham, dove viene allestito nel maggio 2009, dall’urgenza di celebrare un artista che così tanto ha influenzato la musica di fine novecento ed anche di questa prima decade del nuovo millennio da parte di chi lo ha conosciuto in vita ed ha collaborato con lui nella sua breve ma intensa carriera musicale. Tra i fautori ed anche tra i partecipanti al progetto infatti compare Danny Thompson, il contrabbassista presente in quello stesso album, nonchè membro fondatore della seminale band di folk rock dei Pentangle.
La scelta dei musicisti reclutati per questa celebrazione è avvenuta per affinità elettiva o generazionale, come nel caso del grandissimo Robyn Hitchcock, oppure di Vashti Bunyan, che oltre che la produzione di Joe Boyd ha in comune con Nick Drake lo scarso interesse che suscitò nel pubblico dell’epoca l’uscita del suo Just Another Diamond Day, per poi venire riscoperta e valorizzata molti anni dopo, senza fortunatamente dove aspettare di essere defunta.
Altro ospite immancabile è stato Roberto Angelini, degno padrone di casa ed attendibile testimone dell’arte purissima di Nick Drake grazie al suo album del 2005 intitolato Pong Moon, pubblicato in collaborazione col violinista Rodrigo d’Erasmo e totalmente composto da reinterpretazioni di brani di Nick Drake, il cui titolo gioca con la passione artistica dello stesso Angelini per la plastilina (con tanto di mostre ed esposizioni di opere create con questo materiale) e Pink Moon, titolo del terzo ed ultimo album pubblicato dall’Angelo di Tanworth.
Roberto è stato tra i veri mattatori della serata, con un paio di interpretazioni davvero notevoli benchè molto rispettose dell’originale, nonchè di un bel duetto accompagnandosi alla lap steel guitar con l’altra ospite italiana dell’evento, Violante Placido.
E qui giungono le dolenti note della serata: chiamata in sostituzione della prevista Cristina Donà, l’attrice con velleità canore (si sa, come ci insegna Claudia Gerini nel mondo dello spettacolo la pubblicazione di un CD ormai non si nega a nessuno…) cerca di fare del proprio meglio, ma soprattutto nel secondo dei due brani in cui canta da solista, la splendida ‘At the chime of a city clock’, non si dimostra affatto all’altezza della serata: la sua voce incerta seppur intonata non regge il confronto nè con l’originale, nè col resto del repertorio presente nella scaletta della serata. Le suggestive fragranze notturne mescolate a sonorità jazzy lasciano il posto ad un’esecuzione scolastica ed insipida; di Nick Drake resta solo la delicatezza dello sguardo da cerbiatta impaurita in cerca di consenso da parte dei musicisti sul palco.
Il confronto diventa particolarmente impietoso pensando alla ‘Time has told me’ interpretata solo una mezz’ora prima da Krystle Warren (prendete subito nota di questo nome e cercate le sue canzoni sul web, è un ordine perentorio): la sua incredibile voce, capace di passare dalle tonalità profonde di un baritono a quelle più acute di una corista di spirituals, trasforma questa pietra miliare del cantautorato folk in un gospel più nero del carbone, che ha strappato l’applauso più convincente ed entusiasta dal pubblico della sala Sinopoli.
Altre perle della serata sono legate alle interpretazioni del già citato Robyn Hitchcock, che peraltro ha eseguito come bis uno dei due brani non composti da Nick Drake, un racconto in musica in perfetto stile psichedelico di un incontro con l’Artista che si immagina sia avvenuto dopo la sua morte. Dopo aver segnalato le ottime performances dei giovani Teddy Thompson, che tra l’altro ha avuto il coraggio di confrontarsi con l’immensa ‘River man’ senza far troppo rimpiangere l’originale, e Scott Matthews, quest’ultimo balzato agli onori della scena musicale per un bel duetto affiancato dal grande Robert Plant, va registrata l’interpretazione davvero notevole di Green Gartside, vocalist degli Scritti Politti, la cui delicata interpretazione di ‘Fruit Tree’ assieme al duetto con Robyn Hitchcock ha riscaldato il cuore dei presenti e riemergere lo spirito originale della poetica musicale di Nick Drake.
Se c’è un appunto da fare alla serata, è proprio quello di non essere stata in grado di far affiorare la complessità della personalità artistica di Drake, trascurando alcuni dei tratti più tipici del suo stile musicale: l’aspetto più bucolico (peccato per l’assenza di un flauto nella pur valida e ben assortita orchestra), più intimo ed introspettivo è andato spesso smarrito: va peraltro apprezzato il livello eccelso della quasi totalità degli interpreti e la grande qualità degli arrangiamenti curati dalla polistrumentista Kate St.John.

Recensione e foto di Fabrizio

Guarda la galleria fotografica

Scaletta:
Prima parte
Joey
Cello Song
Parasite
Fruit Tree
Place to Be
Which Will
Made to Love Magic
Black Eyed Dog
Northern Sky
Time Has Told me
One of These Things First
Poor Boy
Seconda parte
Way to Blue
I Remember
From the Morning
Free Ride
Clothes of Sand
At the Chime of a City Clock
Hanging on a Star
River Man
Three Hours
Day is Done
Pink Moon

I saw Nick Drake
Voice from the Mountain

  2 Responses to “Way to Blue: tutti (o quasi) i colori del Blu”

  1. […] la finale, lunghissima, lancinante e dilatata versione di ‘Black Eyed Dog’ di Nick Drake splendidamente interpretata per il bis di chiusura da un Cesare Basile davvero ispirato. Per il […]

  2. […] stato tra i protagonisti di tutti gli omaggi organizzati in Italia in sua memoria, tra i quali il recente evento all’Auditorium. La scaletta del concerto ha comunque previsto la proposizione dei brani più […]

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