Mar 052009
 

Roma, Circolo degli Artisti 17 febbraio 2009

★★★★½
Ascolta l’intervista agli Zu
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Gli Zu tornano al Circolo degli Artisti a cinque mesi di distanza dallo splendido concerto di settembre, e mi piace sottolineare come il caso abbia voluto che la data romana di quella che è certamente una delle più grandi band alternative che il nostro Paese possa vantare avvenga proprio in contemporanea con l’inizio del Festival di Sanremo, come in un ipotetico scontro fra due i mondi inconciliabili dell’Italia musicale.
Durante questi cinque mesi gli Zu si sono dedicati a quello che sanno fare meglio, ovvero suonare dal vivo, presentando i brani che compongono il loro nuovo album “Carboniferous”, di cui si festeggia la release proprio con questa serata al Circolo. Fra le varie date del loro perenne tour spicca la vetrina dello straordinario festival All Tomorrow’s Parties – Nightmare Before Christmas organizzato a Minehead, in Inghilterra, dai Melvins e da Mike Patton. Ed è proprio il genio californiano, con il quale gli Zu hanno spesso collaborato, che li ha voluti al festival, e che li ha messi sotto contratto con la sua Ipecac, per la quale è uscito “Carboniferous”. Nel disco Patton compare anche come ospite, così come il leggendario King Buzzo dei Melvins.
È dunque un salto importante, quello che sta compiendo il trio romano a livello internazionale e l’attesa del pubblico del Circolo è carica di questo genere di aspettative. Aprono la serata i Mesmerico, da Napoli, che con sommo rammarico perdo perché arrivo tardi al concerto.
Gli Zu salgono sul palco e suonano una dopo l’altra tutte le canzoni del nuovo disco, in uno show molto simile a quello di settembre. Senza indugi attaccano “Chtonian”, un pezzo incredibile, scuro, pesante, costruito su un ritmo ossessivo e sul basso distorto di Massimo Pupillo. Si prosegue con “Mimosa Hostilis”, basato praticamente su una sola nota, suonata alternativamente dal sax di Luca Tommaso Mai o dal basso. Il suono prodotto dal gruppo è enorme, granitico, cavernoso. Nel corso dell’intervista post-concerto che Luca ci ha concesso ci è stato spiegato come questo sound straordinario sia stato concepito in un approfondito lavoro con il loro fonico Giulio Ragno Favero (visto anche nelle vesti di bassista del Teatro degli Orrori, altra grande realtà italiana), che è stato al mixer anche durante le registrazioni di “Carboniferous”.
Massimo, Luca e il magnifico batterista Jacopo Battaglia sfoggiano un interplay straordinario, frutto di un affiatamento ineguagliabile sviluppato negli innumerevoli concerti e della indiscutibile bravura tecnica di tutti e tre i musicisti. Ascoltando ad occhi chiusi si ha l’impressione di ascoltare un’entità sonora unica e superiore e non tre musicisti che suonano insieme. Verrebbe da dire che Zu è uno e trino.
Rispetto al furioso jazzcore dei dischi precedenti, ovviamente non del tutto abbandonato e esemplificato da episodi di assoluto spessore come “Erinys” i brani che compongono “Carboniferous” risultano molto più scritti, strutturati, ragionati, sebbene comunque contengano numerosi momenti di improvvisazione in pieno stile Zu. Questo rende il disco più fruibile, almeno al primo ascolto, rispetto ai lavori precedenti, salvo poi rivelare una profondità e una complessità notevoli nelle sue numerose sfaccettature, ed forse proprio questa furia ragionata che rende “Carboniferous” un passo in avanti rispetto alle opere precedenti, molto più spontanee, e per questo forse un po’ più grezze e spigolose.
È evidente un’evoluzione ad un sound ancora più personale e maturo: preservate la potenza, la schizofrenia e l’amore per il miglior rumore, gli Zu hanno aggiunto un notevole uso degli effetti su basso e sax e intricato ulteriormente le loro ritmiche già complesse, fino a raggiungere territori vicini al mathcore. Lo provano brani come “Carbon”, o la già citata “Mimosa Hostilis”, e si capisce perché Luca rimarcava come nella sua concezione della musica il ritmo sia gerarchicamente più importante rispetto alla melodia. Inoltre hanno affinato molto la loro varietà di dinamiche, alternando momenti di calma sinistra ad aperture solenni e potenti, come nella incredibile “Obsidian”, che nella versione in studio è valorizzata ancora di più dagli inserti di chitarra di Giulio Ragno Favero, con i quali il pezzo raggiunge vette quasi prog.
Il pezzo di chiusura è “Ostia”, che di “Carboniferous” è invece la traccia di apertura, e che sicuramente è uno dei brani che più si distacca dalla produzione precedente degli Zu: è un viaggio allucinante e geniale, da ascoltare in piena trance, debitore verso certa musica elettronica sia dal punto di vista ritmico, con la cassa dritta e pulsante, sia della scelta dei suoni. Richiamati a gran voce gli Zu tornano sul palco con il bis “Axion”, che alterna ritmiche scandite e pesanti a brevi sfuriate rumoristiche e si chiude poi con un tema inquietante ma quasi cantabile, ripetuto all’infinito a creare un’atmosfera surreale avvolta dal denso magma sonoro prodotto dalla band.
C’è da essere davvero orgogliosi del fatto che una band nata e cresciuta a pochi passi da noi sia riuscita a raggiungere una ribalta internazionale tanto importante nella scena alternativa mondiale, senza minimamente scendere a compromessi di nessun genere, ma esclusivamente per il puro valore della sua musica e per la totale dedizione profusa in dieci anni di totale coerenza e di concerti ai quattro angoli del globo.
Nell’intervista post concerto che il sassofonista Luca Tommaso Mai ci ha concesso (realizzata in collaborazione con Emanuele Chiti e Claudio Rinchi di indieforbunnies.com) si è parlato del passato (influenze, collaborazioni varie) e del presente (il disco e la collaborazione con Mike Patton; un progetto dedicato ad una rielaborazione della musica del grande compositore di colonne sonore Bernard Hermann; la partecipazione alla compilation “Il Paese è Reale” lanciata dagli Afterhours in corrispondenza della partecipazione di questi ultimi al Festival di Sanremo) degli Zu, con la certezza che il futuro riserverà sorprese ancora più interessanti, perché siamo di fronte ad una band che, ormai da anni e ogni anno sempre di più, si sta imponendo fra le realtà di primissima grandezza della Musica del nostro Paese. Gli Zu ce lo hanno ricordato per l’ennesima volta, mentre sugli schermi di Nostra Signora la Televisione scorrono le rassicuranti immagini del Festival di Sanremo.

Live report di Andrea Carletti

INTERVISTA ESCLUSIVA AGLI ZU

Ascolta l’intervista agli Zu
Intervista a cura di Andrea Carletti & Emanuele Chiti/Claudio Rinchi (indieforbunnies.com)

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Scaletta del concerto

  3 Responses to “Zu: Carboniferous release party and bonus interview”

  1. Grande gruppo alternativo sperimentale italiano, che vanta collaborazioni internazionali di alto livello…spaziano con facilità da jazz al metal e ogni volta tirano fuori qualcosa in più!
    Li seguono da molti anni e continuano a non deludere…mai

  2. […] più ensamble aperto all’improvvisazione-figlia dell’incisivo marchio di fabbrica degli Zu- ma misurata, disciplinata ma scorbutica band a cui va strettissimo qualsiasi genere di etichetta e […]

  3. […] portavoce, prima di ridefinire in parte le loro coordinate sonore con l’ultimo album “Carboniferous”, pubblicato dalla Ipecac di Mike Patton. Da febbraio del 2011 gli Zu si sono separati dal […]

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