Ago 242022
 

Messisi in evidenza alle semifinali per il Lazio di Arezzo Wave incontriamo il duo romano dei RUR:una miscela unica di sci fi, prog, rock e musica elettronica. Un vero e proprio viaggio sonoro che porta l’ascoltatore si nel futuro, ma sempre con un occhio verso il mondo analogico. Nel 2021 i RUR hanno firmato con la EXI (external input label) e con questa etichetta hanno fatto uscire 2 singoli, “Conscient” e “Possession”
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Salve ragazzi e benvenuti su Slowcult! Mi ha colpito molto il vostro set per Arezzo Wave al Wishlist, un set senza dubbio complesso,ma che ci ha fatto viaggiare verso orizzonti sonori molto densi. Raccontateci come è iniziato il vostro duo. Quale è stata la scintilla?

S.M: Grazie a voi! Il nostro duo è iniziato da un provino per un gruppo cover di Rino Gaetano, io (Simone Monargento) alla chitarra e Gabbo Van Pelt al basso, ci siamo conosciuti lì. Poi abbiamo deciso di fare un gruppo prog di musica originale e Gabbo ha chiamato un suo amico tastierista. Così è nata la band, all’appello mancava solo il batterista. Abbiamo provato a suonare con diversi batteristi, ma alla fine abbiamo capito che il suono di un drumset “analogico” ci trascinava troppo prepotentemente verso una sonorità rock classica dalla quale volevamo allontanarci. Da qui la decisione definitiva di usare la DAW (digital audio workstation), quindi batterie e suoni elettronici. Questo ci ha permesso di avere a disposizione, oltre al suono dei nostri strumenti più classici, una gamma di sonorità che ha aperto di fronte a noi infinite possibilità. lì è iniziata una esplorazione musicale che è stata anche un’esplorazione di noi stessi e del rapporto tra noi. Forse è per questo che sono nate delle divergenze che ci hanno spinto a distaccarci dal nostro tastierista facendoci così rimanere in due. Insieme a lui, come dicevo, abbiamo jammato molto esplorando mondi musicali diversi e lontani da tutto ciò che avevamo suonato prima di incontrarci. Ciò ci ha permesso di raggiungere un sound personale che ha a che fare con la fantascienza alla quale tutti e tre siamo in qualche modo legati. Le nostre musiche infatti si sposano bene con immagini connesse al mondo fantascientifico. Poi ciascuno di noi ha sicuramente portato nella nostra musica il suo particolare background musicale, creando così un mix a mio avviso originale.

Siete come tutti noi figli dei vostri ascolti e visioni. I dischi che vi hanno formato e fatto capire di iniziare a fare un percorso tutto vostro sento tanta elettronica, ma anche del noise per esempio.
Avete mai pensato di allargare la line up per espandere il vostro suono aggiungendo delle sonorità che potrebbero suggestionare ulteriormente l audience? E avete mai musicato film, o giocato con le visual?

S.M: Gabbo Van Pelt ha gusti più legati al rock prog, al fusion jazz e alla musica elettronica. Per quanto mi riguarda (Simone Monargento) i miei gusti sono più legati al mondo del rock e del metal anche se ultimamente ascolto molta elettronica.
Non pensiamo di aggiungere altri musicisti alla band, tutt’al più altri strumenti. Stiamo bene in due. Il fatto che volevamo essere inizialmente in quattro e che ora siamo in due ci ha spinto a diventare polistrumentisti e la tecnologia ci aiuta in questo senso per avere un sound completo anche dal vivo.
In generale l’aspetto “visual” è una cosa che ormai consideriamo necessario inserire nei nostri live, ad esempio effetti scenici legati all’uso della black light, perciò buio e colori fluo in evidenza. Anche l’uso di filmati durante il live è una cosa a cui abbiamo pensato visto che le nostre musiche sono molto evocative e atmosferiche. I tempi di attenzione delle persone si sono ridotti notevolmente oggi, bombardarli da più lati con stimoli visivi e uditivi sembra l’unica strada percorribile per una musica come la nostra che non prevede frontman e non ha una struttura facilmente inquadrabile.

Suggerite a noi di Slowcult, onnivori di ascolti e di visioni qualche album o film che dovremmo ascoltare o vedere!

S.M: Come consiglio di ascolto Gabbo Van Pelt propone gli album Heavy weather dei Weather Report, Red dei King Crimson e Music has the right to children dei Boards of Canada
Io (Simone Monargento) consiglio Random Access Memories dei Daft Punk, The Man-Machine dei Kraftwerk e The Fat of the Land dei Prodigy

Grazie RUR per il vostro tempo!

Grazie Slowcult!

Ascolta “Conscient”

Intervista a cura di Fabrizio Fontanelli

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