Set 252012
 

BANCO DEL MUTUO SOCCORSO
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO (1972, Ricordi SMRL 6094) Durata: 41’:18”. Brani: 1) In volo 2) R.I.P. (Requiescant in Pace) 3) Passaggio 4) Metamorfosi 5) Il Giardino del Mago 6) Traccia
Formazione: Francesco Di Giacomo (voce), Vittorio Nocenzi (tastiere), Gianni Nocenzi (tastiere), Renato D’Angelo (basso), Marcello Todaro (chitarra), Pierluigi Calderoni (batteria).

★★★★★

Nonostante nel 1972 la musica progressive si trovasse ancora in una sorta di stato embrionale, un gruppo di ragazzi provenienti dalla provincia romana si dimostrava nettamente in anticipo sui tempi, dando alle stampe un disco destinato a divenire leggendario per qualità e creatività, nonché uno dei capisaldi dell’intero genere, venerato dagli appassionati del settore anche e soprattutto come vero e proprio oggetto di culto da un punto di vista squisitamente collezionistico.
L’avventura “ufficiale” del Banco del Mutuo Soccorso iniziava con la pubblicazione di questo LP dal titolo omonimo, divenuto celebre nel corso degli anni per la caratteristica cover sagomata a forma di Salvadanaio (con linguetta con foto e nomi dei musicisti “estraibile” dal foro centrale), dicitura con la quale il disco viene comunemente denominato. L’incontro tra i fratelli Gianni e Vittorio Nocenzi, giovani e dotati tastieristi, con il cantante Francesco “Big” Di Giacomo, si rivelerà di lì a poco all’ascolto del pubblico come uno degli esempi più scintillanti e riusciti d’intesa tra la vena compositiva dei Nocenzi stessi e le straordinarie qualità interpretative del cantante.
Formatasi sul finire degli anni ’60, il Banco del Mutuo Soccorso inizia la propria carriera in sordina, districandosi tra i refusi beat e le nascenti influenze pop con composizioni non certo memorabili che vedranno la luce soltanto vent’anni più tardi grazie alla rivista Raro!, la quale si preoccuperà di pubblicare i pezzi del periodo nei dischi Banco del Mutuo Soccorso (1989) e Donna Plautilla (1990); oltre ai Nocenzi, la band è composta dai fratelli Fabrizio e Claudio Falco (basso e chitarra) e da Franco Pontecorvi alla batteria. Tuttavia, la formazione cambia rapidamente. L’incontro precedentemente descritto con Di Giacomo porta a breve alle dipendenze del Banco il bassista Renato D’Angelo ed il batterista Pierluigi Calderoni (che a sua volta rimpiazzerà Mario Achilli, per qualche mese drummer ufficiale del gruppo), entrambi provenienti (come Di Giacomo) dal gruppo beat le Esperienze, ai quali si unisce il chitarrista Marcello Todaro (ex Fiori di Campo), formando l’ensemble definitivo che in pochi mesi produrrà un capolavoro come il Salvadanaio, raggiungendo con l’opera d’esordio uno dei migliori risultati mai conseguiti all’interno della galassia rappresentata dal rock-progressivo italiano.
L’iniziale In Volo apre il disco, con citazione dell’Ariosto cantata con delicatezza prima da V. Nocenzi e quindi da Di Giacomo, preludendo alla vibrante R.I.P. (Requiescant in Pace), eccellente affresco antimilitarista che evidenzia le splendide trame intessute dalle tastiere puntellate dai sagaci interventi rockeggianti della chitarra di Todaro, il tutto esaltato dalla caratteristica voce quasi baritonale del vocalist che, nonostante i suoi venticinque anni, si dimostra già padrone della scena ed in grado di cogliere le complicate sfumature sonore che il gruppo esibisce senza pause, eccezion fatta per la breve Passaggio che introduce altresì la possente Metamorfosi, pezzo dal cantato appena accennato sul finale con le tastiere nuovamente sugli scudi integrate dalle sonorità analogiche dell’organo a disegnare magistralmente il brano che chiude la prima facciata dell’LP.
La seconda parte del lavoro si apre con la monumentale suite Il Giardino del Mago, straordinario pezzo strutturato in quattro movimenti che supera i 18 minuti e si avvita attorno ai riff di Todaro legati ai tappeti delle tastiere che permettono a Di Giacomo di sfruttare appieno le proprie qualità vocali, con passaggi suadenti e un cantato imponente come la propria mole ostenta, enfatizzando meravigliosamente gli splendidi testi di ambientazione fantastica dai toni esistenzialisti, declamati con una punta di sicumera che a tratti sfiora la commozione. Chiude il disco la strumentale Traccia, gioiello che cesella degnamente un’opera memorabile, brano votato addirittura in un recente sondaggio tra gli appassionati come “miglior pezzo progressive di sempre”, a testimonianza della perfetta simbiosi presente tra gli elementi della band, capace di far breccia nel cuore di pubblico e critica anche nei brani dove la voce di Di Giacomo è assente.
Difficile aggiungere qualcosa a quanto detto e scritto nei decenni successivi riguardo il Salvadanaio. Il vigore con il quale la band (seppur mutata in gran parte dei propri elementi) ripropone ancora oggi sul palco classici di questo disco come R.I.P., Metamorfosi o la stessa Traccia la dice lunga sulla qualità inossidabile di questo splendido LP, mentre le alte cifre raggiunte dalla stampa originale del disco dimostrano l’interesse sempre crescente dei collezionisti italiani e non solo verso l’esordio del Banco. Tra le numerose ristampe succedutesi negli anni spicca invece una costosa (e lussuosa) edizione in CD racchiusa in copertina mini LP di stampa giapponese, oltre alla recente pubblicazione del cofanetto 40 (Sony) pubblicato sia in versione doppio CD con book e foto inedite che in versione doppio vinile: da notare che, in entrambi i casi, il secondo disco include tre inediti relativi al primissimo periodo del Banco come Polifonia, Tentazione e Padre Nostro ai quali vanno aggiunti i live di R.I.P., Metamorfosi e Traccia registrati durante l’esibizione alla Stazione Birra di Roma per il quarantennale della band, a testimonianza di quanto grande sia ancora l’affetto dei fans nei confronti del gruppo di Marino: ancora, dopo quarant’anni, “Da qui, Messere, si domina la valle”.

recensione di Fabrizio 82

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