Dic 172007
 

Genere: Dark/ Folk apocalittico

I Current 93 sono certamente uno dei gruppi più originali e “filosofici” della scena dark mondiale.
Esordiscono negli anni 80’ nella scena Industrial, insieme ai Throbbing Gristle ed ai Coil, producendo due albums fortemente impregnati di cultura magico-esoterica, con forti venature sataniche, contraddistinti da un suono aspro (in particolare il primo “Nature Unveiled”) e ritualistico (il secondo “Dogs blood rising”).
La loro origine culturale è la stessa che delinea il loro nome, la magia sessuale di Aleister Crowley, mago occultista inglese, espulso dalla loggia della “golden dawn” per il suo estremismo, che fondò la Comunità di Thelema, a Cefalù, ove vennero praticati per lungo periodo riti di magia cerimoniale.
Questa componente magico-esoterica accompagna tutti gli album del gruppo del primo periodo, impregnati di cultura Industrial, sino a quando le sonorità si ampliano e si addolciscono, recuperando, verso la fine degli anni 80, una variegata e suggestiva poetica neo-folk.
Al Periodo di passaggio appartiene questo splendido album, pieno di suggestione gotico-romantica, che si avvale di testi poeticissimi, che sembrano ispirati dai grandi poeti inglesi Byron e Shelley (nelle opere successive si farà anche riferimento alla pittura visionaria di William Blake, che teorizza la necessità di dipingere anche “ciò che non si vede”, assecondando le forze dell’animo umano, che plasmano in modo talora deforme o sinistro la materia, secondo i moti disordinati dello spirito), ove, abbandonato l’esoterismo degli esordi,. si procede verso sonorità drammaticamente apocalittiche, nelle quali si intravede la terribile minaccia incombente sul destino dell’uomo, impregnato di dolore.
Esso viene rappresentato come un cavaliere che vaga in una foresta di ombre, attraversando valle dopo valle, e che incontra più volte la morte, ma che, ad un certo punto del suo cammino, dopo avere attraversato l’Impero del Nulla, intravede una luce recondita (The inmost light), la quale, magari trovando ispirazione attraverso il conforto dato ad una bambina piangente, cui si canta una ninna nanna augurandole di svegliarsi vedendo tanti piccoli bei cavalli, trova una speranza di riscatto, anche mediante la ricerca di una fede cristiana non convenzionale, venata fortemente di concezioni gnostiche.
L’album procede, alternando sonorità industrial e neofolk, ma dando nettamente la prevalenza a queste ultime, come a voler ritrovare il magnifico suono inglese degli anni sessanta, con un forte senso di pathos; la voce del leader, David Tibet, è ora dolcemente cantilenante, ora drammaticamente declamatoria, raggiungendo vertici di grande intensità allucinatoria.
Non a caso il gruppo ha deciso da sempre di esibirsi in piccoli spazi, davanti a poche centinaia di persone, onde dare modo alla drammatica teatralità di Tibet di potersi esprimere nella maniera più compiuta.
Quelle delineate da questo ensemble sono certamente forme musicali fortemente iniziatiche, che per la loro stupefacente bellezza ed intensità drammatica sono destinate a rimanere nascoste al grande pubblico, restando privilegio di pochi.

Recensione by Dark Rider

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