Lug 012012
 

Danys: Fumo e nebbia (Autoproduzione, 2012)

★★★☆☆

Per chi è accorso al Beba do Samba per l’ultima slowfesta sarà rimasto in qualche modo colpito da questa brava e intensa songwriter che ha dato appena alla luce il suo primo lavoro “Fumo e Nebbia”. Danys (musicista e musicologa) viene da svariate formazioni ed esperienze musicali, ma solo ora esce con questo lavoro interamente a suo nome.
Anche se mi piace a pensare a Danys come una vera e propria band, infatti oltre a Danys (Voce, Pianoforte, Fender Rhodes, Hammond) troviamo sul cd chi la sta accompagnando anche live: Flavia Massimo (Violoncello), Marco De Masi: (Chitarra acustica ed elettrica, sax alto, basso e programmazioni elettroniche/Produttore Artistico) e Alberto Croce (Batteria).
“Fumo e nebbia” è un disco che a primo ascolto colpisce per la sua leggerezza, per la sua aerosità, ma con il passare degli ascolti i brani diventano sempre più intensi e portano l’ascoltatore a notare le sfumature e i vari colori che compongono il percorso umano e artistico di Danys. Umano perchè il disco è un diario aperto, si intravedono scampoli di vita e di esperienze vissute sulla propria pelle raccontate senza filtro con molta semplicità e in modo diretto. Esempio calzante è la canzone di apertura di questo diario: “Filo Rosso” che, per chi scrive, è uno dei brani più belli del cd. Colpisce infatti subito l’attenzione il suo inzio ipnotico per un brano di ottima scrittura (bellissimo il violoncello di Flavia Massimo e il break strumentale), un inno alla vita da vivere senza indugi che porta alla seconda traccia e il senso di mancanza di “Mi manchi tu”. Ma è “Costellazione” il brano che può diventare una vera e propria hit per la facilità in cui la linea vocale rimane impressa anche a cd finito. Ci punterei in chiave di singolo radiofonico.
Molto bello il Sax alto di Marco De Masi che impreziosice ” I cancelli dorati del sud”, e”Tramonti”, “New York” e “Serena” si stagliano lasciando un inaspettato tempo reggae (in “Poco di me”) a chiudere l’intero lavoro.
Un cd che testimonia la grande qualità di scrittura che pervade l’ambiente artistico romano (e non solo), la vittoria della musica senza eccessive sovrastutture, puntando sulla forza dell’espressione e dell’emozione. La sempre eterna sfida di levare invece di mettere, una sfida sempre da affrontare quando “basta poco per descrivere l’eternità” come scrive Danys in “L’eternità”.
Al momento Danys sta scrivendo nuovo materiale, e mi piacerebbe che il prossimo disco fosse registrato molto live, piano violoncello e poco altro, un cd molto poco prodotto per mettere in risalto quello che Danys e band comunicano dal vivo. Un consiglio made in Slowcult.

Recensione di Fabrizio Fontanelli
Foto live alla Slowfesta di Emiliano Bartolucci

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