Gen 192012
 

L’ultima Liegi-Bastogne-Wembley (Rodeo dischi/Venus, 2011)

★★★★☆

La brigata Laurex Pallas si autodefinisce un “Desueto esempio di modulo musicale inoffensivo: due punte piazzate e una retroguardia con senso del gioco”. Questo già vi da un’idea di come questa band, giunta al secondo cd, si pone all’interno della scena musicale. In primis i riferimenti sportivi molto presenti all’interno del mondo Laurex Pallas provengono, presumibilmente, dall’avere all’interno della line up un giornalista sportivo Fabio Laurex Alessandria (che non esercita, ma tant’è..). Così dopo il primo lavoro “La classicissima Coppi-Mercuri” (cosi descritto dalla band: ” Un anomalo cocktail a base di: brillantina anni ’50, ritornelli orecchiabili, fiati veri, bassi finti, calcio anni ’60, cori armonizzati (finiti ingiustamente nel dimenticatoio della storia), ironia da discomusic, attualità, palpitazioni d’amore, malinconie, una spruzzatina di elettrotecnica. Il tutto completato dal frinire gentile d’un grillo parlante, nostro caro amico) esce per la Rodeo Dischi “L’ultima Liegi-Bastogne-Wembley” in un elegantissimo e gustossissimo digipack. Questa “manciata di canzoni composte in un’azienda agricola” lasciano veramente il segno. A partire dal divertissement arguto di “Vicenda semiseria di un Suonatore di Ukulele in 467 sillabe” tutta da gustare alle veramente belle “Incastri” e “So quel che so” (dove alla voce ritroviamo Sara Mazo indimenticata voce degli Scisma). E’ una musica senza tempo, adatta a tutte le stagioni, come senza tempo è la voce di Prandi Bruna (nonna del cantante Carlo Pallas Pinzi) che con sottofondo gli affascinanti vocalizzi di Sara Mazo ci racconta storie di campi e di tempi antichi. Il riff di “Settimana neanche troppo enigmistica” è difficile da dimenticare, il lavoro lascia il segno, riuscendo a non esser mai banale dando all’ascoltatore sempre nuovi sentieri sonori da scoprire, tra jingle e sperimentazioni. Tutti gli amanti come me degli Smiths non si devono far fuorviare da “Mantra (per una canzone degli Smiths) dove l’unico trait d’union con la seminale band di Manchester è la Grande Bocca. (“Bigmouth Strikes Again”). Chiude un “Il giro del mondo in scrivania” un brano declamato e sognante dove ci possiamo ritrovare tutti noi con gli oggetti che ci portiamo dietro dai nostri viaggi (sentendoci tutti un pò Salgari). Un cd da scoprire per una band diversa affascinante che non ha paura di mescolare più ingredienti per definire un mondo che ci avvolge con grazia.

Recensione di Fabrizio Fontanelli

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