Mag 092010
 

(Virgin, 2010)

★★★★☆

Dopo sette lunghi anni di attesa esce finalmente “Heligoland”, il quinto album dei Massive Attack. Se infatti si esclude la colonna sonora del film “Danny The Dog”, l’ultimo lavoro in studio del duo di Bristol era il bello e sottovalutato “100th Window” del 2003, firmato Massive Attack ma realizzato dal solo 3D (pseudonimo di Robert Del Naja), senza il contributo di Daddy G (nome d’arte di Grant Marshall). Oggi Daddy G è rientrato nel gruppo e ha partecipato alla produzione di queste dieci tracce che, come tutti i dischi dei Massive Attack, vedono la partecipazione di molte voci ospiti.
L’album era stato anticipato quattro mesi prima dall’EP “Splitting The Atom”, che contiene quattro delle canzoni poi finite su “Heligoland”.
Apre il disco l’organo di “Pray For Rain”: l’ospite è Tunde Adebimpe dei TV On The Radio, che canta un rilassato mantra su un ritmo quasi tribale, ripetitivo, sempre più incalzante, su cui diversi strati sonori si sovrappongono in uno splendido crescendo di intensità e ritmo, per poi risolversi in una bellissima apertura melodica che a sua volta sfuma nuovamente nel tema iniziale. Sin dal primo brano è evidente come “Heligoland” abbia attenuato le tinte fosche e cupe, a tratti rabbiose degli album precedenti (si pensi ad esempio a “Inertia Creeps”, dal capolavoro “Mezzanine”), in favore di toni più dimessi ma anche più sereni. Lo testimoniano anche altri brani, come “Babel” e “Psyche”, cantate dalla bravissima Martina Topley-Bird (già nei dischi di Tricky, altro nume del Bristol-sound e membro dei Massive Attack all’epoca dei primi due album): la prima è costruita su ritmi spezzati e tappeti di tastiere, mentre la seconda vanta un arrangiamento semplicissimo ed efficace che esalta al massimo le delicate melodie vocali.
In un disco dei Massive Attack non può mancare la meravigliosa voce del giamaicano Horace Andy: in “Splitting The Atom” duetta con la voce carica di effetti di 3D e con il basso profondo di Daddy G (geniale la sovrapposizione fra l’andamento morbido, swingato della voce e quello spigoloso, robotico dell’elettronica e degli strumenti), mentre in “Girl I Love You” il suo canto etereo si contrappone alle orchestrazioni maestose e al beat incalzante, per poi lasciare posto al finale sinistro e dissonante dei fiati.
Guy Garvey degli Elbow canta sommessamente la splendida “Flat Of The Blade” che fonde suoni stridenti e metallici con solenni tappeti di archi o di fiati, mentre Damon Albarn dei Blur (e più recentemente mente del progetto Gorillaz) è ospite in “Saturday Come Slow”, un magnifico brano pop, dai toni malinconici ma distesi, dove l’elettronica si fa da parte lasciando spazio a una chitarra acustica e ad un arrangiamento minimale.
Il brano migliore dell’album, volendo indicarne uno, è probabilmente “Paradise Circus”, sussurrato dalla cantautrice Hope Sandoval sull’incantevole tema di marimba e sul bellissimo loop che mischia batteria filtrata e battimani, arricchiti da pianoforte e archi nel finale. “Rush Minute” e “Atlas Air”, entrambe cantate da 3D, sono invece più vicine alla tradizione dei Massive Attack: in “Rush Minute” prevalgono le chitarre elettriche e i suoni cristallini di un rock dolce e atmosferico, mentre l’elettronica viene usata solo come un colore fra gli altri. Al contrario in “Atlas Air”, che chiude l’album, i suoni campionati e sintetici sono protagonisti e si addensano fino a costruire un mosaico trance acido e travolgente.
“Heligoland” ripaga ampiamente le attese dei fan: è un disco bellissimo, con moltissime sfaccettature, una gamma impressionante di suoni, una quantità enorme di dettagli e una complessità da scoprire ascolto dopo ascolto. Soprattutto, ed è l’aspetto fondamentale, convincono le composizioni e le magnifiche interpretazioni dei cantanti ospiti (chissà cos’altro sarebbe potuto succedere se si fossero rivelate vere le voci del web che indicavano fra i possibili ospiti addirittura Mike Patton e Tom Waits…). Il nuovo album restituisce insomma il giusto ruolo da protagonista ad un gruppo imprescindibile, ancora in grado, a diciannove anni dal fondamentale debutto “Blue Lines” e a dodici dal capolavoro “Mezzanine”, di innovarsi e di dire qualcosa di interessante, senza perdere la voglia di sperimentare, ma mantenendo comunque la capacità di raggiungere ascoltatori numerosi e di diversa estrazione musicale, come solo i più grandi sanno fare.

Recensione di Andrea Carletti

  One Response to “Massive Attack – Heligoland”

  1. […] CD, vinile e dintorni Massive Attack: Heligoland in dal primo brano è evidente come “Heligoland” abbia attenuato le tinte fosche e cupe, a tratti rabbiose degli album precedenti (si pensi ad esempio a “Inertia Creeps”, dal capolavoro “Mezzanine”), in favore di toni più dimessi ma anche più sereni. Lo testimoniano anche altri brani, come “Babel” e “Psyche”, cantate dalla bravissima Martina Topley-Bird…Leggi tutto l’articolo […]

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