Ott 282019
 

ROMA JAZZ FESTIVAL 2019 – 43° edizione

NO BORDERS – MIGRATION AND INTEGRATION

1° novembre – 1° dicembre
Auditorium Parco della Musica | Casa del Jazz | Monk | Alcazar

_Dianne Reeves Photo by Jeris Madison Approved_1-minIcone della storia del jazz come Archie Shepp, Abdullah Ibrahim, Dave Holland, Ralph Towner, Gary Bartz e Dayramir Gonzalez ma anche i più interessanti esponenti della nuova scena come Kokoroko, Moonlight Benjamin,Donny McCaslin, Maisha e Cory Wong, in grado di far scoprire il jazz alle generazioni più giovani. Le grandi protagoniste femminili come Dianne Reeves e Carmen Souza al fianco dei talenti più recenti come Linda May Han Oh, Elina Duni Federica Michisanti. Le esplorazioni mediterranee e asiatiche dei Radiodervish, Tigran Hamasyane dell’ensemble Mare Nostrum con Paolo Fresu, Richard Galliano e Jan Lundgren da un lato e le contaminazioni linguistiche di Luigi Cinque con l’Hypertext O’rchestra dall’altro. Il batterista anti-Trump Antonio Sanchez e il suo jazz ai tempi del sovranismo e la nostalgia migrante raccontata in musica dalla Big Fat Orchestra. Il tributo a Leonard Bernstein di Gabriele Coen e il pantheon jazz evocato da Roberto Ottaviano.

Sono i protagonisti della 43° edizione del Roma Jazz Festival che dal1° novembre al1° dicembre 2019 animerà la Capitale con 23 concerti fra l’Auditorium Parco della Musica, la Casa del Jazz, il Monk e l’Alcazar. Il Roma Jazz Festival 2019 è realizzato con il contributo del MIBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è prodotto da IMF Foundation in co-realizzazione con Fondazione Musica per Roma.

 Un programma pensato per indagare come oggi la musica jazz, nelle sue ampie articolazioni geografiche e stilistiche, rifletta una irresistibile spinta a combattere vecchie e nuove forme di esclusione. Nato come risultato/reazione/sintesi di fenomeni drammatici, come la tratta degli schiavi africani nelle Americhe e le conseguenti discriminazioni razziali, il jazz è un linguaggio universale, uno straordinario serbatoio di risposte creative alle domande e alle tensioni continuamente suscitate da tematiche come confini, migrazioni e integrazione, la cui sempre crescente presenza nel dibattito pubblico ci obbliga a riflettere e a prendere posizione.Fra l’affermazione di una nuova generazione di musiciste che rompono le discriminazioni di genere, le sperimentazioni di inedite ibridazioni dei linguaggi e la riflessione sul dramma delle nuove migrazioni,il messaggio del Roma Jazz Festival 2019 è che possiamo comprendere il concetto di confine solo se accettiamo anche la necessità del suo attraversamento.

In linea con il tema, e a completare il programma del festival, l’artista Alfredo Pirri realizzerà un’installazione visitabile dal 1° al 30 novembre che, oltre tutto, ha ispirato il visual del RJF 2019. Una struttura dal telaio in ferro e pannelli colorati di plexiglas che dividerà in due la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, epifania del concetto di muro e di confine ma dal senso ribaltato: l’opera di Pirri sarà una barriera luminosa e trasparente, continuamente attraversabile dal pubblico, trasformando il concetto di muro nell’ evocazione poetica di un rito di passaggio. Durante il corso del festival, l’installazione sarà elemento attivo di una serie di eventi musicali che la trasformeranno in una vera e propria cassa di risonanza.

L’opera rientra nel ciclo Compagni e Angeli (parole tratte da un brano dei Radiodervish – gruppo che aprirà il festival – ispirato a una lettera di Antonio Gramsci) che il celebre artista cosentino ha realizzato per Roma, Turi (Bari) e Tirana in Albania nell’ ambito di un programma di cooperazione trilaterale fra Italia, Albania e Montenegro.

Tra i tanti eventi, segnaliamo  che Sabato 2 novembre alle 21 in Sala Sinopoli dell’Auditorium PdM sarà la volta  della statunitense Dianne Reeves, considerata una delle più importanti interpreti femminili di jazz del nostro tempo al pari di Dee Dee Bridgewater, Cassandra Wilson e Diana Krall. Artista pluripremiata con ben cinque Grammy Awards, la Reeves, classe 1956, è cresciuta ispirandosi al magistero di Sarah Vaughan ma col tempo ha ampliato il tradizionale vocabolario jazz innestandovi,con rara eleganza,le varie sfumature della black music e del pop, come dimostra l’album Beautiful Life in cui ha interpretato brani di Bob Marley, Fletwood Mac e Ani Di Franco. Fra i momenti in cui ha letteralmente incantato il pubblico mondiale, la straordinaria, per controllo e potenza emozionale, performance nel film diretto da George Clooney Good Night and Good Luck.

Photo by Jeris Madison

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