Dic 062015
 

Rubacava Sessions: No Middle ground. Lostunes records 2015

★★★☆☆

FrontCDSan Miguel. Nuovo Messico. Cittadina di confine. No, non siamo impazziti, è proprio questo lo scenario che evoca questo primo lavoro dei romani (ebbene si) Rubacava Sessions, al loro primo album dal titolo ‘No Middle Ground’, in uscita in cd il 15 dicembre 2015 per Lostunes Records (cd e digitale). 53 intensi e sentiti minuti, 12 brani di musica americana a tutto tondo legati fra loro da un ‘fil rouge’ western di leoniana memoria che ci accompagna per tutta la visione, pardon per tutto l’ascolto! Un lavoro che ‘suona’ come una perfetta colonna sonora, impreziosito dalla versione, peraltro notevole, del leggendario tema di Morricone di ‘Per un pugno di dollari’. Il disco spazia dagli strumentali (Adios Greytown e Rope of Sand) alla psichedelia (Western Psichedelico, The Desert and the Sea), dalle ballate più folk (Shaman’s remedy, No middle ground) ai blues più intimisti (Mayor’s last stand). Skeleton Song, Rope of Sand e We have come this far (splendido il coro finale) ci tengono incollati allo stereo (o al video!) con andature sognanti e repentini cambi di scena. Electric horse (a nostro avviso una spanna sopra tutte), potrebbe far invidia a qualsiasi gruppo di ‘american music’; una canzone che funge da ‘manifesto’ di questo lavoro, davvero apprezzabile per essere un’opera prima. Un album ‘generoso’ che mette spesso in primo piano tromba e fisarmonica, con chitarre acustiche e batteria quasi in lontananza, un basso puntuale ed organico, una chitarra elettrica ammaliante fra slide e melodie western, e per finire una voce sicura e mai invadente (migliore quando diventa più libera e ‘creativa’ come nel finale di We have come this far). Da ascoltare! In occasione dell’uscita del cd abbiamo intervistato i ‘tre amigos’ fondatori del progetto Rubacava Sessions, Carlo Mazzoli (voce e chitarra), Jacopo Giovannercole (chitarra elettrica) e Rocco Pascale (basso). Queste le loro impressioni e sensazioni.

Domanda di ‘riscaldamento’; come e quando nasce il progetto Rubacava Sessions, e cosa vi ha portato ad usare questo nome?
Innanzitutto grazie per aver ascoltato il nostro album. Il progetto nasce nei primi mesi del 2012 come duo per chitarra 12 corde e banjo. Ma l’esigenza di estendere l’organico devo dire che si è fatta sentire dopo un po’. Complice tempo e pazienza siamo divenuti un terzetto ed oggi con l’uscita del nostro album di debutto intitolato ‘No Middle Ground‘ possiamo avvalerci di una formazione a sei che da ampio respiro ai nostri brani, contando sulla disponibilità di tre ottimi musicisti che si inseriscono perfettamente nel nostro trio base. Per quanto riguarda la scelta del nome, che dire! Il primo ascoltatore o curioso che ne individuerà l’origine potrà scriverlo sulla bacheca della nostra pagina Facebook Rubacava Sessions vincerà una copia del nostro CD. Potrà ritirarla direttamente il 13 dicembre alla presentazione! (risata)

Dopo una certa esperienza dal vivo e con alcuni singoli, questo e’ il vostro primo vero album. Come valutate il vostro lavoro a pochi giorni dall’uscita? Avete un pezzo al quale siete particolamente legati?
E’ stato un lavoro assiduo, ci abbiamo creduto dall’inizio e lo abbiamo realizzato davvero come lo avevamo in testa. In pochissime parole rappresenta perfettamente quello che è la band in questo momento: un’orchestrina semi-acustica innamorata delle radici. Non ci spaventa ammetterlo. L’album è molto organico ed ogni brano ha bisogno del successivo per tracciare un iter. Ed è proprio per questo che non abbiamo un brano che reputiamo ‘centrale’.

FotoLiveCi sono vari elementi e diversi strumenti che ‘levigano’ il vostro suono: tromba, fisarmonica, clarinetto, organo. Potete presentarci gli altri elementi? E’ molto che fanno parte del vostro progetto?
Durante la stesura dei brani noi tre siamo sempre stati ben coscienti di non voler realizzare un disco di chitarre in primissimo piano. L’inserimento della tromba (Enrico Farnedi), e della fisarmonica (Christian Ravaglioli) ci balenava in testa sin dall’inizio. L’idea è stata portata avanti in studio di registrazione a Ravenna e poi continuata come collaborazione fissa nelle figure di Michele e Leonardo qui a Roma. Sono elementi importanti, che esaltano la componente autoriale di molti brani oltre che ad esaltare quella prettamente musicale e d’insieme.

Nonostante, come detto in precedenza, questi 12 brani siano fortemente legati fra loro, la vostra musica sembra avere molti riferimenti diversi. Da quali gruppo prendete l’ispirazione? Senza fare paragoni scomodi, noi ne buttiamo li uno… Calexico?
La nostra è musica di estrazione folk, che come hai giustamente notato si alimenta di umori e riferimenti. A volte la musica, vista come influenza, diviene secondaria. Gran parte delle atmosfere che intendiamo ricreare provengono dal cinema, dalla letteratura, dai fumetti. Sottopelle scorrono Chandler e London, quindi il noir, il mare e il deserto. C’è western all’italiana, ma anche quello classico, c’è Peckinpah. Sono presenti il mistero e gli ampi spazi del fumetto della scuola franco-belga, come Trent, Buddy Longway o Bouncer. Sono suggestioni che arricchiscono molto il nostro approccio alla scrittura e all’esecuzione.

Facciamo una panoramica su etichetta discografica, produttori e tutti quanti hanno contribuito alla ‘gestazione’ del disco, che voci informate ci dicono sia stata lunga! Oltre ai ringraziamenti di rito, quanto ed in che modo sono stati importanti per voi.
L’esperienza in studio a Ravenna è stata importantissima. La produzione artistica di Francesco Giampaoli e la consulenza di Antonio Gramentieri entrambi provenienti dai ‘Sacri Cuori’ ci ha messo nella condizione ottimale per dare vita alle idee che avevamo in testa. Con il loro aiuto si sono consolidate sopra ogni aspettativa. Sono dei veri professionisti e grandi sensibilità musicali prima di tutto. Importantissima è stata l’abile mano di Gary Wing nel disegnare la copertina giusta, al momento giusto. Esattamente ciò che cercavamo. E come dimenticare l’apporto di due nuove leve come Ilaria Zucconi e Matteo Mangili l’una nella grafica l’altro nella fotografia? Ragazzi sempre sul pezzo. Come lo è stato Simone Ripanti e tutti i collaboratori del videoclip del brano ‘Western psichedelico’. Di certo, non ultimi per importanza, cito l’ottimo team di ‘Lostunes Records’ nelle persone di Paolo Spunk e Giancarlo, sempre presenti e mai avari di consigli oltre che molto pratici nella gestazione dei dischi. Ed è stato un magnifico gruppo di lavoro che ha contribuito alla realizzazione di ‘No Middle Ground’ senza, appunto, troppe vie di mezzo.

Recensione ed Intervista di Claudia Giacinti

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