Ago 162018
 

Nel rinnovare gli auguri di buone vacanze, ecco la seconda parte della nostra rubrica ferragostana. Qui troverete le nostre indicazioni riguardanti album più recenti, o comunque pubblicati nel 21° secolo. Buon ascolto e a presto!

★★★★★

Dark Rider consiglia:

Zu 93 – Mirror Emperor ( 2018  House of Mitology)

marcello discoestate18 (Copia)L’attesa cooperazione tra il gruppo experimental  Zu e David Tibet, animatore dei Current 93, leggendario ensemble creatore del moderno “neofolk” si è finalmente realizzata, ed il risultato non è per nulla inferiore alle aspettive.

Luca Mai e Massimo Pupillo, insieme a Stefano Pilia, Andrea Serrapiglio, Luca Tilli e Sara d’Uva costruiscono attorno alla voce di Tibet un tessuto sonoro cupo ed affascinante, di grande impatto emotivo, molto mutevole, eppure in perfetta sintonia con la poetica dei Current 93, ove David Tibet si esprime nel suo modo ieratico e drammatico, dolente e suggestivo, in un’opera soffusa di silenzi e di armonie anomale, caratterizzata da onde morbide, che evitano la durezza rumoristica, addirittura jazzcore che il gruppo d’avanguardia romano solitamente esprime. C’è un manto acustico fortemente suggestivo, formato da inusuali arpeggi chitarristici, mentre le vocalità sbilenche e allucinate di Tibet trovano una perfetta realizzazione. La melodia e la dissonanza vengono arabescate da archi ariosi, mai invadenti.  Zu ha assolutamente rispettato con misura e grande rigore la effervescente poetica di Tibet, la cui voce ci accompagna per tutta la durata dell’album, intrisa di pathos e di senso del destino, approfondendo e perfezionando le tematiche apocalittiche proprie della sua weltanschaaung. Un sogno, un incubo, una realtà poetica, dove coesistono sinergie tra alcuni dei più creativi ed intensi musicisti contemporanei. Da anni non vedevamo un Tibet così ispirato, e questo sicuramente è merito degli Zu, che hanno saputo immergersi mirabilmente nel suo Universo visionario e malato, forgiato nella poetica dell’Oscurità. Così l’Apocalisse, a lungo profetizzata, temuta, descritta attraverso sembianze musicali in continuo divenire trova oggi una magica espressione nella figura gotica del Mirror Emperor, simbolo decadente, mirabilmente abbinato ad un fondale sonoro drammatico ed intenso, che realizza una visione onirica di cupo e allucinatorio splendore, in una sorta di geniale folk apocalittico da camera.

I suoni tetri dei synth, la soffusa bellezza degli archi rivolgono il suono verso l’avanguardia, ma l’impressione prevalente è quella di riascoltare l’incanto dei più grandi ed epocali album dei Current 93, come la pietra miliare “Thunder Perfect Mind”, capolavoro del folk apocalittico.

“Mirror Emperor”, l’Imperatore dello Specchio, del “Non Mondo” ove siamo caduti, un impero speculare, ove ci sono Molte Cattive Lune Crescenti ci soggioga e ci ammalia, ci costringe a guardare in noi stessi, quasi in una sorta di estatica contemplazione, dove vediamo un paesaggio di rovine perenni. Il sound atmosferic” di Zu ci accompagna in una meditabonda e suggestiva malinconia.

Sara Terreni consiglia:

preoccupations new materialPreoccupations – New Material (2018 Flemish Eye)

I Preoccupations sono la mia ultima scoperta! Un bel po di punk come piace a me! Ho scoperto New Material il loro ultimo album per caso vagando come faccio spesso alla ricerca di musica nuova che mi fa muovere un po e ho scoperto questa band di Calgary! Dal singolo “Espionage” ho sentito tutto il resto e mi è piaciuto tanto! Consigliati!

Il Signor Giù consiglia:

Gabriele Coen Sextet – Sephiroth, Kabbalah in Music (2017 Parco della Musica Records)

DSC_0146 (Copia)Sephirot è il risultato di uno straordinario lavoro collettivo, bello, intenso, mai banale, in cui Coen mescola con eleganza la tradizione Klezmer con il jazz elettronico. Ben arrangiato curato nei dettagli e soprattutto cosa non scontata i temi composti sono decisamente belli. Il suono elettrico è misurato, non ricorrere mai ad artifici a facili effetti sonori, il Fender Rhodes è straordianrio nel rievocare suoni che appartengono a un periodo lontano, glorioso, ma al tempo stesso non si ha la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa che imita il passato ma lo reinventa. Dieci bellissimi brani con cui viaggiare con la mente a occhi chiusi in qualsiasi posto voi vogliate. Buona estate!

Andrea Carletti consiglia:

The Ex – Catch My Shoe (2010, Ex Records)

carletti discoestateIn un’epoca di diffusa chiusura culturale e di razzismo sempre meno strisciante un ottimo modo di ricercare motivi di fiducia nel mondo e di trovare risposte è avere dei buoni esempi a cui guardare. Ebbene, i The Ex sono uno degli esempi migliori possibili: inizi anarco-punk ad Amsterdam alla fine degli anni ‘70, poi un’evoluzione sempre più personale e sperimentale che mette miracolosamente insieme la cultura e i suoni delle origini con un approccio più free alla composizione e un amore per la contaminazione con le musiche del mondo. Oltre trent’anni di autoproduzione e autodeterminazione senza compromessi, che hanno permesso a questa band unica di suonare in tutto il mondo e di collaborare con grandi nomi dell’avanguardia limitrofa al rock (Sonic Youth, Tortoise) o al jazz (tra gli altri il violoncellista Tom Cora, i sassofonisti Mats Gustafsson e Ken Vandermark) e soprattutto di essere protagonisti di straordinari incontri con la musica africana, coronati da due dischi pazzeschi con il magnifico sassofonista etiope Gétatchèw Mèkurya. A cavallo tra questi due album i The Ex pubblicano “Catch My Shoe”, in cui fanno proprio l’enorme patrimonio ritmico e melodico esplorato in Etiopia e nelle loro ricerche in diversi paesi dell’Africa Centrale, senza mai cadere in improponibili imitazioni o in inaccettabili appropriazioni culturali, ma assorbendo coerentemente questi elementi nel contesto del loro suono. Il risultato è un flusso ipnotico e travolgente, trascinato dal drumming stellare della inimitabile Katherina Bornefeld, con le chitarre di Terrie Hessels, Andy Moor e Arnold de Boer che fondono un approccio più ritmico con momenti decisamente rumoristici, il tutto impreziosito dal declamare incalzante ma anche stralunato e persino catchy dello stesso de Boer (ultimo arrivato nella band proprio in occasione di questo disco, con il difficile compito di sostituire il fondatore G. W. Sok). Registrato magnificamente da Steve Albini nel suo Electrical Audio di Chicago, il disco vede anche la partecipazione di Roy Paci, che presta la sua tromba in quelli che forse sono i due brani migliori: la traccia di apertura “Maybe I Was The Pilot”, costruita sulla melodia di una canzone ugandese, e la allucinata “Cold Weather Is Back”. “Catch My Shoe” è un album irresistibile, da ascoltare e da ballare all’infinito, e i The Ex ci mostrano che un approccio diverso e più umano nei rapporti con le culture diverse non solo è possibile, ma è anche magnificamente fruttuoso.

Ludovica Valori Disco (Copia)consiglia:

Lucilla Galeazzi – Amore e Acciaio (2005 Zone di Musica)

amoreacciaioUn lavoro che a 12 anni dalla sua pubblicazione conserva grande fascino, come si conviene del resto alla musica popolare che ha il dono di “essere eterna senza l’obbligo di essere moderna”. Canti e storie che provengono dal centro Italia con speciale attenzione a Terni (non è casuale il riferimento alle industrie della zona nel titolo del disco). Particolari gli arrangiamenti di brani come la struggente ninnananna “Lu gattu la sonava la zampogna”: il racconto delle rinunce fatte per amore della famiglia è accompagnato con grande delicatezza da clarinetto, chitarra e violoncello, mentre nell’ironica “Che vo’ sposà” si respira quasi aria di forrò brasiliano, in una allegra sinfonia di fisarmoniche che cantano la difficoltà di sposarsi quando non si dispone di risorse economiche adeguate. I grandi temi della musica popolare – amore, lavoro, famiglia, sfruttamento, guerra, emigrazione, povertà e speranza – si ritrovano celebrati dalla splendida voce folk di Lucilla Galeazzi: un ascolto consigliato e un repertorio da riscoprire in questa caldissima estate in cui i concetti di identità e cultura nazionale sono troppo spesso ridotti dalla propaganda politica a pure armi di repressione ed esclusione.

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