Ago 042008
 

PAUL SIMON, Roma, Auditorium Parco della Musica 29 Luglio 2008.

Un finale col botto. La rassegna ‘Luglio suona bene’ dell’Auditorium ha chiuso i battenti con una serie davvero eccezionale di concerti: Bjork, Leonard Cohen (intermezzati dal bel concerto gratuito dei Caraserena, che hanno presentato alla Cavea il loro album d’esordio “Ricordarsi di annaffiare”) e, per finire, il grande Paul Simon.
Accolto dall’ennesimo ‘sold out’ ed accompagnato da una straordinaria band di sette elementi, il cantautore newyorkese è stato recentemente insignito del prestigioso premio intestato a George Gershwin ed assegnato a compositori o agli artisti provenienti dalla popular music che hanno profondamente e positivamente influenzato il mondo di oggi. La tappa di Roma precede quella del primo agosto al teatro greco di Taormina, nell’ambito del suo “Love in hard times’ tour”, legato all’uscita dell’ennesima antologia intitolata “The essential Paul Simon”.
La vera essenza del concerto si basava sulle canzoni dell’album ‘Graceland’ del 1986, uno di quei dischi da lanciare nello spazio per spiegare chiaramente agli alieni la musica e la cultura del novecento.
Sono trascorsi ben 22 anni dalla sua uscita, eppure le canzoni di quest’album mantengono inalterate la freschezza, la vivacità ed il trascinante ritmo che ne decretarono il successo planetario.
Non a caso il concerto si è aperto e chiuso con brani tratti da questo capolavoro, quasi a decretarne ufficialmente l’importanza e l’attualità. Dopo ‘Outageous’ e prima di ‘How can you leave in the Northwest”, entrambi tratti dal recente ‘Surprise’, è stata la volta di un brano davvero immortale: Mrs. Robinson, che nonostante risalga esattamente a quarant’anni fa, risulta tuttora coinvolgente ed appassionante.
Paul Simon si lamenta dell’eccessiva distanza dei musicisti dal pubblico, osservando che tra loro e noi c’è lo spazio di una sala da ballo….In effetti non ci si spiega perché alla Cavea i musicisti vengano piazzati sempre addossandoli al fondo del palco, separati di almeno una decina di metri dalle prime file della platea, creando una divario davvero eccessivo e difficilmente colmabile tra gli artisti e gli spettatori.
Fortunatamente Paul ha gli strumenti e l’esperienza per colmare qualsiasi distanza e bastano le prime note di ‘Me and Julio down by the schoolyard” per alzare ulteriormente la temperatura ed entusiasmare il pubblico.
Il concerto prosegue, i 67 anni di Simon svaniscono: sembra un ragazzino mentre snocciola i suoi numerosi capolavori, tra un cambio di chitarra e l’altro (che collezione invidiabile, 6 e 12 corde, acustiche, elettriche, una vera gioia per gli occhi e le orecchie di qualsiasi musicista!), nascondendo la calvizie sotto un elegante ‘pork pie hat’ di paglia; sembra danzare sul palco, dirigendo la sua band con gesti morbidi e quasi coreografici.
Dopo due ore volate in un attimo, dopo altri brani tratti sia dal repertorio di solista che dal sodalizio con Art Garfunkel, il set si chiude con il canto africano di ‘Diamonds on the soles of her shoes’, con il quale il pubblico, vincendo la resistenza dei severi ed inamovibili steward dell’Auditorium, inizia a ballare ed a spingersi sotto il palco. La serie dei bis si apre con un brano che potrebbe fare da sottotitolo alla serata: ‘Still crazy after all these years”, poi ancora due brani da ‘Graceland’, quindi i brividi di ‘The Boxer’ con tutto il pubblico a cantare il ritornello e Paul a fare da controcanto.
Per concludere poi con il ritmo davvero irresistibile di ‘Late in the evening’, all’ascolto del quale è davvero impossibile restare fermi ed infatti anche il buon Walter Veltroni, impeccabile in prima fila nel suo completo blu, non ha potuto fare a meno di tenere il tempo battendo i piedi….
Mi è capitato di leggere ‘Geronto-rock’ a commento delle due serate consecutive con i ‘vecchi’ Cohen e Simon, ma i resoconti relativi allo show del cantautore canadese e l’entusiastica reazione generale del pubblico di Paul Simon mi permettono di dissentire con forza: alcuni mostri sacri, tra cui il piccolo poeta di New York, hanno ancora molto da raccontarci, non smettono di emozionarci, di regalarci ottime vibrazioni e grandi momenti di gioia.

Recensione by Fabrizio

Scaletta: Gumboots/Boy in the bubble/Outrageous/Mrs. Robinson/How can you live in the Northeast/Slip slidin’ away/Me and Julio down by the schoolyard/You’re the one/Duncan/Train in the distance/Teacher/The sound of silence/Cool, cool river/Only living boy in New York/Graceland/Father & Daughter/Diamonds on the soles of her shoes
BIS: Still crazy after all these years/ You can call me Al/That was your mother/The boxer/Late in the evening.

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