Giu 272018
 

End of Justice – Nessuno è innocente, Scritto da Dan Gilroy, Diretto da Dan Gilroy. Con Denzel Washington, Colin Farrell, Carmen Ejogo. Produzione: USA, 2017. Durata: 122′

★★½☆☆

poster-film-end-of-justice-nessuno-innocenteNel dipanamento delle vicende di End of Justice Gilroy è stato capace, come nel precedente Lo sciacallo, di mettere in piedi un solido background psicologico e personale del protagonista. Roman Israel con(divide), in parte, habitus e modi esistenziali con il Lou Bloom di Lo sciacallo: entrambi sono ossessionati dal proprio lavoro, dalle abitudini, dai tic e sì, anche da quella nevrosi di essere i diretti protagonisti di un’esistenza messa in secondo piano, depauperata da affetti, successi e (tanto) materialismo, elementi immancabili e fondamentali per l’uomo contemporaneo del XXI secolo. Ed è qui, in questa strutturazione caratteriale che End of Justice gioca la sua carta migliore, ovvero quella che prevede il mutamento sociale nel momento in cui, per tutta una serie di fortuite circostanze, la tentazione mefistofelica bussa alla porta, attirando a sé anche chi, come Roman, per anni e anni ha vissuto e lavorato percorrendo la giusta via. Una tentazione difficile da non provare e che potrebbe portare verso un’ascesa eclatante oppure, se gestita male, verso una rovinosa discesa fatta di azioni ultra vires,corruzione, denaro e potere che delinea e mostra come la legge (non) è uguale per tutti.

Sorretto dall’ottimo one man show di un Denzel Washington appesantito per il ruolo e che si muove sul grande schermo con passo dinoccolato, tuttavia End of Justice – Nessuno è innocentevisto e considerato la sua prolissità e la mancanza di ritmo (non sono pochi i tempi decisamente lenti) senza nulla togliere alla buona partenza in medias res e all’impeccabile impianto scenotecnico (l’ottima regia di Gilroy e l’abbacinante fotografia di Robert Elswit, già collaboratore in Lo sciacallo), si rivela essere una mancata opera seconda che avrebbe potuto dire molto di più in un genere di certo non bistrattato nel panorama cinematografico.

recensione di Francesco Grano

 

 

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