Apr 272009
 

Roma, Circolo degli Artisti, 18 aprile 2009

★★★★☆

julie-2-448x297.jpgFolgorato sin dal primo ascolto dal groove trascinante di Sleepwalker, traccia apertura del nuovo album e non a caso primo brano eseguito stasera dal vivo, avevo diligentemente segnato sul calendario la data di sabato 18 aprile tra gli appuntamenti da non mancare: non mi sbagliavo affatto, anzi il live dei Julie’s Haircut è riuscito nella non facile impresa di rendere ancora più positivo il giudizio su questa band, a mio modesto parere una delle migliori realtà dell’attuale panorama musicale italiano.
Il Circolo degli Artisti registra l’ennesimo sold out della stagione per questi cinque ragazzi emiliani che dal vivo confermano quanto di buono era già emerso all’ascolto della loro ultima fatica ‘Our Secret Ceremony’. La loro tournèe è partita in febbraio per promuovere questo progetto, ambizioso sia nella forma (doppio CD per circa 90 minuti di musica) che nella sostanza, una prima parte intitolata ‘Sermons’, più legato alla forma-canzone, ed una seconda, ‘Liturgy’.in cui i brani si dilatano nel tempo e nello spazio, rivisitando atmosfere care agli anni settanta in una chiave di lettura profondamente legata al nuovo millennio. Dopo la caccia alle ombre dell’inquieto sonnambulo nella già citata Sleepwalker, ecco subito dopo affiorare l’altra faccia dei Julie’s, quella più psichedelica/cosmica, con la lunga suite di Origins, che dopo un inizio dal tema baroccheggiante parte con un lungo ed ipnotico intermezzo strumentale, con echi dei Pink Floyd di A Saucerful Of Secrets e Ummagumma, per poi esplodere in un riff labirintico nel quale Nicola Califfi e Luca Giovanardi ripetono come in un mantra ‘The world keeps turning round’ che stordisce la platea.julie-11-448x297.jpg
Il concerto prosegue altalenando i brani dalle due parti della cerimonia, ribaltando pertanto l’ordine e la sequenza con le quali era stata concepita l’opera: come il mantice di un respiratore artificiale che si contrae ed espande in continuazione la band alterna i canonici 3 o 4 minuti di brani come il gioiellino pop The Dead Will Walk The Earth a vere e proprie minisinfonie come le due parti di The Devil In Kate Moss. Le tastiere di Andrea Rovacchi la fanno da padrone, il Moog Prodigy torreggia e caratterizza l’atmosfera sonora, i continui rimandi tra passato prossimo e futuro anteriore sono la vera cifra stilistica della band. L’ultima parte del concerto, bis compresi, è quella più sperimentale e spiazzante, ma non per questo meno suggestiva: la dilatazione dei brani raggiunge il suo culmine, i piacevoli richiami ai Tangerine Dream e più in generale al kraut-rock si fanno sempre più evidenti, il pubblico apprezza ed acclama la band. La cerimonia è conclusa, andiamo in pace.julie-15-448x297.jpg Signori, senza timore di smentite, ecco la punta di diamante della scena indie italiana, una band che non teme confronti con nomi più celebrati, anche fuori dagli spesso angusti confini nazionali.
Una freschezza di idee, una fluidità di suoni, un ampio respiro, una varietà di angolazioni davvero unici caratterizzano i Julie’s Haircut: salutiamo con particolare calore il coraggio di una proposta così varia eppure uniforme, quieta ed inquietante al tempo stesso, frenetica e rilassata, lontana da mode e dal pattume di tante cosiddette novità.


Recensione ed intervista di Fabrizio
Foto di Rosa Rosae

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