Apr 292009
 

Roma, Circolo degli Artisti, 24 Aprile 2009

★★½☆☆

simone2223-800x600-448x298.jpgLe Charlie’s Angels dello sweetpop americano non hanno mancato l’appuntamento con ‘yummie wine and cheese’ come avevano infatti promesso nell’annunciare il loro tour europeo 2009, aprile e maggio, girare girare girare, da Parigi a Copenaghen, da Berlino a Londra, passando nel mezzo per Milano e Roma. Il fardello da portarsi dietro –c’è da dire- non è poi troppo pesante: tre album alle spalle, di musica oltretutto assai leggera. E così, svolazzanti come api, le Au Revoir Simone si posano sul palco del Circolo degli Artisti, in una serata di finta primavera. Ad accoglierle tre tastiere allineate, tre microfoni, (uno per Erika, uno per Annie, l’altro per Heather) ed una chitarra elettrica in disparte, che verrà poi imbracciata in un episodio unico e isolato più avanti nella serata. Luci basse e poco prepotenti. Le Au Revoir disposte così in riga sembrano pronte per la fucilazione: puntare, mirare, fuoco, primi accordi e via, si parte senza infamia né lode. Il trio di Brooklyn mette mano al synth, si prende cura della drum machine, s’industria e canticchia, passando in rassegna molti brani del recente ‘Still Night, Still Light’ (Moshi Moshi Records, 2008) e altri dal precedente ‘The Bird of Music’ (Moshi Moshi Records, 2007) e dal primo ‘Verses of Comfort, Assurance & Salvation’ (Moshi Moshi Records, 2006). Bamboline acqua e sapone, con nastri colorati tra i capelli, giocano a far musica, ciascuna con i propri ‘effetti personali’, effetti Casio o Roland che per quanto personali nulla hanno a che vedere con spazzole e specchietti. E il risultato è buono, pane al pane, il risultato non è male.simone18-800x600-200x300.jpg Il synth-pop melodico e ipnotico, giocoso e disimpegnato, che nell’insieme viene fuori da tre voci e sei mani è nel complesso ben architettato. Visionario abbastanza, ripetitivo spesso fino all’esasperazione, onirico e a tratti quasi soporifero, questo magic-childish-pop si presta bene insomma a far da piacevole sottofondo. Decisamente orecchiabili, sono suoni che si lasciano ascoltare soprattutto se nel mentre si è impegnati a fare altro. Il problema probabilmente sorge nel momento in cui si realizza di essere ad un Au Revoir concerto, per cui poc’altro rimane da fare se non concentrarsi sulla musica e sui volti angelici delle suddette che in realtà non ballano, non s’agitano, non saltellano, semplicemente si limitano –apaticamente?- a dondolare la testa e muovere i piedini. Non proprio il massimo dell’allegria, ecco. Eppure brani come ‘Sad Song’ e ‘Night Majestic’ risollevano un pochino dal torpore, nel quale –ahimè- presto inevitabilmente si ricade. Manca in fondo carattere e personalità all’esecuzione dei pezzi, spesso troppo uguali. Manca quello che ci si aspetta da un live: intensità dell’interpretazione, emozione vibrante ed entusiasmo. Fino all’ultimo si spera ancora in un colpo di coda, qualcosa che scuota un poco le coscienze, ma niente, lo show prosegue monotono e immutato, finchè docili queste ‘attrici non protagoniste’ vanno via nei loro vestitini di lino, con i loro sorrisini timidi a smangiucchiarsi le unghie altrove.

Recensione e foto by Rosa Rosae

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