Mag 092010
 

Roma, Auditorium Parco della Musica, 24 aprile 2010
★★★★½

“Tu scendi e io intanto suono la fisarmonica: questo è il circo!”
Con questa battuta termina lo splendido spettacolo degli allievi uscenti della CNAC – una delle più importanti istituzioni nell’ambito del circo contemporaneo francese – impegnati in una lunga tournée europea. A Roma, in un tendone davanti all’Auditorium, hanno tenuto repliche per più di una settimana (24 aprile – 1 maggio) ottenendo sempre il tutto esaurito. Ma non c’è da stupirsi: tutto faceva presupporre che si stesse per assistere ad un evento metateatrale di tutto rispetto, come purtroppo il panorama culturale italiano non sa produrre.
Lo spettacolo nasce come “saggio finale” degli allievi che si sono laureati al “Centre National des Arts du Cirque”, e per creare un prodotto adatto alle scene internazionali, è stato invitato a dirigere questi talentuosi ragazzi, un regista di primissimo ordine: Arpad Shilling. Scelta felicissima, questo artista ungherese è giovane ma ha già numerosi premi all’attivo con la sua compagnia ‘Kretakor’. Per questo progetto didattico ha ideato una serie di scene concatenate tra loro, in cui la bravura degli attori-acrobati viene messa in risalto. E’ decisamente uno spettacolo al servizio dei sedici ragazzi – tutti giovanissimi – in cui ognuno si spende al massimo sia nel numero della propria specialità circense, che come attore nelle performances dei compagni di avventura. Sanno recitare, sanno suonare, sono spiritosi, sono belli e soprattutto sanno fare acrobazie con naturalezza e semplicità senza tutti quegli orpelli del circo tradizionale. La sicurezza non è affidata a reti o cavi, ma alla loro tecnica sopraffina che sa come tramutare l’errore umano in un’altra trovata scenica. Meglio poi se è anche utile a salvargli la pelle!
Bellissimo è sentire gli spettatori sospirare, urlare di stupore o di paura, ridere non solo per battute dette a voce ma anche per acrobazie volutamente ironiche o addirittura ilari. Questo è il teatro che il pubblico contemporaneo vuole vedere. Dove l’ibrido regna sovrano. Ma attenzione. Questo può accadere solo se la professionalità è altissima come nel caso di tutti i componenti che hanno dato vita a URBAN RABBITs.
Lo spettacolo apre con un numero di un acrobata che si muove in un cerchio gigantesco di metallo. Come base c’è una musica ritmata che solo dopo un po’ si scopre essere il rumore di una macchina da scrivere, con tanto di trillo quando si va a capo. Geniale: è già amore a prima vista con gli astanti. Si prosegue con un funambolo che salta su una rete elastica , e poi con un ginnasta che sale e scende da una pertica mentre litiga con un suo compagno appeso per le braccia su su nel punto più alto del tendone. Nel frattempo una ragazza suona il sax appesa ad un trapezio e il tutto sembra logico in un clima in cui il corpo parla un linguaggio universale: così armonioso e possente insieme da diventare una vera e propria danza.
Improvvisamente la scena cambia, si fa un ironico riferimento al circo più tradizionale con tanto di roulotte sgangherata. Si esibisce un duo acrobatico vestito con abiti lucidi come da copione. Il tutto viene sottolineato da musiche dal vivo che creano un’atmosfera da Est europeo, suonate sempre da loro stessi.
Più avanti e di grande effetto visivo, una parodia di un incontro d’amore che tra un salto mortale e una capriola doppia carpiata eseguita dai due amanti, dà vita ad una situazione di grande comicità. Per chi ama le atmosfere rarefatte invece è indimenticabile una insolita passeggiata tra un attore volante e un virtuoso della bicicletta.
Insomma la realtà messa in scena dagli allievi della CNAC supera la più fervida immaginazione e questo ci riporta al senso più intrinseco del circo. Esso è, per chi lo ama, il luogo deputato della fantasia che diventa stupore, che diventa fibrillazione, che diventa eroismo. E questi promettenti circensi diretti da Shilling assolvono pienamente a questo compito.
Il Circo contemporaneo è sicuramente più integrato alla cultura teatrale di quanto non sia quello tradizionale, ma in questo spettacolo ne mantiene indiscussa l’antica magia.
URBAN RABBITs è un’opera meravigliosa di artisti completi che non si servono di scene o costumi per creare quadri indimenticabili. Hanno il loro corpo, la loro audacia e la loro voglia di stupirci. E ci riescono.

Recensione di Claudia Pignocchi

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