Giu 102011
 

Roma, Auditorium Parco della Musica, 31 maggio-1 giugno 2011

★★★☆☆

Dispiace un po’ definire “Circa” uno spettacolo non riuscito. Eppure i sette ottimi artisti facenti parte dell’omonima compagnia australiana in scena all’Auditorium di Roma a chiusura del Festival di Circo Contemporaneo “Apripista”, non hanno centrato l’obiettivo.
E’ indiscussa l’abilità circense di ogni singolo membro del gruppo, che soprattutto nei numeri funambolici dona il meglio di sé, ma lo spettacolo nel suo insieme è tutt’altro che armonico. Troppo lunga la prima parte, nonostante presenti un movimento acrobatico ininterrotto di vera bellezza coreografica dai toni leggermente ripetitivi. Buona la parte centrale, dove numeri onirici come quello che vede una sorta di moderno clown giocare con le dita delle sue mani, o come quello di una scatenata giocoliera che si fa prendere la mano dagli hula hoop, subentrano alle performance eccessivamente palestrate. Nuovamente invece un po’ farraginoso il finale in cui si dà vita a momenti veramente inutili come quello di una lei che cammina con tacchi a spillo sul corpo di un lui. A parte una deriva un po’ sado-maso non si capisce la finalità di tale esibizione.
Probabilmente questa sensazione di continuo alto e basso durante lo show nasce dal fatto che “Circa” è un insieme di tre spettacoli di repertorio della compagnia messi insieme per l’occasione; questo lo si percepisce proprio da un’energia frammentata che corre lungo tutti gli ottanta minuti dell’esibizione.
Tutto ciò nasconde agli occhi del pubblico il vero linguaggio del gruppo circense australiano, che a giudicarlo da questo spettacolo sembra un po’ essersi smarrito. Le lunghe e anche belle sequenze acrobatiche sono troppo simili a coreografie di nuova danza, ma dal circo contemporaneo ci si aspetta qualcosa di diverso. Ci si aspetta cioè che inglobi sapienze di altri generi pur mantenendo forte il sentimento e le peculiarità del suo. In questo spettacolo invece gli artisti di Circa hanno troppo strizzato l’occhio alla danza , disperdendo – anche se non sempre – la magia e lo stupore che deve assolutamente presiedere in ogni spettacolo di arte circense. Anche se contemporanea.
Inoltre il luogo deputato a questa arte tra le più antiche e rituali deve essere e rimanere il tendone. Già questo fa circo, e il non uso di questo spazio così diverso, così intimo, che offre la possibilità di una visione globale del tutto, è un grande errore.

Recensione di Claudia Pignocchi

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